Si è ritrovato immobile quasi all'improvviso. I muscoli spenti piano piano. Uno dopo l'altro. Inesorabilmente. Colpa di una malattia rarissima, il morbo di Guillain Barrè, dopo una cena con gli amici di sempre, compagni di calcio e tennis nel sabato pomeriggio.
La vita di Franco Orani è cambiata nel giro di poche ore. Imprenditore di successo, geometra negli anni del boom demografico ed economico di Cagliari, ha avuto tanto. Conosciuto e stimato negli ambienti dell'edilizia e dello sport. Poi il buio. Adesso a 73 anni vive in gabbia. Letto-carrozzina, carrozzina-letto, unico intermezzo la fisioterapia e il computer, Facebook.Ci si aspetterebbe di trovarlo affranto, depresso, insofferente, incattivito. No, lui spiazza tutti: «Sono felice. Non posso muovermi, il mio corpo è malato, la mente no. Ho tutto quello di cui ho bisogno: l'affetto delle persone importanti, della mia famiglia davvero unica, so di essere ancora un riferimento per tanti amici. Quando posso, esco di casa, è bella anche questa vita, come quella di prima. Per certi versi di più. Vorrei che qualcuno raccontasse la mia storia, che fosse un esempio. La malattia, qualsiasi malattia, si può sconfiggere. Basta volerlo, non farsi abbattere, accettarla come se fosse una nuova amica».
Sorride con gli occhi. Si commuove. È sincero. Invita ad un abbraccio. Ha detto tutto. Gli si può rispondere soltanto grazie .
Si è ritrovato immobile quasi all'improvviso. I muscoli spenti piano piano. Uno dopo l'altro. Inesorabilmente. Colpa di una malattia rarissima, il morbo di Guillain Barrè, dopo una cena con gli amici di sempre, compagni di calcio e tennis nel sabato pomeriggio.
La vita di Franco Orani è cambiata nel giro di poche ore. Imprenditore di successo, geometra negli anni del boom demografico ed economico di Cagliari, ha avuto tanto. Conosciuto e stimato negli ambienti dell'edilizia e dello sport. Poi il buio. Adesso a 73 anni vive in gabbia. Letto-carrozzina, carrozzina-letto, unico intermezzo la fisioterapia e il computer, Facebook.Ci si aspetterebbe di trovarlo affranto, depresso, insofferente, incattivito. No, lui spiazza tutti: «Sono felice. Non posso muovermi, il mio corpo è malato, la mente no. Ho tutto quello di cui ho bisogno: l'affetto delle persone importanti, della mia famiglia davvero unica, so di essere ancora un riferimento per tanti amici. Quando posso, esco di casa, è bella anche questa vita, come quella di prima. Per certi versi di più. Vorrei che qualcuno raccontasse la mia storia, che fosse un esempio. La malattia, qualsiasi malattia, si può sconfiggere. Basta volerlo, non farsi abbattere, accettarla come se fosse una nuova amica».
Sorride con gli occhi. Si commuove. È sincero. Invita ad un abbraccio. Ha detto tutto. Gli si può rispondere soltanto grazie .
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