Roma d'oggi
Immersa nella nebbia degli scarichi che
rabbuian piazze e vicoli antichi ti stai
spegnendo, oh! mia città e le tue notti
(com'eran ricche d'umore l'ore notturne
tra i tavoli dei bar, fresche di brezza
di ponente) hai violate dall'ansimare
roco e struggente dei già morti in vita.
I contorni e gli affreschi che stupore
alle genti sapevano dare, son compressi
nell'ansia d'offendere che il tuo popolo
ottuso ogni giorno ti stende sui colli.
Oh! gloria perduta,
tra mura sconnesse svilita racchiudi
il ricordo di moltitudini forti, d'emozioni
svanite nel declino ch'ora t'è imposto.
Tra i ruderi lordi a Largo Argentina abitano
sempre i gatti: alcuni si stirano inquieti
cercando la donna di ieri, un pasto caldo,
più ricco. Intorno sirene che vanno continue,
il grido dei freni dei bus.
Oh Roma ferita,
infuriata! Nel caos convulso cedi ogni
lampo di vita: un'orgia sfrenata di suoni
offende la storia, già costretta tra ferro
e cemento dal tumore maligno ch'è l'uomo.
Una giovane coppia cammina abbracciata
sul Lungotevere muovendo le foglie cadute:
a un caldo meriggio d'ottobre. Si parlano
lieti consultando una carta, poi si stringono
ancora: lui gli sfiora con le labbra i capelli.
Volti sudati affiorano dai finestrini delle
auto in coda l accanto, ognuno occupato a dar
sfogo alla voglia di correre avanti al vicino.
Non hanno la gioia ch'è attorno.
Nei viali più non vanno i ragazzi a darsi
amore inesperto, a far delle isole verdi
riparo alla inquieta innocente ricerca
di una donna per esser compagna.
Vanno i resti d'umani perduti al riparo
degli ombrosi giacigli: vanno assetati
del prendersi morte in siringa,
del cedersi in sparse gocce
rosse a chi gli deturpa la mente.
Oh Roma sconfitta,
regina infierita e strupata, d'abito
smesso e dimesso: madre che colti
non hai più figli, dov'è la tua anima?
A Piazza Barberini un pazzo elegante
s'inchina e gesticola a tempo di rock
ai passanti distratti che corrono il tempo.
Qualcuno lo guarda e sorride impietoso
sfidandone l'ira. Un tassista nervoso
sgomma adirato.
Oh Roma scomparsa,
uccisa da gente che più non osserva,
che vive nella trance sciatta e indolente
dove tutto si cola incurante e, insulso,
scorre via frammentato,
avrai nuova gloria?
3 commenti:
nostalgia del duce ?
assolutamente no, nostalgia di una città più a misura d'uomo
capita
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