VINCENZO CONTICELLO La beffa dello statoi all’eroe antipizzo

  • Storie  come  quella     di Vincenzo   ti  fanno cadere le braccia  e sono   all'origine dell'astensionismo  diventato endemico   come dimostrano  le  ultime  elezioni   nazionali   . Essa mi   porta   come  tutte le storie    simili a questa  elucubrazione  sega  mentale  : <<    a  che  combattere   se poi    ....  >>  .  Ma   : 1)  riascotando  la  canzone citata   .,  2)  rilegendo  la storia di vincenzo  e  dopo  questa lettura


  • la mia   domanda   e spazzatra  via  dal vento   e la strada    che  faccio  è quella giusta  


  •     da Oggi 
  • di Giulio Cavalli



  • Questa  è  la    storia    del  proprietario  dell'antica  focacceria   citata     da Mr    nella    canzone     che funge   da  colonna  sonora  del post   



    Io sono pronto a pagare il giusto. Basterebbe solo che al Ministero qualcuno lo voglia. Mi trattano come un evasore mentre l’Agenzia delle entrate ha trovato accordi con famosi milionari
    La sua famiglia aveva una Focacceria storica a Palermo. Nel 2007 denunciò i suoi estorsori. Lui finì sottoscorta e lo Stato, per aiutarlo, gli sospese il pagamento delle tasse. Dopo sei anni, però, le ha richieste tutte insieme e con gli interessi. (P.S. Adesso ha perso sia la protezione sia l’attività)


    Denunciare la mafia costa, in questo Paese l’abbiamo imparato sulla carne viva di Libero Grassi e dei tanti imprenditori che si sono ribellati al racket. Talvolta però il conto lo presenta lo Stato. Vincenzo Conticello, imprenditore palermitano, è suo malgrado diventato uno dei simboli della lotta al racket nel capoluogo siciliano. Proprietario con il fratello della storica “Antica focacceria San Francesco”, riconobbe i suoi estorsori il 18 settembre del 2007, in un’aula di tribunale, indicando davanti al pubblico ministero Francesco Del Bene, l’uomo che gli chiedeva il pizzo. «È quel signore lì, quello seduto e che ha accanto le stampelle», disse dritto Conticello, puntando uno degli affiliati del clan della Kalsa. Da quel giorno Vincenzo Conticello è diventato testimone di giustizia, protetto dallo Stato e simbolo  Non mi sono pentito di aver denunciato, ma sono rammaricato perché tutte le promesse delle istituzioni si vanificano della lotta alla mafia. Ma le cose non sono andate come avrebbero dovuto. «Non mi sono pentito di avere denunciato, questo no – racconta Conticello – ma sono rammaricato perché la mia denuncia ha esposto me (e non solo) in una situazione complicata e perché tutte le promesse che mi sono state fatte dalle istituzioni si vanificano mentre cambiano gli assetti politici, cambiano i magistrati e gli interlocutori».




    Dopo la denuncia Conticello e i suoi cari finiscono sotto scorta e, come stabilisce la legge, la sua attività gode della sospensione del pagamento delle imposte. Dopo 6 anni però, racconta Conticello, «mi hanno chiesto di pagare tutto insieme. Con in più interessi, more e accessori». La cifra è di fatto raddoppiata. «Io ho iniziato a fare le mie contestazioni – spiega Conticello – e nel frattempo l’Agenzia delle entrate ha pensato bene di fare un pignoramento cautelativo su tutti i proventi della mia società, compresi l’affitto di rami d’azienda e gli immobili». È un nuovo calvario, solo che questa volta non ci sono guappi armati a minacciare la serenità di Vincenzo, sono documenti dello Stato. «Sono passati 9 anni. In quei 9 anni io ho avanzato una serie di proposte. Ovviamente ero prontissimo a pagare il capitale non pagato ma da parte dello Stato nessuna mia proposta è mai stata presa in considerazione».

    Alla fine il debito accumulato è enorme, oltre 3 milioni di euro da pagare, mentre ormai le entrate erano azzerate. Intanto Feltrinelli, socia dell’Antica focacceria, decide di ricapitalizzare e così lo storico proprietario “eroe” viene spazzato via: «Non sono più il proprietario della Focacceria», spiega , «la nostra partecipazione è stata azzerata».

    E ora? Ora Vincenzo Conticello è impiegato dello Stato «a 1.500 euro al mese e pieno di debiti, dopo avere avuto oltre 200 dipendenti e un’attività florida». Nel dicembre 2018 gli viene tolta anche la scorta. «Era il periodo in cui Salvini tuonava contro le scorte “inutili” e evidentemente Conticello rientrava tra coloro che non meritavano protezione, a differenza dei molti politici che l’hanno mantenuta. Mi chiama un colonnello emi dice: “La volevo avvisare che il 18 la lasciamo in aeroporto e lì finisce il servizio”. Evidentemente non esiste più la mafia», nota Conticello con un’amarezza che non riesce a trattenere.

    L’ex imprenditore però ci tiene a precisare che non si tratta di una battaglia solo “sua” ma anche di tutti coloro che hanno ricevuto il beneficio della sospensione dei termini («per terremoto o per Covid»): «Io sono pronto a pagare il giusto. Basterebbe solo che qualcuno al ministero lo voglia. Ma devo pagare il “giusto”. Il dolore è che mi trattano come un evasore mentre l’Agenzia delle entrate ha trovato accordi con famosi evasori milionari». Ritiene di essere stato «un pupazzo da esporre, un eroe da sventolare». «Non è corretto che lo Stato spinga persone comuni a esporsi così. Dopo una denuncia dovrebbero essere loro a fare tutto ciò che serve», riflette.

    Vincenzo sta bene. «A prescindere dalle situazioni economiche», sospira. Stanno bene anche le persone che ha denunciato: sono già uscite dal carcere. « Ma io non ho paura. Se lo Stato mi ha tolto la scorta io mi fido dello Stato».

    Una cosa è certa: l’attività è persa e la mafia ne sarà felice. E intanto i governi che si susseguono invitano a “denunciare”.

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