è talmente agghiacciante questa news , considerata dai media una non news , ed emerge solo ora nella rubrica " Glia altri Noi storie d'immigrazione " di repubblica .it , che non riesco a trovare le parole per commentarlo . Perchè se una parola è troppo due sono poche ( cit )
Derubata e subito arrestata i miracoli della Bossi-Fini
Derubata e subito arrestata i miracoli della Bossi-Fini
Una ragazza moldava subisce uno scippo, disperata si presenta dai carabinieri e viene arrestata. Come se non bastasse, è anche il giorno del suo diciannovesimo compleanno. E' stata una delle notizie minori dell'estate. E' rimasta schiacciata tra le previste stragi del Mediterraneo, il muro di Padova, le fanfaronate di Calderoli e le tradizionali tragedie di agosto. Eppure, almeno nello schema generale, è una notizia a diciotto carati. Somiglia molto al classico 'uomo morde cane'. Il problema è che appena si va oltre il racconto del fatto, si scopre che era tutto normale. Non è un caso di malagiustizia, né di razzismo: Maria è finita in cella perché la legge è stata applicata correttamente.
Appena dentro la stazione dei carabinieri, ha raccontato lo scippo, e non nemmeno ha perso la pazienza quando le sono stati chiesti i documenti. Con calma ha spiegato: "Erano nella borsa". Poi ha descritto la sua situazione: "Vivo a Roma con i miei genitori e i miei cinque fratelli. Hanno tutti il permesso di soggiorno. In casa sono l'unica irregolare". Infine ha detto il suo nome e il suo cognome.
I carabinieri hanno immesso i dati nel computer e hanno scoperto che all'inizio di quest'anno Maria era stata trovata senza permesso di soggiorno. Come prevede la legge, le era stato notificato l'ordine di lasciare l'Italia. Il computer però non spiegava che immediatamente, d'accordo coi genitori e con l'assistenza di un legale, aveva presentato ricorso. E aveva anche ottime speranze di vederselo accolto: la Corte costituzionale ha, infatti, corretto il rigido meccanismo della Bossi-Fini affermando che se l'immigrato irregolare dimostra di non essere in grado di ottemperare all'ordine di espulsione, il reato non c'è.
Maria si trova esattamente in questa condizione. Era minorenne e tutta la sua famiglia aveva già da tempo lasciato la Moldavia quando la madre, non avendo più nessuno che in patria potesse occuparsi di lei, decise di farla venire in Italia d'urgenza. Per non lasciarla sola.
Ma le cause davanti al giudice di pace hanno tempi lunghi. Così, il giorno dello scippo, Maria era ancora in attesa del giudizio. Consapevole dell'ambiguità della sua condizione teneva, nella borsetta rubata, una copia del ricorso al giudice di pace. Come d'altra parte, in lacrime, ha detto ai carabinieri.
E' stato inutile. Ha trascorso in una cella la sera e la notte del suo compleanno. L'indomani è stata portata al palazzo di giustizia per la direttissima di convalida dell'arresto. Convalida scontata, perché Maria all'ordine di espulsione non aveva ottemperato. Ma lo stesso pubblico ministero ne ha subito chiesto la scarcerazione. E il tribunale, accogliendo la richiesta di termini a difesa avanzata dal legale di Maria, Gianluca Arrighi, ha fissato la prossima udienza per il 20 ottobre. Un bel rinvio per una "direttissima". In realtà un modo per tentare di conciliare la Bossi-Fini col buonsenso.
Ma è molto difficile. Se entro il 20 ottobre il giudice di pace avrà deciso per la revoca dell'espulsione, Maria sarà assolta. Se invece la decisione le dovesse essere sfavorevole, l'assoluzione non sarebbe automatica e, in astratto, potrebbe anche essere condannata. Ovviamente, con tutti i benefici di legge. Inoltre ricorrerebbe in appello. Nell'attesa, non avendo alternative, resterebbe in Italia. E, chissà, dopo qualche mese potrebbe essere fermata per un nuovo controllo (è da escludere che, nel caso sfortunato di un nuovo scippo, vada dai carabinieri). E così via. Fino alla prossima sanatoria, alla Cassazione. O, chissà, alla riforma della Bossi-Fini.
Appena dentro la stazione dei carabinieri, ha raccontato lo scippo, e non nemmeno ha perso la pazienza quando le sono stati chiesti i documenti. Con calma ha spiegato: "Erano nella borsa". Poi ha descritto la sua situazione: "Vivo a Roma con i miei genitori e i miei cinque fratelli. Hanno tutti il permesso di soggiorno. In casa sono l'unica irregolare". Infine ha detto il suo nome e il suo cognome.
I carabinieri hanno immesso i dati nel computer e hanno scoperto che all'inizio di quest'anno Maria era stata trovata senza permesso di soggiorno. Come prevede la legge, le era stato notificato l'ordine di lasciare l'Italia. Il computer però non spiegava che immediatamente, d'accordo coi genitori e con l'assistenza di un legale, aveva presentato ricorso. E aveva anche ottime speranze di vederselo accolto: la Corte costituzionale ha, infatti, corretto il rigido meccanismo della Bossi-Fini affermando che se l'immigrato irregolare dimostra di non essere in grado di ottemperare all'ordine di espulsione, il reato non c'è.
Maria si trova esattamente in questa condizione. Era minorenne e tutta la sua famiglia aveva già da tempo lasciato la Moldavia quando la madre, non avendo più nessuno che in patria potesse occuparsi di lei, decise di farla venire in Italia d'urgenza. Per non lasciarla sola.
Ma le cause davanti al giudice di pace hanno tempi lunghi. Così, il giorno dello scippo, Maria era ancora in attesa del giudizio. Consapevole dell'ambiguità della sua condizione teneva, nella borsetta rubata, una copia del ricorso al giudice di pace. Come d'altra parte, in lacrime, ha detto ai carabinieri.
E' stato inutile. Ha trascorso in una cella la sera e la notte del suo compleanno. L'indomani è stata portata al palazzo di giustizia per la direttissima di convalida dell'arresto. Convalida scontata, perché Maria all'ordine di espulsione non aveva ottemperato. Ma lo stesso pubblico ministero ne ha subito chiesto la scarcerazione. E il tribunale, accogliendo la richiesta di termini a difesa avanzata dal legale di Maria, Gianluca Arrighi, ha fissato la prossima udienza per il 20 ottobre. Un bel rinvio per una "direttissima". In realtà un modo per tentare di conciliare la Bossi-Fini col buonsenso.
Ma è molto difficile. Se entro il 20 ottobre il giudice di pace avrà deciso per la revoca dell'espulsione, Maria sarà assolta. Se invece la decisione le dovesse essere sfavorevole, l'assoluzione non sarebbe automatica e, in astratto, potrebbe anche essere condannata. Ovviamente, con tutti i benefici di legge. Inoltre ricorrerebbe in appello. Nell'attesa, non avendo alternative, resterebbe in Italia. E, chissà, dopo qualche mese potrebbe essere fermata per un nuovo controllo (è da escludere che, nel caso sfortunato di un nuovo scippo, vada dai carabinieri). E così via. Fino alla prossima sanatoria, alla Cassazione. O, chissà, alla riforma della Bossi-Fini.
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