1.12.13

Una risata via Twitter ci salverà La creatività ai tempi del digitaleSms, cinguettii, istant messenger, blog: l'altra scrittura

Stavo facendo la raccolta differenziata   della carta  ed  ho trovato questo articolo dell'unione sarda del 25\11\2013 





Quel pensiero creativo, protagonista a Cagliari della tre giorni di “Pazza idea”, nel caso della scrittura straripa godurioso nei registri dell'ironia. Così succede a Daniele Zito, esordiente con “La solitudine di un riporto” (Hacca, 2013), nel divertente incontro della serata conclusiva di ieri. E il rapporto tra sorriso e creatività fluisce rigogliosa nella conversazione tra l'autore radiotelevisivo Matteo Bianchi e lo scrittore Paolo Nori, accattivante con le pagine del suo “Momama” (Chiarelettere, 2013). Ovvio, l'ironia della carta corre anche sulla Rete. Le scritture invadono Twitter e disegnano un mondo affascinante da scoprire.Di narrazioni digitali hanno parlato con Vito Biolchini il direttore della Fondazione Cesare Pavese Pierluigi Vaccaneo (tra i fondatori della twitteratura), la blogger esperta in community Mafe de Baggis e il consulente di innovazione editoriale e ideatore di Galizio Filippo Pretolani. Che porge quesiti per gli editori, perché «la scrittura è diventata normalissima con sms e l'istant messenger: non si può ignorare che ormai chiunque scrive tanto». Per non dire che in questa interconnessione di tutti «possono nascere improvvise connessioni tra cose di qualità». Rendere continua la narrazione è possibile futuro della lettura. «Il libro di carta, che ha un inizio e una fine, mi è sembrato limitato. Il limite del libro è il punto di partenza della narrativa digitale, che però per ora l'editoria rifiuta», evidenzia la blogger che in borsa tiene la “Morfologia della fiaba” di Vladimir Propp in cartaceo e sul Kindle tutte le favole esaminate.Tra gli ospiti anche il social media strategist Alessandro Paolucci. @Iddio è il nom de plume con cui su Twitter viene seguito da oltre 170 mila persone. A Francesca Madrigali spiega come ha trovato sulla piattaforma di microblogging una dimensione ideale per la propria creatività. E le sue battute folgoranti sono raccolte in “Dio non gioca ai dadi, tiene il banco” (Kowalski, 2013). «Quando accumuli follower sei diventato influencer, che tu lo voglia o no. E se tantissimi utenti condividono qualcosa parte un fenomeno di massa che non si può fermare». Rivaluta gli umanisti in quanto possono fare buona comunicazione online anche per le imprese. «Possono essere più bravi degli ingegneri: fanno un lavoro migliore, perché sanno usare i testi e distinguere le situazioni».Leggerezza e simpatia sono l'approccio vincente. Sottolinea di fare attenzione a ciò che si scrive perché Internet conserva i dati e, in futuro, potrebbe rovinarci la reputazione. E figurarsi cosa succede se si fa girare un preoccupante allerta meteo - però del giorno prima - nei momenti drammatici dell'alluvione in Sardegna. Controllo delle fonti a parte, un'avvertenza da ripetere per avere i conseguenti giovamenti è che sui 140 caratteri di Twitter si può essere fraintesi con facilità maggiore rispetto, per esempio, a Facebook. Le offese, infine, non hanno a che fare solo con la reputazione ma possono diventare minacce. Cita il caso degli attacchi alla presidente della Camera Laura Boldrini via Twitter.Purtroppo se ne parla in chiusura di incontro. Una precisazione su quanto sentito, allora, va fatta: le minacce sulla Rete sono un reato esattamente come nel reale. È un problema di effettività della tutela rispetto al mondo non virtuale: il pensiero (creativo) del legislatore è stato previdente.
Manuela Vacca

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