di Giuliano Aluffi
"Io, la pirata della fisica rivoluzionerò le leggi di Einstein e dei quanti"
Per coniare la "Teoria del Tutto", che metterà d’accordo le due principali spiegazioni dell’universo (la relatività di Einstein per stelle e galassie e la teoria quantistica per atomi e particelle), servono genio e spirito ribelle. Qualità abbondanti in Chiara Marletto. La giovane (34 anni) fisica teorica che fa ricerca a Oxford sta facendo parlare di sé — è recente una lunga intervista sul Guardian — e delle sue teorie. Ha appena pubblicato un saggio dal titolo ambizioso: " The science of can and can’t " ("La scienza di ciò che si può e non si può"), dove illustra le sue teorie. Liceo classico — il "Cavour" — a Torino, genitori in Fiat (ingegnere il padre, quadro la madre) che le trasmettono l’interesse per la fisica («mi hanno sempre fatto divertire mentre studiavo»), poi la laurea al Politecnico e dottorato a Oxford: è così che si diventa pirati. O meglio: fisici teorici, che per Chiara Marletto equivale a essere corsari.
Perché proprio pirati?
«Quando avevo 3-4 anni, mio padre mi lesse le avventure di Sandokan. E da allora ho quest’idea romantica dei pirati: non banditi, ma persone che si battono per aprire nuove frontiere.Nella fisica oggi si tende a incoraggiare le persone più giovani a concentrarsi su problemi poco profondi e che permettono di pubblicare in fretta. Io mi ribello: vorrei tenere alta la bandiera per la fisica di base, che magari oggi non serve a produrre un telefonino, ma crea le idee che porteranno a nuove applicazioni nei prossimi 50 anni, come è successo per la teoria di Einstein. Per me il "pirata" è uno studioso che va oltre gli schemi.Sembra un fuorilegge, ma solo perché di leggi ne crea di nuove».
Su Whatsapp il suo motto è "Alere flammam", alimentare la fiamma. Possiamo definirla come "la giovane italiana che vuole rivoluzionare la fisica?". «Ciò che sto cercando di fare è definire nuove leggi della fisica che siano compatibili con quelle che abbiamo al momento, ma siano più generali e riescano a catturare anche aspetti — come i meccanismi della vita — che oggi non sono ben rappresentati dalle leggi delle particelle elementari. Il mio obiettivo è arrivare a una sorta di descrizione a strati dell’universo, dove lo strato più basico è quello delle leggi del moto, e poi quelli superiori riescono a spiegare tutti gli altri fenomeni».
Come riesce, tra un’email e una notifica Whatsapp, a trovare la concentrazione per una nuova teoria che spieghi lo spazio e il tempo?
«Io in realtà ho sempre la fisica in testa, anche quando preparo una pizza o taglio l’erba in giardino. È proprio quando faccio queste cose, e sono rilassata, che può venirmi una sorta di illuminazione. Comunque cerco sempre di avere durante la giornata qualche momento di isolamento. Quando uno è immerso in tante altre azioni o interazioni con altre persone, perde un po’ la vena creativa. A Oxford ci sono due rami del Tamigi: il Cherwell e l’Isis. La camminata a bordo fiume è la mia fonte di ispirazione. Oltre alle discussioni con David».
Il fisico David Deutsch, suo tutor di dottorato?
«È una persona molto eccentrica.
Ogni tanto a casa sua si vedono oggetti strani. Sono parti di computer quantistici spediti da aziende come Google o D-Wave. Perché David è uno dei pionieri del computer quantistico». La teoria a cui lei e Deutsch lavorate potrebbe rendere più concreta la realizzazione di un computer quantistico universale, e poi di un "costruttore universale".
Di che si tratta?
«Al momento è solo un costrutto teorico, però può immaginarlo come una sorta di stampante 3D che sarà in grado — se mai si riuscirà a costruirlo in futuro — di produrre qualsiasi oggetto sia realizzabile senza violare le leggi della fisica. Perfino esseri viventi».
Persino esseri viventi?
«Per questo bisogna superare le teorie esistenti. Perché esistono fenomeni come i meccanismi che supportano la vita, ovvero le cellule e gli organismi, che — pur essendo del tutto compatibili con la relatività e con la teoria quantistica — non possono essere spiegati completamente solo in termini di queste teorie. Inseguendo l’idea del costruttore universale potremmo scoprire nuove teorie e leggi».
Il mondo delle scienze "dure" come la fisica penalizza le donne con stereotipi sessisti?
«A volte uomini in posizione gerarchica più alta mostrano una sorta di incredulità sul fatto che una donna si occupi di fisica teorica. Quando mi è capitato, ho visto che la cosa migliore è semplicemente continuare a discutere di fisica. Perché così le persone si rendono conto da sole che la loro prima impressione è sbagliata. Comunque questo approccio miope finirà tra non molto: ne sono convinta. Gli stereotipi si scioglieranno».
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