., Mia moglie è un ologramma. Così il signor Kondo ama e vive con una donna virtuale ., Oggi l'uscita del libro per Einaudi. Racconta una storia vera, l'idea di aprire una posto dedicato ai libri in un centro della Garfagnana di 190 persone ., il telefono ti salva la vita soprattutto al fronte ., La baby orchestra del jazz, i musicisti hanno da 7 ai 14 anni: "Suonare ci fa sentire uniti"


   ci  sono sfigati  e  sfigati . Io non riuscirei mai a fare  una cosa  del genere   preferisco i due di picche  ed  il  contatto umano e .....  . A  tale situazione 






  da    repubblica  d'oggi



“Sogni mostruosamente proibiti” e “Io e Caterina”, due classici della commedia all’Italiana, ci avevano visto lungo. Il cinema ha affinato la visione aggiungendo alle risate gli interrogativi filosofici di "Blade Runner" e del più recente "Her", ma tutte storie hanno un comune denominatore: invaghirsi e anche innamorarsi di un personaggio di fantasia e di un'intelligenza artificiale è possibile.

 Ma in Giappone già parecchie persone sono andati oltre. E una di queste, Akihiko Kondo, 38 anni, ha addirittura sposato il
suo amore virtuale, ma virtuale fino a un certo punto perché la sua amata cantante manga Hatsune Miku "esiste" sotto forma di ologramma in un dispositivo chiamato Gatebox, che la rende "viva" come una sorta di tamagotchi sentimentale. Miku è una star in Giappone e anche Lady Gaga l'ha ospitata sul palco, è molto amata e i suoi tratti sono quanto di più classico può esistere nel mondo dei manga, impreziositi da lunghi capelli blu.
E così dopo aver capito che le relazioni umane non facevano per lui, Kondo ha deciso di sposarla. "Sposato" è un termine convenzionale per definire una unione sancita da una sorta di certificato non valido legalmente, emesso da Gatebox. Al matrimonio non è venuto nessuno della sua famiglia ma solo persone conosciute su internet. Un altro salto di qualità insomma nel percorso verso il transumanesimo, ma per Kondo ovviamente l'importante è la qualità della sua vita affettiva, di cui si dichiara soddisfatto. Hatsune Miku nasce come una Vocaloid, ovvero una cantante virtuale, un fenomeno che in Giappone conta moltissimi estimatori. Kondo ha potuto "sposarla" ormai quattro anni fa, dopo un periodo personale e professionale piuttosto complicato che lo ha visto cadere in depressione. E riprendersi però grazie a questo sentimento peculiare per una figura di fantasia. E non è l'unico, anzi: i "fictosessuali", così si definiscono le persone che hanno una relazione virtuale, sono sempre di più al punto che esistono prodotti specializzati per questi rapporti, come proprio il Gatebox.
Kondo è quello che negli anni 90 si sarebbe definito come "Otaku", ovvero individui isolati dalla società e che vivono in un mondo di fantasia, spesso chiusi in casa se non in una stanzetta, ma nel mondo sempre più "avatarizzato" di oggi e dalle vicinanze e distanziamenti stravolti dalla pandemia, è una definizione che non ha ormai più molto senso. L'uomo è perfettamente consapevole che la sua storia d'amore con un personaggio di fantasia, dall'aspetto adolescenziale oltre che cartoonesco, possa suscitare dubbi. Ma se Miku vive nell'immaginazione, il sentimento è sempre reale. Di certo con un partner olografico è difficile litigare, un elemento che in una relazione può essere importante tanto quanto accogliere l'altra persona. Ma quando Kondo ha chiesto all'ologramma di sposarlo, l'intelligenza artificiale gli ha risposto di sì, chiedendogli però di "trattarla bene". Anche le IA sanno che la prima regola in una relazione è il rispetto, e hanno imparato a pretenderlo.

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Oggi l'uscita del libro per Einaudi. Racconta una storia vera, l'idea di aprire una posto dedicato ai libri in un centro della Garfagnana dove c'è un solo altro negozio: una piccola bottega di alimentari. L'autrice: "La lettura è stata la mia salvezza, questa è la vita che voglio"

Non si torna indietro. La vita di Alba Donati ormai è in Garfagnana. A Firenze, città diventata "di passaggio" e a cui rimane legata dalla presenza della figlia Laura e dalla presidenza del Gabinetto Vieusseux, la poetessa e critica letteraria ha preferito Lucignana, che si è rivelato tutt'altro che natio borgo selvaggio: perché quelle 180 anime hanno addomesticato la sua inquietudine, e lei le ha
ringraziate inventandosi la Libreria sopra la penna, che abita un declivio dove un tempo sua madre coltivava l'insalata. Una follia, le hanno detto in tanti. Sì, ma lucidissima. E La libreria sulla collina, il suo primo romanzo (esce oggi per Einaudi, è già stato venduto in 10 paesi), racconta quella follia come un diario della rinascita.
Non è la favoletta tipo Chocolat, ma un libro dove non mancano squarci scuri e inquietudini, e dove però la letteratura alla fine mette tutto in ordine, seppure con le sue domande senza risposta. Tra autofiction e memoir, per 5 mesi Donati annota le gioie e le ansie di un progetto che le ha cambiato la vita, l'incendio che l'ha distrutto e una comunità che in buona parte si è fatta in quattro per farla risorgere, perché ognuno grazie ai libri sugli scaffali del piccolo cottage, ha capito qualcosa di sé. Tutto narra una scelta senza ripensamenti: la storia familiare "fatta di date e nomi che non tornano", le liste dei volumi che i clienti acquistano e che sono una sorta di biblioteca ideale. Gli incontri con Michael Cunningham, Magda Szabo, Cesare Garboli.



Alba Donati: “Guiderò il Vieusseux dal mio borgo in Garfagnana”di Gaia Rau 11 Dicembre 2020



Spiega l'autrice: "Mentre scrivevo, capivo che questa è la vita definitiva. Da quassù, Firenze - dove ho messo in vendita il mio appartamento per acquistarne uno più piccolo, ci vivrà mia figlia ed io nelle mie brevi soste e per i miei impegni in città: mantengo infatti l'incarico al Vieusseux - mi appare come la città dei rapporti regolati dall'interesse. Io invece voglio condividere le passioni vere, come la lettura. Non importa cosa avrò in cambio". No, non si torna indietro.
Il ritmo ipnotico della narrazione dà al suo libro respiro di eternità.
"L'eternità è l'attimo che vivi in perfetta sintonia con i tuoi desideri più profondi, diceva Pia Pera. Una volta trovata l'adesione al mondo che ora mi circonda, avrei potuto scrivere all'infinito. I miei genitori sono morti dopo che avevo consegnato il manoscritto. Parlo molto di Iole e Rolando, dell'essersi ritrovati ormai da vecchi. Non ci sono più, ma il loro bacio per il centesimo compleanno di mia madre rimarrà a futura memoria".



Garfagnana, fiamme nella libreria nata nel paese senza scuoladi LAURA MONTANARI E CARMELA ADINOLFI 30 Gennaio 2020


Un omaggio - neanche tacito - all'autobiografismo di Annie Ernaux.
"È la mia ossessione, insieme a Manuel Vilas e al suo In tutto c'è stata bellezza: se solo avessi un grammo della sua sfrontatezza nel raccontare la storia della sua famiglia, che di pagina in pagina ti rendi conto si trasforma nella storia di qualsiasi famiglia. Nella stessa lunghezza d'onda che c'è tra i due autori, ho trovato l'autenticità di cui ho, abbiamo bisogno".
Aprire una libreria in un minuscolo borgo dell'impervia Garfagnana, significa consultare ogni giorno le previsioni meteo sperando nel buon tempo, che favorisce flusso di persone. A Lucignana la vita del libraio coincide con quella del contadino, che affida al sole o ai rovesci il destino del suo lavoro.
"A Firenze il mio appartamento è in un condominio, e mi rendo conto della pioggia se mi affaccio alla finestra. Qui invece ti accorgi che piove perché le gocce ticchettano sul tuo tetto, fanno sentire prepotenti la loro presenza, qui senti sul corpo il mutamento del tempo. E questo è rigenerante. Tanto più che fin da subito ho pensato ad una libreria connessa in modo profondo con la natura, dove non c'è limite tra spazi chiusi e spazi all'aperto. Cercavo lo sconfinamento tra il lavoro intellettuale e quello di braccia, di fatica".



Lucignana, offerta libera per i libri salvati dall'incendio della libreria di CARMELA ADINOLFI
03 Febbraio 2020



Salvezza è una parola che lei declina in vari modi. Uno prende la forma, appunto, del giardino.
"Certi libri di Emily Dickinson, Vita Sackville-West o Derek Jarman ci hanno insegnato che il giardino è metafora dell'accudimento. Come un bambino che non sa esprimersi, anche le piante non ti dicono quando hanno sete, se si sono nutrite poco, o male. Un fiore che il giorno prima pareva morto e quello dopo risorge in tutta la sua bellezza, provoca in me una grande commozione. Il plumbago che a fine estate sparisce, le peonie che al terzo anno finalmente stanno sbocciando: il giardino insegna il tempo dell'attesa che abbiamo completamente perso, un tempo a cui ti devi adeguare. Non sei tu che lo comandi, perché lui comanda te".
Ma la strada maestra verso la salvezza è la letteratura.
"In un suo scritto il libraio inglese Martin Latham parla dei libri di consolazione, quelli che vengono prima delle letture consapevoli e che custodiamo come un segreto, perché raccontano come vorremmo essere da grandi. Per me lo è stato Pecos Bill di Eric Blair, la storia di un bambino cresciuto nella natura, tra i coyote. E quando scopre di essere un uomo e non un animale, ma forte di quella esperienza selvaggia, diventa cow boy. Un antidoto per la salute mentale di una bambina nata e cresciuta in un paese minuscolo, povero: quel libro mi ha salvata. Come anni dopo avrebbe fatto Lucia, la mia psicanalista. La lettura per me è stata ed è un esercizio spirituale".
E qualcosa di religioso è presente in queste pagine. C'è l'amicizia con Padre Bernardo, abate di San Miniato al Monte, e padre Giuseppe, il parroco di Lucignana.
"Non so se esiste Dio. Però esistono loro. In questo momento della mia vita non ho un grande rapporto con il divino, preferisco averlo con chi sa comunicare una spiritualità umile, generosa e profonda che è quello che io cerco nella cristianità".
La libreria sulla collina è anche un romanzo di fantasmi ricorrenti: Pia Pera, Pascoli, Garboli.
"Tutti e tre avevano scelto di tornare da queste parti. A casa. Pascoli pose alla sorella Maria la stessa domanda che io mi sono fatta: com'è possibile che fino ad oggi non abbiamo vissuto qua? Posso dire di essere in buona compagnia".

Un soldato ucraino mostra il telefonino che gli ha salvato la vita, bloccando il proiettile nemico.

  La scena è stata girata la scorsa settimana in una trincea del Donbass, mentre nevica. Il militare sta ricaricando il suo kalashnikov, poi esibisce una faccia dolorante e quindi estrae dalla tasca lo smartphone con la pallottola infissa. Scene simili sono avvenute in tutti i conflitti della storia. In passato a fermare i colpi erano soprattutto portasigarette in metallo, fiaschette per liquori o copie tascabili del vangelo: adesso questo compito passa ai cellulari.
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La baby orchestra del jazz, i musicisti hanno da 7 ai 14 anni: "Suonare ci fa sentire uniti"

  Sono tutti bambini e ragazzi tra i 7 e 14 anni, uniti dall'interesse per la musica jazz, che si incontrano ogni sabato mattina alla Casa del Jazz di Roma per lavorare al loro repertorio e prepararsi ai concerti. La "Jazz Campus Orchestra" è un progetto della Fondazione Musica per Roma, nato nel 2019 dalla volontà del Direttore Massimo Nunzi, che ha riunito giovani musicisti tutti diversi tra loro per creare una vera e propria orchestra, "una famiglia musicale", dove ognuno gioca un ruolo chiave. Dopo lo stop del Covid, tornano per la prima volta sul palco in occasione del diciassettesimo compleanno della Casa del Jazz.
                               di Camilla Romana Bruno


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