16.6.21

Genio o furbetto? Parla Salvatore Garau che ha venduto una scultura invisibile per 15 mila euro: "Si vede col cuore"

canzone suggerita
"DIPENDE" - JARABE DE PALO


anche  dopo  aver  sentito l'opinione    di  critici  ,  dell'autore (frame   estrapolato  dal video  sotto citato) , i curatori della  mostra    continuo  a rimanere  come ho    già  detto nel post precedente perplesso  , nonostante  sia    sempre  aperto   all'arte     e  alle  novità  ,  forse  perchè  sono abituato alle   vecchia  concezione dell'arte  

                               da repubblica 
Le sculture immateriali di Salvatore Garau fanno discutere e diventano un caso. Dopo la notizia della vendita all'asta di "Io sono" a 15.000 euro (12.000 di offerta e il restante di diritti), il web e i colleghi dell'artista di origini sarde si dividono: genio o furbetto del mercato? "La scultura immateriale non la vedi con gli occhi ma con il cuore e - spiega il diretto interessato - l'idea viene da quarant'anni di lavoro, di pittura e di musica" (Garau, prima di essere apprezzato pittore, è stato batterista degli Stormy Six, ndr).


 nel caso non riusciste a   vederlo  lo trovate  qui

La casa d'aste Art-Rite di Milano, specializzata in opere moderne e contemporanee, difende l'autore e l'opera venduta: "Abbiamo venduto il niente? Sì, ma affermare che il niente sia il nulla è sbagliato, basta rileggere la filosofia dall'Antica Grecia in poi", dice Federico Bianchi, socio fondatore di Art-Rite. Le opere di Garau sono totalmente immaginate e l'acquirente ottiene il certificato di proprietà. "Ma anche il suo pensiero e ad esempio - prosegue Bianchi - io non comprerei un taglio su tela del primo che passa, perché questo non è Fontana". 
Sbarcate prima a New York con "Afrodite piange" e poi a Milano con "Buddha in contemplazione" le sculture immateriali sono immaginate sia per usi pubblici che privati: "Ciò che mi ha smosso è stata la pandemia perché - conclude Garau - il senso dominante per strada era l'assenza. Ecco, io ho fatto dell'assenza una materia prima".
 
                 di Andrea Lattanzi



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