Edizione: 2024, II rist. 2024 Pagine: 200 Collana: i Robinson / Letture ISBN carta: 9788858153499 ISBN digitale: 9788858154670 Argomenti: Attualità culturale e di costume,Scienze: storia e saggi |
Da https://www.laterza.it/scheda-libro/Non si tollera, non si riconosce, non si perdona, ma non si può evitare. È l’errore, prezioso compagno di quel meraviglioso errare che è la vita. Un viaggio sorprendente tra memorabili incidenti di percorso della scienza: sbagliare non solo è umano ma spesso è anche molto utile! Spesso si considera la scienza il regno della certezza e della verità. Invece, il dubbio e l’errore sono fondamentali per il progresso del sapere in ogni settore. E, come accade nella vita di ogni giorno, anche nella scienza l’errore si presenta sotto molteplici forme: c’è l’errore che è motore di nuove conoscenze, ma anche quello frutto dell’ideologia o della fretta. C’è l’errore riconosciuto e quindi fecondo, ma anche quello testardo.In questo libro scopriremo storie affascinanti di chimica, biologia, medicina e soprattutto di fisica, dal punto di vista di chi sbaglia. Incontreremo scienziati come Fermi, Einstein e Pauling e studiosi quasi ignoti. Scoprire che anche i grandi della scienza hanno sbagliato sarà una iniezione di ottimismo. Viviamo in un mondo che con l’errore ha un rapporto difficile. Oggi più che mai è importante rivalutarlo: lunga vita all’errore!
oltre la scheda del libro riporto , non sono riuscito a sintetizzarla , la recensione fattta daalla newsletters <altrestorie@mariocalabresi.com>
«L'errore fa parte delle nostre vite. Tutta la nostra vita è fatta di scelte, è fatta di bivi. Qualche volta prendiamo la strada giusta, altre quella sbagliata. Ma l’errore non va lasciato da solo, riconoscerlo è fondamentale per capirlo e per farci pace».
A parlarmi di quanto sia importante cambiare il nostro rapporto con gli errori è un professore di Fisica sperimentale all’Università di Padova, si chiama Piero Martin e l’ho cercato perché ha scritto un libro, intitolato “Storie di errori memorabili”, in cui racconta che la ricerca è piena di errori che sono stati utilissimi, perché hanno fatto fare grandi progressi alla scienza. Mentre leggevo il libro pensavo che il suo ragionamento potesse essere valido anche per tutto quello che ci accade nella vita, perché se gli errori li riconosciamo e li comprendiamo questo ci fa crescere e forse anche diventare persone migliori.
Anche Piero Martin ne è convinto, tanto che nella nostra chiacchierata – che potete ascoltare nella nuova puntata del podcast “Altre/Storie” – lo chiarisce subito: «A me piace molto pensare come anche di fronte agli errori più gravi, quelli che purtroppo talvolta capitano e ci portano davanti alla giustizia, la nostra Costituzione nel suo articolo 27 preveda la pena come momento di rinascita. Perché anche dagli errori peggiori si può rinascere, si può ricostruire».
La verità è che viviamo in una società e in un mondo in cui i fallimenti e gli errori sono considerati sentenze inappellabili, non incidenti di percorso; invece dovremmo imparare a trattarli come tali, perfino ad apprezzarli, perché, sottolinea Martin, «sbagliare non solo è molto umano ma spesso è anche molto utile».
Ma gli errori e le imperfezioni preferiamo rimuoverli, fingere che non esistano. Basta aprire Instagram per rendersene conto: le vite sono tutte belle, levigate, mai stanche, persino i tramonti e i panorami sono perfetti. «Succede perché oggi la nostra narrazione è tipicamente una narrazione di successi, eppure accettare di essere fallibili ci darebbe un’enorme libertà e anche un po’ di felicità. Perché vuol dire che uno si sente libero di poter essere quello che è, senza essere giudicato. Anche nella ricerca scientifica è così: le pubblicazioni presentano tutto ciò che è andato bene, ma spesso dietro una cosa che è andata bene ce ne sono tante che non hanno funzionato. Raccontare anche questo sarebbe molto utile, perché permetterebbe ad altri di evitare di fare gli stessi errori».
Enrico Fermi, premio Nobel per la fisica nel 1938 (© Wikipedia)
Gli chiedo quale sia per lui “l’errore degli errori” nella ricerca scientifica, quello che preferisce. «Quello che a me piace di più, per tutte le implicazioni che ha avuto è stato quello di Enrico Fermi. Vuoi perché Fermi è un grande maestro per tutti noi, vuoi perché l'ha fatto come Antonio Cabrini quando ha sbagliato il famoso rigore durante i Mondiali di Spagna del 1982. L'ha fatto in quella che era la sua finale mondiale, ovvero la consegna del premio Nobel. Nella lectio magistralis che tenne nel dicembre 1938 al ricevimento del premio Nobel raccontò i suoi risultati e tra questi la scoperta dei presunti elementi transuranici, cioè più pesanti dell'uranio. Era una scoperta assai importante, salvo che pochi mesi dopo altri fisici scoprirono che non era così, ma che Fermi aveva scoperto, senza accorgersene, la fissione nucleare. Qualcosa di davvero troppo grande anche per lui da immaginare. Ebbene, Fermi non solo riconosce l’errore, ma chiede di inserire un’errata corrige nel testo della sua lezione in cui riconosce di aver sbagliato e questo ai miei occhi ne eleva ancora di più la grandezza».
Nel libro c'è una frase bellissima di Karl Popper che dice: «Evitare errori è un ideale meschino. Se non osiamo affrontare problemi che siano così difficili da rendere l'errore quasi inevitabile non vi sarà allora sviluppo della conoscenza. Nessuno può evitare di fare errori. La cosa più grande è imparare da essi». A me sembra una frase fantastica perché ci ricorda che se non corri il rischio dell'errore allora sarai paralizzato e costretto ad accontentarti di fare sempre le stesse cose.
Piero Martin, professore ordinario di Fisica sperimentale all’Università di Padova
Martin mi racconta il caso di un errore che si è trasformato in una grande opportunità, anche economica, per chi lo ha commesso. Si tratta di un errore collaterale: «È molto noto nel campo della medicina ed è il caso del Viagra. La storia è che la Pfizer stava studiando un medicinale per curare l'angina pectoris quando è emerso che in realtà faceva un effetto diverso. La storia mi sembrava un po’ esagerata e inverosimile e allora sono andato a cercare e ho trovato un'intervista radiofonica dell'allora direttore della ricerca e sviluppo che raccontava come un giorno un'infermiera fosse andata da lui a segnalare che tutti i pazienti maschi al momento del controllo dopo l'assunzione della pastiglia si mettevano a pancia in giù. Inizialmente non capivano il perché, ma poi fu chiaro che quella pastiglia faceva un altro effetto, e quei pazienti erano imbarazzati. Così da un errore di progettazione nacque uno dei farmaci di maggior successo e di certo una grande ricchezza per la casa farmaceutica».
Mentre il professor Martin parla, io penso che nelle scuole si dovrebbe tenere un corso di storia degli errori e insegnare a non fare drammi se si sbaglia: «È fondamentale lasciare i più giovani liberi di sbagliare. Dovremmo uscire dalla tentazione di giudicare e di incasellare ogni cosa con un voto: sotto il 6, sopra il 6…
C'è una grande figura della matematica italiana, Federigo Enriques, che ha scritto: “Un maestro sa che la comprensione degli errori dei suoi allievi è la cosa più importante della sua arte didattica».
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