dovremo ricominciare da capo se vogliamo riprenderci sport in cui eravamo eccelsi e ( fncl ai miei dettrattori via@ ) e non essere ricordati solo , sport per altro eccelsi e degni di rispetto anche se veicolo ( poi ovviamente dipende dalle persone ) di una cultura guerriera e guerrafondaia , per sport d'armi .
Leggendo questo articolo tratto da http://www.repubblica.it/speciali/olimpiadi/londra2012/ che riporto qui sotto
Fidal, fallimento da 15 milioni
Il caso Schwarzer è solo l'ultimo episodio negativo per una federazione che da anni non produce più atleti di valore. Eppure i finanziamenti non mancano
LONDRA - Giochi sì, ma proibiti, squallidi. Quello che colpisce è lo stupore. Quello che emerge è la disperazione. Che pena tutta questa storia. Il numero uno dell'atletica italiana, l'unica ragionevole speranza che avevamo (se Donato non ci smentisce) di conquistare un'oro nell'atletica a queste Olimpiadi che si sono tinte di un azzurro acido, un giorno decide che non è abbastanza quello che fa, che ha, che è. All'atletica italiana mancava proprio questa ciliegia guasta sulla torta spappolata delle sue colpe. Quando è arrivata la telefonata, il pacco bomba, la buona novella che Schwazer era un appestato qualunque, che era paragonabile a un qualunque atleta della vecchia Ddr, che era caduto vittima dei fraudolenti consigli dei suoi amici russi marciatori, sempre stando al racconto cui dobbiamo credere, i volti del dt Uguagliati, l'amarezza del presidente Arese, lo stato depressivo del team manager Morini facevano venire una stretta al cuore. Era come se l'intero staff dirigenziale si fosse messo sui blocchi di partenza per i 100 metri e allo sparo dello starter i blocchi gli fossero scivolati sulla pista mandandolo faccia a terra. Impotenza. Incredulità. A Helsinki non sapevano cosa dire della costosa e infruttuosa trasferta in Florida avallata per tre atleti che tuttora risultano agonisticamente dispersi (Licciardello, Galvan e Grenot). A Londra non sapevano che il loro numero uno in realtà era il dott. Mortimer e che mentre loro lo aspettavano fiduciosi per la 50 klm di marcia lui, al riparo dagli occhi del mondo, trafficava con gli aghi in una cabina telefonica per diventare Superalex, l'insuperabile. Mentre da un'altra parte del mondo si vivono momenti gioiosi, le lacrime di Sanchez, l'amicizia fra Rupp e Mo Farah dominatori dei 10000, la grandezza di Bolt, la festa, i colori, la passione, l'emozione, la Fidal, come tutto lo sport italiano (le medaglie non contano, sono un'illusione per chi crede che lo sport cominci ad alto livello) vive la sua vita alla rovescia, da vaso di coccio, da azienda che non può prendersi più alcuna responsabilità, non può vigilare, non può contare sui propri dipendenti, non riesce a stipendiare preparatori, non trova nemmeno il tempo di ricostruire il capannone dell'Acquacetosa messo su nel '70 da Carlo Vittori per allenare Mennea nei giorni di pioggia. Insomma non comunica più con quelli che dovrebbero tradurre gli investimenti in risultati e con la base. Sono tutti rapporti saltati. Nel bene come nel male. Il Coni assegna ancora alla Fidal una cifra che ruota attorno ai 15 milioni di euro l'anno (per difetto). Evidentemente son soldi che non servono a niente. Non si capisce dove finiscano. Non riescono a ristrutturare campi d'allenamento, non parlano con le scuole, non organizzano corsi per aggiornamento tecnico (perché non un bel seminario di Clyde Hart, l'ex coach di Michael Johnson?), si sono da tempo liberati dei centri di raccolta dei bambini, aspettano che siano le singole società a mandare avanti la carretta, o che qualche atleta indipendente, allenato da tecnici "esterni" oppure in pensione dal loro vero lavoro, trovino l'occasione per mettersi in mostra, o ancora immaginano che i gruppi militari possano sopperire alle vistose carenze del sistema. Del resto anche l'Eden delle caserme formative è diventato un prataccio incolto, se è vero che è stato proprio un carabiniere, il carabiniere Alex Schwazer, ad aprirsi la strada verso l'illegalità. Verso il precipizio. Alla fine del quale non c'è più atletica. Non c'è più dignità. Non c'è più vita.
, per me è acqua calda avendo fratello che ha praticato ( poi ha dovuto mollare per motivi di salute ) l'atletica a livello agonistico .
Mi chiedo perchè gettiamo via sia nell'atletica ( ricordo ancora direttamente ed indirettamente , i mennea , i cova , i simeoni , gli antibo , i da Milan o , I bordin , ecc ) sia nel canottaggio \ canoa ( ricordo ancora anche s'ero bambino alle olimpiadi degli anni '80 e 90 gli Abbagnale e company ) , nel nuoto , un patrimonio di valori , di medaglie , record , sofferenze , sacrifici .
Ora molti di voi si chiederanno se mi sto contraddicendo con quanto scrissi su Valeria Straneo. No cari . Non mi sto contraddicendo , perchè certo che le medaglie fanno sempre piacere , ma non importa se non arrivano medaglie l'importante è lottare con le proprie forze ( vedere il finale di Running 1979 con Michael Douglas , ma usare il doping e il lasciarsi andare ( vedere la finale dei 3 mila siepi maschile
da http://www.outdoorblog.it/post/13003/ |
dove il nostro Floriani, erano troppo forti va bene , e magari non ce la faceva ad arrivare a medaglie , ma ha rinunciato a lottare cosa che invece ha fatto nella semi finale dove a veva tenuto resta ai campioni arrivando secondo .
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