VINCENZO CONTICELLO La beffa dello statoi all’eroe antipizzo
la mia domanda e spazzatra via dal vento e la strada che faccio è quella giusta
da Oggi Dopo la denuncia Conticello e i suoi cari finiscono sotto scorta e, come stabilisce la legge, la sua attività gode della sospensione del pagamento delle imposte. Dopo 6 anni però, racconta Conticello, «mi hanno chiesto di pagare tutto insieme. Con in più interessi, more e accessori». La cifra è di fatto raddoppiata. «Io ho iniziato a fare le mie contestazioni – spiega Conticello – e nel frattempo l’Agenzia delle entrate ha pensato bene di fare un pignoramento cautelativo su tutti i proventi della mia società, compresi l’affitto di rami d’azienda e gli immobili». È un nuovo calvario, solo che questa volta non ci sono guappi armati a minacciare la serenità di Vincenzo, sono documenti dello Stato. «Sono passati 9 anni. In quei 9 anni io ho avanzato una serie di proposte. Ovviamente ero prontissimo a pagare il capitale non pagato ma da parte dello Stato nessuna mia proposta è mai stata presa in considerazione».
Alla fine il debito accumulato è enorme, oltre 3 milioni di euro da pagare, mentre ormai le entrate erano azzerate. Intanto Feltrinelli, socia dell’Antica focacceria, decide di ricapitalizzare e così lo storico proprietario “eroe” viene spazzato via: «Non sono più il proprietario della Focacceria», spiega , «la nostra partecipazione è stata azzerata».
E ora? Ora Vincenzo Conticello è impiegato dello Stato «a 1.500 euro al mese e pieno di debiti, dopo avere avuto oltre 200 dipendenti e un’attività florida». Nel dicembre 2018 gli viene tolta anche la scorta. «Era il periodo in cui Salvini tuonava contro le scorte “inutili” e evidentemente Conticello rientrava tra coloro che non meritavano protezione, a differenza dei molti politici che l’hanno mantenuta. Mi chiama un colonnello emi dice: “La volevo avvisare che il 18 la lasciamo in aeroporto e lì finisce il servizio”. Evidentemente non esiste più la mafia», nota Conticello con un’amarezza che non riesce a trattenere.
L’ex imprenditore però ci tiene a precisare che non si tratta di una battaglia solo “sua” ma anche di tutti coloro che hanno ricevuto il beneficio della sospensione dei termini («per terremoto o per Covid»): «Io sono pronto a pagare il giusto. Basterebbe solo che qualcuno al ministero lo voglia. Ma devo pagare il “giusto”. Il dolore è che mi trattano come un evasore mentre l’Agenzia delle entrate ha trovato accordi con famosi evasori milionari». Ritiene di essere stato «un pupazzo da esporre, un eroe da sventolare». «Non è corretto che lo Stato spinga persone comuni a esporsi così. Dopo una denuncia dovrebbero essere loro a fare tutto ciò che serve», riflette.
Vincenzo sta bene. «A prescindere dalle situazioni economiche», sospira. Stanno bene anche le persone che ha denunciato: sono già uscite dal carcere. « Ma io non ho paura. Se lo Stato mi ha tolto la scorta io mi fido dello Stato».
Una cosa è certa: l’attività è persa e la mafia ne sarà felice. E intanto i governi che si susseguono invitano a “denunciare”.
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