La prima storia è tratta dalla cronaca di Olbia-Gallura del 5\5\2014 della nuova sardegna
Orologio riparato e restituito dopo 32 anni
Tempio, storia incredibile ma vera di un commerciante: «Ora mi chiedono 170mila lire per la riparazione, ma io pagherò fra 3 decenni»
TEMPIO. Trentadue anni per la riparazione di un orologio da polso. Tanto ha dovuto aspettare un noto commerciante di Tempio per vedersi finalmente restituire da una nota oreficeria gallurese, un orologio che il commerciante aveva ricevuto in dono da suo padre sul letto di morte. Oltre la lunga attesa, altrettanto insolito il costo della riparazione: centosettanta mila lire.
A raccontare il curioso episodio è Antonio Azzena, ex presidente della Confcommercio e presidente onorario della stessa, notissimo commerciante cittadino. «Mio padre (Enea Azzena, storico e benestante commerciante di Tempio, ndc), attacca Azzena, mi regalò, nel 1981, poco prima di morire, un orologio da polso, allora di ultimissima generazione, che mia madre gli aveva regalato, a suo tempo, per i suoi sessant’anni. Un ricordo carissimo per me, che decisi di farlo diventare il mio orologio da polso quotidiano».
Poi il secondo capitolo della vicenda. «Dopo qualche mese – racconta Azzena –, però l’orologio si fermò e fui costretto a portarlo per la riparazione, presso la nostra oreficeria di fiducia, di stanza in un centro Gallurese, dove ci servivamo regolarmente e dove anche l’orologio era stato acquistato. Di questo oggetto, per me di enorme valore affettivo, nonostante le richieste, diventate sempre più pressanti con il passare degli anni, non ho più saputo nulla per 32 anni. Di volta in volta, mi è stato detto che “l’orologio era in riparazione, che il pezzo da sostituire, era di difficile reperibilità e che comunque tutto sarebbe stato sistemato”. Poi, per
un certo periodo, mi è stato detto che non era più riparabile ed inutilmente l’ho richiesto indietro. Poi addirittura, per qualche tempo ancora, l’orefice ha cercato di convincermi che l’orologio mi era stato restituito e che forse lo avevo dimenticato io da qualche parte. Poi – dice raggiante Antonio Azzena – qualche giorno fa, dopo 32 anni, l’orologio è riapparso dalle nebbie del tempo, riparato, perfettamente funzionante e con ancora attaccato…lo scontrino della riparazione. Centosettanta mila lire».
Felicissimo della restituzione, Antonio Azzena, tramite la “Nuova”, fa sapere all’orefice, «che forse leggerà la mia e la sua storia, di essere già alla ricerca delle centosettantamila lire che, se Dio vuole, consegnerò solo ai primi di maggio del 2046. Fra 32 anni».(a.m.)
la seconda dall'0unione sarda del 4\5\2014
e per finire la classica delle storie , molto spesso frutto di leggende metropolitane o catene di sant'antonio ma a volte ( non si sa mai cosa può riservarti la vita ) vere , quele di zii o parenti emigrati che diventan o ricchi \ fanno fortuna e lasciano in eredità a parenti lontani . Tratto dalla nuova sardegna del 4\5\2014
Zio d’Australia sparito fa la “sorpresa”
UnA EREDITA’ choc
SASSARI Quando hanno visto quella lettera, consegnata dal postino il
primo aprile, hanno pensato ad uno scherzo. Ma dopo un primo momento di
stupore a leggere e rileggere quello che c’era scritto su quel pezzo di
carta che arrivava dall’Australia si sono dovuti ricredere. L’iniziale
sbigottimento ha lasciato spazio alla sorpresa. Già, perché con quella
lettera un funzionario comunale di Wilson, elegante sobborgo
residenziale di Perth, cercava contatti con «gli eventuali eredi di
Saccu Costantino, nato a Pozzomaggiore nel 1925 e scomparso a Perth il
21 luglio 2013».
Costantino, che in Australia era diventato Constantin
e, a quanto pare, non aveva mai messo sù famiglia, era morto lasciando
un bel patrimonio: in particolare un ranch con allevamento di cavalli.
Ecco quindi la necessità da parte delle autorità di Perth di risalire
agli eredi di Costantino (che aveva trascorso i suoi ultimi anni di vita
in una casa di riposo) ai quali affidare il patrimonio dell'anziano
scomparso «Non ci volevamo credere, per noi è stato come tornare
indietro nel tempo, a quando eravamo bambini», spiega Patrizia, una dei
venti nipoti rimasti in Sardegna. Nipoti che Costantino non ha mai
conosciuto e dei quali, forse, non sospettava nemmeno l’esistenza.
«Abbiamo sempre sentito parlare di questo zio, lo abbiamo visto in
alcune fotografie che a casa venivano conservate come una specie di
reliquia – va avanti Patrizia, che vive a Sassari – Percepivamo il
dolore nel racconto di mia madre e delle mie zie, tutte molto legate a
questo fratello». Già, perché Costantino, che a Pozzomaggiore aveva tre
sorelle (Paolina, Giovanna e Antonietta) nel 1949, a soli ventiquattro
anni, aveva scelto di lasciare il paese e di emigrare. Voleva
raggiungere l’Australia (dove lo avevano preceduto qualche anno prima un
fratello e un’altra sorella) per cercare fortuna. Un viaggio
avventuroso, quello di Costantino Saccu, a bordo di un transantlantico.
Una traversata lunga più di un mese e poi l’arrivo a Fremantle per
raggiungere i fratelli. Costantino scrive a casa, rassicura le sorelle
rimaste a Pozzomaggiore. Ma dopo qualche mese il giovane decide di
trasferirsi, saluta il fratello e la sorella e cambia città, trova
lavoro in una miniera. Racconta alle sorelle di Pozzomaggiore di essere
contento, poi improvvisamente verso la metà degli anni Cinquanta, il
giovane Costantino non dà più notizie di sè. Inghiottito nel nulla. I
familiari ne denunciano la scomparsa. Viene informato il ministero degli
Esteri, i fratelli “australiani” cercano disperatamente un possibile
contatto, ma inutilmente. Passano i mesi e poi gli anni, niente. Nelle
sorelle di Costantino subentra la rassegnazione e quel ragazzo,
diventato nel frattempo uomo, viene dato per morto. «Tra i miei ricordi
di bambina – racconta ancora Patrizia – prevale quello di mia madre che
piange per questo fratello “morto”, per tutta la vita lei e le sorelle
non si sono mai date pace». E invece Costantino (il più piccolo dei
fratelli Saccu) è morto lo scorso anno a 88 anni. E ora, pian piano, i
nipoti cercano di rimettere insieme le tessere della lunga e solitaria
esistenza di Costantino in Australia, dall’altra parte del mondo.
«Abbiamo scoperto che si era trasferito nelle vicinanze di Perth forse
dopo un grave incidente nella miniera in cui lavorava – spiega ancora la
nipote Patrizia – Forse proprio a causa di quell’incidente ha perso la
memoria e non si è più ricordato di avere parenti in Sardegna». Ma
riempire un “buco nero” lungo oltre sessant'anni non sarà facile. Tra i
nipoti sardi un’unica consolazione: «Ci ha fatto piacere sapere che zio
Costantino abbia comunque trascorso una lunga vita serena e agiata.
Vorremmo sapere tutto di lui, ma sappiamo che sarà difficile. Per il
momento questo zio mai conosciuto ci ha fatto comunque un bellissimo
regalo: ha riunito tutti i nipoti. Con diversi cugini avevamo perso i
contatti, è stato bello rincontrarsi e riscoprire i legami della
famiglia». E l’eredità? «Vedremo – sorride Patrizia – L'Australia è così
lontana... E ancora non sappiamo esattamente cosa dovremo fare». Ri.Fi.
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