dopo l'interessante post Facebook, incontro di solitudini qui riportato di Matteo Tassinari ecco un altro interessantissimo post preso da http://virginpunk.wordpress.com/
L’inarrestabile ed insano desiderio di dare in pasto i cazzi tuoi. E’ istintivo, primordiale, non ci si può far nulla. Negli anni 90 quando ti succedeva qualcosa di terribile lo scrivevi sulla smemoranda, oggi lo scrivi su facebook. La differenza sta che lo leggono tutti, quei tuoi fantomatici amici social. Ma è proprio per quello che scriverlo diventa una necessità. Forse per esorcizzare, forse per cercare sostegno, forse perchè non si ha un cazzo da fare. Cosa accade quando ti scatta quella molla? Dopo aver scritto la tua frasetta delirante, la folla si accalca, si sgomita, pur di guardare morbosamente il tuo dolore. C’è chi si dispiace “caspita è sempre così allegra, chissà che le è successo?“, c’è chi se ne fotte “ma perchè scrive ste cose? depressione latente” e c’è chi gode violentemente “ahhaha ti sta bene brutta stronza!“. Ovviamente queste persone tu non le hai mai incontrate, non le conosci per niente. Sono solo amici di facebook.
La reazione collettiva però è imprescindibile. Facebook è come una grandissima ciotola dove tu butti i cazzi tuoi e la gente si sfama come un branco di rottweiler. Il 90% delle persone che ti chiedono l’amicizia (e che tu non conosci realmente) non vedono l’ora di confrontare la propria sfiga con la tua, i propri dolori con i tuoi e le gioie, anche. La mia è più grande della tua? I miei successi superano i tuoi? Hai avuto quel figlio che cercavi? Hai perso quei maledetti chili che hai messo su con le feste? Ti ha lasciato o no quel figone del tuo ragazzo? Ah si? Allora aspetta che gli chiedo l’amicizia.
E’ un calderone, si mescola tutto e si costruisce l’identità della gente. Per questo ad una cena, o ad una serata con amici (veri) se si nomina tal dei tali amico di facebook si è capacissimi di andare avanti anche mezzora a parlare di lui/lei. Ma di che si parla? “Come mi sta sul cazzo lei, ma quanto se la tira?“. Questo perchè tu, carissima, hai deciso di postare quella foto al mare col bikini striminzito dove si vedono chiaramente i tuoi fantastici addominali scolpiti e il culo perfetto. Cosa ti aspettavi, dunque? Che loro vedessero le onde infrangersi sulla battigia? Oppure che notassero l’enorme trota che avevi tra le mani? Quando condividi con il social la tua vita, darai solo larghi spunti per poterti denigrare o credere di poterti giudicare. O anche semplicemente per sentirsi meno sfigati, ci sei tu che lo sei di più.
Sono scelte. Ma la scelta di farlo è sintomo di insicurezza, a volte. E’ il bisogno spasmodico di essere riconosciuta come individuo nel collettivo. La realtà è troppo dura da affrontare, non puoi decidere come ti vedono gli altri, sei semplicemente te di fronte a loro. Non puoi fare nulla. E anche se ti sforzerai di assumere le sembianze di un personaggio perfetto, non ce la farai. Ma il social ti aiuta in questo, ecco perchè la tua vita diventa un grande, immenso vassoio di pasticcini. La cosa assurda è che quasi ti senti gratificata ad ogni assaggio. Hai la necessità di farlo, non ti basta prendere un foglio e scrivere “sto male, mi manchi“, non è più sufficiente, oggi. Hai l’indigenza di farti divorare dalla massa, perchè un “ti capisco, ci sono passata anch’io” è quasi una spruzzata d’acquasanta. Ti senti addirittura meglio.
Fino a quando? Fino al prossimo status, fino alla prossima esplosione di cazzi tuoi. E nel mezzo ci sarà solo la tua nuda e cruda realtà.
(ve l’aspettavate sto finale so drama?)
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