Bullismo dal talk show il caso di Marco bellavia di Mria Patanè con Ciro Pellegrino



Lo ammetto, ho dovuto fare esercizio di memoria per ricordare chi fosse esattamente Marco Bellavia nel panorama televisivo italiano.
Penso che questa foto tolga ogni dubbio a chi ha la mia età e ha potuto avere un telecomando in mano
negli anni Novanta.
Ora quest'uomo ha 57 anni, cioè è sotto i sessanta. E come scrivevo ieri ha partecipato al Grande Fratello Vip, punta di diamante delle trasmissioni Mediaset.
Aveva chiaramente detto di essere depresso (la depressione è una condizione diagnosticata, a volte profondamente invalidante fisicamente e psichicamente e necessitante di cure spesso farmacologiche).
Lo hanno accettato nello show.
Nello show lui avrebbe voluto spiegare che significa essere depresso. Non è quello il posto, però glielo hanno concesso, magari fregandosi le mani e dicendo «vediamo che succede».
È successo che Marco Bellavia ha continuato a piangere a disperarsi. È un uomo di quasi 60 anni, non è bello vedere un bambino piangere figuriamoci un uomo.
Io avrei voluto fare un collage delle merdate che ho sentito dire da questi epifenomeni dello show delle tv private italiane berlusconiane senza controllo né conflitto d'interesse (uno speciale grazie a D'Alema).
Ma sapete una cosa? Se pubblico mezza clip delle porcherie sentite in tv mi bannano vita natural durante dai social. Perché cose del genere sono considerate BULLISMO e ISTIGAZIONE ALL'ODIO.
In tv invece vanno senza controllo, senza problema.
Sapete come è finita? Marco Bellavia è andato via dal gfvip e diranno che è colpa sua. Che è una specie di invalido che non doveva permettersi di stare fra gli esseri umani ma relegarsi in un cantuccio chiuso a chiave. È disturbante vedere la malattia, men che meno nello show della tv privata italiana.
Negli anni Novanta ebbe grande risalto un piccolo saggio sulla tv con riflessioni di Karl Popper e John Condry. Si chiama "Cattiva maestra televisione", definita «ladra di tempo, serva infedele».
Vi suggerisco una cosa: evitate di mettere nel discorso anche i social network, non allargate il campo, concentratevi sulla tv italiana. La critica al sistema televisivo italiano non è compiuta, non è matura, non è nemmeno assestata. È stata bloccata dalla politica e dagli interessi dagli anni Ottanta a oggi.
Guardate, i social avranno pure fatto danni.
Ma i danni della tv in Italia sono ancora da vagliare.
                                     Ciro Pellegrino

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