IL guardiano del faro Racconto di Daniela Bionda

                        IL guardiano del faro 

 


Sbarcò in un giorno assolato da un battello a vapore. Sembrava un fuggiasco, uno che scappava dai posti affollati, dai chiacchericci di vecchie comari, dagli strali di un prete, dai vicoli della città. Il nostro non è che un villaggio fatto da piccole case, campi coltivati, orti e bestiame. Portava con sé solo una sacca con pochi vestiti, un rasoio affilato, una saponetta, un piccolo pettine ed un mondo fatto di libri, le pagine consunte, frutto di ripetute letture ed un fiore secco come segnalibro. Disse al capo villaggio di voler diventare il guardiano del faro, che spiccava lassù in alto, arroccato sulla scogliera, con i gabbiani che ci volavano attorno, per poi fiondarsi sul mare. Si chiama Jonathan, divenne il guardiano del faro, con lo sguardo poteva abbracciare l' immenso azzurro del mare. Indicare ai naviganti rotte sicure. Un giorno, salii su una piccola barca, raggiunsi l'altra sponda e mi inerpicai sulla scogliera, sino a raggiungere il faro. Bussai alla sua porta, portavo con me un cesto di fiori, di quelli che il suo mare non gli avrebbe mai dato. Portai un cesto pieno di cibo, formaggi, gallette, olive ed un fiasco di vino. Mi ci volle molto coraggio, ma troppo a lungo avevo fissato quel sole, seduta su di un muretto da cui si vedeva il mare. Fece un passo all' indietro, non disse nulla, si limitò a farmi entrare. Le anime perse si riconoscono tra loro, non hanno bisogno di parlare. Il mio bagaglio era un cuore spezzato, un fiume di lacrime ed inchiostro su vecchie poesie. Avevo bisogno di un luogo sicuro, lontano da ogni clamore. Al villaggio, venivo indicata ai passanti, come donna perduta, avendo vissuto sotto gli occhi di tutti, una storia d' amore, con un uomo il cui cuore apparteneva ad un'altra.
Parlavamo pochissimo, bastava uno sguardo, un cenno e tutto andava come doveva andare. Facevamo lunghe passeggiate sulla spiaggia, raccogliendo conchiglie e tutto quello che restituiva il mare. Tronchi d' alberi, piccoli oggetti di barche andate alla deriva, bottiglie di vetro color verde oliva, trasportate dalla corrente. Mi innamorai di lui, dei suoi silenzi, delle sue grandi mani che compivano tutti i lavori con gesti calmi e misurati. Gesti di chi non ha fretta, di chi si è lasciato tutto alle spalle e non intende tornare. Poi un giorno, trovai sulla spiaggia una bottiglia di vetro, con dentro un messaggio d'amore, mi affrettai a leggerlo, prima eccitata, poi sorpresa, speranzosa. Volsi verso di lui il mio sguardo e lui mi sorrise con calore.

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