18.6.21

Vaccini, parla il medico che converte i no-vax: "Io e la mia moto abbiamo fatto più dosi di un hub

 da repubblica  18\65\2021

Marcello Pili ha già vaccinato 1300 dei suoi 1600 pazienti, in un giorno ha stracciato i dati dell'hub di riferimento per la sua zona (Ostia) 185 dosi contro 170. "Il segreto? Le parole giuste"



Un giorno, all'inizio della campagna vaccinale – quando di dosi ce n'erano ancora poche - ha fatto più iniezioni lui, nel suo studio, rispetto all'hub di riferimento della sua zona, Ostia, il quartiere-città sul mare di Roma: 185 contro 170. Il dottor Marcello Pili, medico di famiglia romano, è inarrestabile. Ha vaccinato oltre 1300 pazienti su 1600 assistiti, più di ogni altro tra i suoi colleghi nel Lazio. E' motivato: “Ho un modo per intervenire per cambiare la storia di questa pandemia. Vaccinando il più possibile”. Con la sua moto, una Bmw Gs, si è ritrovato a girare la sera tra centri vaccinali per recuperare le dosi avanzate, a correre tra una casa all'altra a scovare gli allettati. Ha telefonato a tutti i suoi pazienti, convincendo gli scettici e rassicurando i timorosi.

Il risultato? “Su 600 pazienti over 60 che assisto, solo in 3 non si sono voluti vaccinare – spiega – e sono dei convinti no vax”. Il nodo sugli ultrasessantenni che ancora sfuggono all'immunizzazione - 2,8 milioni in Italia - preoccupa il commissario straordinario per l'emergenza Francesco Paolo Figliuolo. Ma quella che Pili racconta è un'altra storia, un'altra realtà. “Se avessi avuto dosi a sufficienza, avrei già finito”.

Dottore, chi sono questi over 60 che ancora oggi mancano all'appello?

"Tante di queste persone non si fidano ad andare nei centri vaccinali. Se i miei hanno detto sì all'iniezione, è perché a farla sono stato io. Ho avuto pazienti che sono andati via dagli hub, o non si sono presentati all'ultimo momento: ecco, se non li avessi cercati, e convinti, oggi allagherebbero le fila dei presunti no-vax. Passare attraverso il medico di famiglia funziona, gli hub sono spersonalizzati, viene meno il rapporto fiduciario medico-paziente, e spesso ci si trova davanti a medici giovanissimi, con poca esperienza. Io conosco la storia clinica di ogni paziente, so quale vaccino è meglio per la sua età e per la sua condizione. E lo conferma il fatto che non ho visto nemmeno un effetto collaterale serio tra le persone che ho vaccinato".

Quali vaccini ha scelto, per i diversi pazienti?

"Mi sono attenuto alle indicazioni nazionali. AstraZeneca per gli over 60, con poche eccezioni attentamente valutate".

Quante persone vaccina in media ogni giorno?

"L'altroieri ne ho vaccinati 57, ieri ho iniziato con i 12-16enni, ne ho fatti 25, ed è stato bellissimo vedere quanto sono motivati e consapevoli, più degli adulti. Ho seguito le fasce d'età, ma con una minima flessibilità, ad esempio, se ho una coppia di 72 e 68 anni, preferisco farli entrambi nello stesso momento. Si tratta di piccoli aggiustamenti, una 'personalizzazione' che semplifica la vita di tutti, che solo la medicina territoriale può fare".

E se sono scettici, cosa dice loro?

Dipende dall'età e dallo stato di salute. Per i più anziani vaccinarsi equivale a non rischiare una malattia grave, per i più giovani è una questione di diffusione del virus e di protezione del nucleo famigliare. Se il messaggio parte dal medico di famiglia, di cui i pazienti si fidano, ha una valenza diversa dai quelli, spesso contraddittori, che si sentono in Tv. Avevo una coppia, moglie e marito, lui 87 lei 82 anni, in contrasto. Lei si voleva vaccinare, il marito no. Le ho parlato, spiegandole che il suo gesto avrebbe beneficiato, di riflesso, anche lui. Ma tre giorni dopo mi ha chiamato il marito: 'Dotto' ci ho pensato, voglio vaccinarmi pure io'. Le parole contano, ma conta chi le dice".

Molti medici di medicina generale hanno lamentato scarse forniture. Come ha fatto a vaccinare così tante persone?

"Sono riconoscente alla farmacia della mia Asl di appartenenza, la Roma3, nell'ospedale Grassi di Ostia, che ha constatato il mio impegno e mi ha aiutato. La sera, mi avvisavano se avanzavano dosi negli hub del territorio, così che io potessi andarle a prendere".

Come si è organizzato con le vaccinazioni domiciliari?

"La moto mi è stata molto utile. Ho vaccinato oltre 200 persone, tutti non trasportabili, anche pazienti di altri colleghi. Casi di ogni tipo: ricordo una suorina 99enne, chiusa nella sua stanzetta, allettata, all'interno di una scuola privata con alcuni ambienti destinati agli alloggi. Ecco, una come lei sarebbe rimasta fuori dai radar. Oppure avrebbe aspettato tantissimo: le vaccinazioni domiciliari gestite direttamente dalle Asl sono andate più a rilento".

Perché continuano a mancare 2,8 milioni di over 60 all'appello?

"Credo che il problema vada ricercato nello scarso coinvolgimento che c'è stato, da parte dei vertici sanitari e politici, nei confronti dei medici di famiglia. Le regioni sono andate avanti ognuna in modo diverso, e si è creato un vuoto, sia in termini organizzativi che di formazione, colmato solo buona volontà individuale. Io mi sono 'auto-sensibilizzato': ho vaccinato il sabato e la domenica, oppure fuori orario, per garantire il lavoro ambulatoriale di tutti i giorni. Di fatto, ho annullato la mia vita privata. Tutto quello che ho imparato, l'ho studiato per conto mio. C'è anche un tema di incentivazione. I medici che lavorano negli hub prendono 60 euro ora, io lo faccio per meno di 3 euro netti a vaccino, e in più devo andare a prendermi le dosi, nella farmacia ospedaliera, da solo. Per me è facile, la farmacia è vicino allo studio, ma per chi sta lontano, anche quello è un problema".

Crede che la campagna si sia troppo concentrata sugli hub?

"Certamente i grandi hub hanno funzionato benissimo e sono una bella idea, anche a livello d'immagine. Ma bisogna dirlo, quello che faccio io da solo, in un hub lo fanno in 5, con un costo molto maggiore, e hanno un limite, anzi due: penalizzano chi abita in zone più rurali o ha difficoltà a muoversi, e hanno lasciato, pensiamo agli open day AstraZeneca e alla loro tragica conseguenza, che fosse il paziente a scegliere il vaccino, non il medico".

Il futuro della campagna vaccinale è nelle mani dei medici di medicina generale. Come renderla più efficiente?

"I medici ci sono, servono solo regole chiare, precise, e soprattutto uguali per tutti. In questo modo gli scansafatiche verranno a galla naturalmente. In un momento di grande confusione nei cittadini, il ruolo del medico di famiglia deve ritrovare centralità

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