unione sarda del 28\12\2013
Bisogna ammetterlo. Ogni volta che un attentato fa una strage ci riempiamo la bocca di fondamentalismo. Però, sull'onda emotiva delle tragedie che provoca quando diventa fanatico terrorismo, le reazioni sono per lo più affidate ai luoghi comuni. E c'è anche la miope indifferenza di chi pensa a qualcosa che, tutto sommato, riguarda soltanto Paesi lontani. Insomma, colpevoli lacune culturali. Ed è anche per tutto questo che va considerato come una buona occasione per sapere e soprattutto riflettere un interessante volume pubblicato da Arkadia: “Fondamentalismi. Le chiavi psicologiche per capire l'integralismo religioso” di Christian Zanon (prefazione di Danilo Quinto, Collana Limes, 12 euro). L'autore è neuropsicologo e psicoterapeuta e quindi affronta il complesso tema nell'ottica scientifica delle proprie competenze. E tuttavia, anche con nitidi richiami a studiosi di altre materie, allarga opportunamente l'ottica di osservazione, analisi e valutazione.
Christian Zanon parte da un'affermazione: non esiste un solo fondamentalismo e, soprattutto, non esiste soltanto quello islamico. Lezioni di storia e talvolta di cronaca insegnano per esempio che non va ignorato un certo fondamentalismo cristiano. Ancora: il fondamentalismo non è esclusivamente caratteristico delle tre religioni monoteiste. Non è trascurabile il ruolo di altre fedi. Tutte, con ovvie differenze, secondo Zanon hanno come obbiettivo l'integrazione del sacro nell'ambito della lotta politica sino a farne prevalere il potere. A questo proposito Danilo Quinto propone esempi agghiaccianti: per dirne uno, i mille campi di concentramento che in Cina tengono rinchiuse milioni di persone da “educare”.
È certamente da sottoscrivere la convinzione che la responsabile consapevolezza e la documentata conoscenza stanno alla base di una contrapposizione concreta al fondamentalismo. E tuttavia, come Zanon afferma con forza, non bastano: è necessario sgombrare il campo intellettuale, culturale e persino religioso dalla superficialità che provoca, a cascata, reazioni sbagliate, comportamenti discutibili e azioni persino controproducenti. Con la sua approfondita analisi Christian Zanon propone un contributo apprezzabile e avverte: non c'è possibilità di convivenza tra ragione e fondamentalismo. E giustamente si preoccupa in particolare della confusione che è appunto determinata, o può esserlo, dalla inadeguata conoscenza. Come considerare sinonimi fondamentalismo, integralismo, fanatismo e terrorismo. Certo, ci sono somiglianze, sovrapposizioni, comuni bersagli, ma tenerli in un unico calderone è errore grave e dannoso.
G.F.
Bisogna ammetterlo. Ogni volta che un attentato fa una strage ci riempiamo la bocca di fondamentalismo. Però, sull'onda emotiva delle tragedie che provoca quando diventa fanatico terrorismo, le reazioni sono per lo più affidate ai luoghi comuni. E c'è anche la miope indifferenza di chi pensa a qualcosa che, tutto sommato, riguarda soltanto Paesi lontani. Insomma, colpevoli lacune culturali. Ed è anche per tutto questo che va considerato come una buona occasione per sapere e soprattutto riflettere un interessante volume pubblicato da Arkadia: “Fondamentalismi. Le chiavi psicologiche per capire l'integralismo religioso” di Christian Zanon (prefazione di Danilo Quinto, Collana Limes, 12 euro). L'autore è neuropsicologo e psicoterapeuta e quindi affronta il complesso tema nell'ottica scientifica delle proprie competenze. E tuttavia, anche con nitidi richiami a studiosi di altre materie, allarga opportunamente l'ottica di osservazione, analisi e valutazione.
Christian Zanon parte da un'affermazione: non esiste un solo fondamentalismo e, soprattutto, non esiste soltanto quello islamico. Lezioni di storia e talvolta di cronaca insegnano per esempio che non va ignorato un certo fondamentalismo cristiano. Ancora: il fondamentalismo non è esclusivamente caratteristico delle tre religioni monoteiste. Non è trascurabile il ruolo di altre fedi. Tutte, con ovvie differenze, secondo Zanon hanno come obbiettivo l'integrazione del sacro nell'ambito della lotta politica sino a farne prevalere il potere. A questo proposito Danilo Quinto propone esempi agghiaccianti: per dirne uno, i mille campi di concentramento che in Cina tengono rinchiuse milioni di persone da “educare”.
È certamente da sottoscrivere la convinzione che la responsabile consapevolezza e la documentata conoscenza stanno alla base di una contrapposizione concreta al fondamentalismo. E tuttavia, come Zanon afferma con forza, non bastano: è necessario sgombrare il campo intellettuale, culturale e persino religioso dalla superficialità che provoca, a cascata, reazioni sbagliate, comportamenti discutibili e azioni persino controproducenti. Con la sua approfondita analisi Christian Zanon propone un contributo apprezzabile e avverte: non c'è possibilità di convivenza tra ragione e fondamentalismo. E giustamente si preoccupa in particolare della confusione che è appunto determinata, o può esserlo, dalla inadeguata conoscenza. Come considerare sinonimi fondamentalismo, integralismo, fanatismo e terrorismo. Certo, ci sono somiglianze, sovrapposizioni, comuni bersagli, ma tenerli in un unico calderone è errore grave e dannoso.
G.F.
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