Chirurgia estetica: è il momento della “faccia da ricca” CRESCE IL NUMERO DELLE GIOVANISSIME CHE DECIDONO DI CAMBIARE L’IMMAGINE DI SÉ. HANNO IN MENTE MODELLI PRECISI. IL FENOMENO SI CHIAMA “RICH GIRL FACE”. nuove bambole sex

    questra  storia     che trovate   sotto    conferma  quanto dicevo  bnel precedente  post   : <<   Bisturi, botulino e droga. I Narcos "investono" sulla chirurgia estetica I trafficanti pagano gli interventi delle amanti per trasformarle in bambole sex  >> sulla neccessità  sempre  più urgente  di  educare    la  gente  alla  bellezz       ed   a distinguerla    da  quella  sintentica  \  artificiale  .   Molti mi dirsnno  ,   ma    ciascuno  non è  libero di fare  dile  proprio  corpoquello che vuole  ?  certo che    si  ma  un conto  sono : 1) la precocità    con cui tale scelta   per   lo più indotta   (  vedi articolo sotto  )  ., 2)   la  libertà di  sceglierlo   da  se   ,   non  perchè  te  lo consiglia  il  sistema  dello spettacolo  .


Chirurgia estetica: è il momento della “faccia da ricca”

IL NUOVO LUSSO È IL RITOCCHINO Punturine o lifting, l’intervento estetico non si nasconde più, anzi si ostenta come l’ultimo e più desiderato status symbol. Come dire: sono ricca e me lo posso permettere. NADIA FRAONE Vicedirettore della Scuola di Medicina estetica del Fatebenefratelli di Roma. È una degli esperti interpellati. MARCO IERA Chirurgo plastico e medico estetico dell’Istituto clinico Brera di Milano. Parla con noi del fenomeno.

CRESCE IL NUMERO DELLE GIOVANISSIME CHE DECIDONO DI CAMBIARE L’IMMAGINE DI SÉ. HANNO IN MENTE MODELLI PRECISI. IL FENOMENO SI CHIAMA “RICH GIRL FACE”. MA QUALI SONO I VISI DI RIFERIMENTO ? 

C’è stato un tempo non remoto in cui a ogni lifting seguiva una vacanza lontana da occhi indiscreti che terminava senza cerotti ed ecchimosi del post operatorio e con un alibi per il repentino ringiovanimento: «Tutto merito del riposo». Un tempo in cui ai complimenti allusivi di fronte a sguardi più freschi e gote tutt’a un tratto rimpolpate si rispondeva dissimulando, quando non negando con sdegno. Poi però lo stigma del ritocchino ha cominciato a vacillare, complici le tante celebrities di Hollywood che hanno deciso d’ammettere che per la perfezione dei loro volti e dei loro corpi non devono ringraziare solo
Madre Natura ma anche i più famosi chirurghi plastici. Allora, come ha scritto Harpersbazaar. com, ecco Jamie Lee Curtis confessare di aver provato chirurgia plastica e liposuzione, Robin Wright dichiarare di avere un appuntamento con il botox due volte l’anno, Jane Fonda rivelare d’aver fatto “qualche lavoretto” su mento, collo e occhi. È così che punturine, rinoplastiche e seni rifatti hanno cominciato a essere sdoganati anche tra le persone normali, e finalmente: se chiediamo alla medicina estetica di intervenire su quelle caratteristiche fisiche che ci mettono a disagio perché mai dovremmo nasconderlo? Fin qui tutto bene, quindi, tranne che a un certo punto forse ci è un po’ scappata la mano perché - è venuto fuori dal Congresso della Società italiana di medicina estetica

- si è passati dal negare l’evidenza di fronti levigate dal botox e labbra ridisegnate dai filler, a esibirle. Ostentarle come i più desiderati status symbol.

«Rispetto al passato», ha spiegato Nadia Fraone, consigliere della Sime, «registriamo una vera e propria inversione di tendenza: mentre fino a pochi decenni fa si tendeva a nascondere i trattamenti di medicina estetica, adesso si pensa a quest’ultima come una medicina del benessere, intesa soprattutto come possibilità di curare la propria immagine. E anche la medicina estetica risente di queste nuove richieste, non trovandosi più ad accompagnare il paziente nel percorso normale di invecchiamento, ma piuttosto ad aiutare una vera e propria trasformazione della persona». Un atteggiamento diffuso soprattutto tra le giovanissime della “generazione Z”, che si rivolgono a studi di medicina estetica non per correggere difetti ma per modificare la propria immagine rendendola simile ai canoni di bellezza che arrivano dagli ambienti social, nei quali vivono buona parte della giornata. Rich girl face, faccia da ragazze ricche, è stato chiamato il fenomeno dal chirurgo plastico inglese Dirk Kremer, per intendere la tendenza a mettere in mostra labbra carnose, zigomi pronunciati, fronte liscia e naso sottile e all’insù. Perché sono ricca e me lo posso permettere, come mi permetto un lussuoso weekend a Ibiza o una borsa stragriffata.
«Si tratta di un fenomeno sociologico che rivela 
la fragilità e l’insicurezza dei giovani», spiega la dottoressa Fraone, «che non hanno un’identità precisa e trovano così il modo di crearsela ad imitazione di idoli dei social media».Ci vorrebbe equilibrio, anche se non tutte possono avere la personalità di Sophia Loren, che pur non avendo mai negato di essere ricorsa alla chirurgia estetica rifiutò di modificare il suo naso malgrado le insistenze di Hollywood. «All’epoca rifacevano il naso alla francese, con una piccola punta. Mi ci vedete con un naso del genere?», disse la diva. Il naso che Sophia rifiutò è lo stesso studiato a lungo dai ricercatori della New York University, arrivati alla conclusione che quello perfetto abbia la punta leggermente rialzata, con le linee che partono da punta e bordo del labbro superiore a generare un angolo di 106°. L’ideale? Quello di Scarlett Johansson, ma le ragazzine che oggi si sottopongono a una rinoplastica hanno altre muse, che di solito spopolano su Instagram. Kim Kardashian e Kylie Jenner su tutte, poi Ivanka Trump e, in Italia 
Diletta Leotta e Bianca Atzei. «In realtà questo fenomeno è molto più americano», precisa Marco Iera, chirurgo plastico a Milano, «e anche i personaggi cui i pazienti si ispirano sono quasi sempre americani, forse perché siamo un popolo di esterofili. Comunque non vengono con la foto del personaggio famoso, ma con la loro: cambiata con i filtri di Instagram».
 Certo, conferma il dottor Iera, a frequentare gli studi dei medici estetici sono ragazze sempre più giovani. «Credo che la medicina estetica sia uno strumento di prevenzione per rallentare l’invecchiamento e se si comincia da giovani è meglio: apportare nutrimento ialuronico, che con l’avanzare dell’età si perde, consente all’organismo di attingere a quello anziché consumare l’acido ialuronico proprio». 
Dunque sì, spiega Iera, alla medicina estetica ci si può avvicinare dai vent’anni in su, per preparare l’organismo alle fasi successive. «Parliamo di vitamine per la pelle o biotivitalizzazione», precisa il medico, che non nega che gli capitino pazienti giovani che chiedono interventi invasivi. «A quel punto bisogna cercare di far capire che la bellezza è armonia ed equilibrio






 e spiegare che le alterazioni volumetriche alla lunga possono invecchiare e peggiorare l’armonia di un volto». Insomma, lo scopo di qualunque trattamento è il raggiungimento del benessere psico-fisico. «Basta ricordare questo per non sbagliare». 

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