ancora calcio ? purtroppo si , quando in esso ci sono storie di passione e vero sport ( vedere post precedente ) e forti legami familiari come il caso di Regina Baresi .
Nel calcio fast and furious di oggi, è una mosca bianca. Diciassette stagioni con la stessa maglia, da quando andava alle medie ai giorni nostri, vigilia dei 30 anni da celebrare il 26 settembre prossimo. Regina Baresi è stata l’ultima bandiera dell’Inter, capace di battere di un anno il percorso di longevità di papà Beppe. La scorsa settimana sui social ha comunicato, non senza commozione, l’addio al mondo del pallone, preparandosi alla fase 2.0 della sua vita.
Regina, lei lascia nell’età che per i suoi colleghi maschi è l’apice della carriera. Perché la vita professionale dei calciatori è più lunga?
«Diciamo che gli uomini guadagnano rispetto a noi cifre infinitamente superiori e non hanno fretta di aprirsi una seconda strada per quando smetteranno. A 30 anni mi devo reinventare ma ho altri progetti e nuove sfide da abbracciare che, spero, mi aiuteranno a colmare la nostalgia per il pallone».
A 29 anni lascia lo sport agonistico «Gli uomini guadagnano molto e hanno tempo per pensare al dopo Spero di poter restare nell’ambiente per ora voglio suonare chitarra»
Come è stato il primo giorno da ex?
«Non me ne sono ancora resa pienamente conto, probabilmente quando comincerà il campionato avvertirò la mancanza dei piccoli gesti e le abitudini del quotidiano. Di diverso finora direi che c’è stato solo l’impegno per montare il video che ho pubblicato su Instagram».
Scelta naturale o sofferta?
«Non è stato semplice decidere di lasciare prima l’Inter e il calcio in generale. Inizia una vita nuova, ma dopo averci riflettuto sono convinta».
Si è consultata con suo papà o suo zio Franco?
«Con lo zio no, ci sentiamo poco. Però ho affrontato il discorso con i miei genitori, che mi hanno appoggiato in maniera incondizionata. Sanno che è la soluzione più giusta
Non le è pesato mantenersi fedele allo stesso club, precludendosi altre esperienze?
«Non avrei potuto fare altrimenti, avendo avuto mio padre come esempio. Non mi è costato fatica, anzi è stata una scelta d’amore per l’Inter»
Dal suo osservatorio privilegiato ha assistito a tutte le fasi di sviluppo del calcio femminile, dalla nascita fino all’esplosione dopo il Mondiale francese del 2019.».«Il movimento è in continua crescita, ma è servita tanta pazienza per arrivare a questo livello di seguito e di notorietà. Fino a pochi anni fa sembrava impensabile che i club più celebri di Serie A potessero avere squadre femminili, e invece è successo. Il Mondiale ha fatto da moltiplicatore di attenzioni e visibilità, siamo sulla strada giusta».
Deve convincere un genitore a iscrivere la propria bambina a calcio, invece che a danza. Che argomenti usa?
«Gli direi di valutare cosa appassiona la figlia e se sarà il calcio, di considerare che non ci sono sport solo maschili o solo femminili. Ma sappia che bisogna mettere in conto anni di sacrifici e rinunce».
Lei ha subìto pregiudizi?
«Da piccola sì. Quando al parco si formavano le squadre per giocare, i maschi partivano dal presupposto che non fossi capace. Poi li stupivo».
Il suo cognome è stato ingombrante?
«Qualche volta ho sentito i commenti di chi insinuava che avessi il posto in squadra perché ero figlia di Baresi. Non ne ho fatto un cruccio. Per me è un orgoglio».
Modelli a cui si è ispirata?
«Ronaldo il Fenomeno, avevo il numero 9 per l’ammirazione nei suoi confronti».
Il momento che non dimenticherà?
«La stagione 2018-2019, l’anno in cui vincemmo il campionato di B, senza perdere una partita. Fummo promosse, ci sentivamo la squadra più forte al mondo, eravamo un gruppo molto unito».
La delusione maggiore?
«In questa stagione l’esclusione dal derby, il non essere stata utilizzata nemmeno un minuto nella gara più sentita ed emozionante dell’anno».
E ora cosa farà da grande?
«Mi piacerebbe restare in quest’ambiente ma non come allenatore. Magari come commentatrice, ruolo che ho già svolto. Intanto imparerò a suonare la chitarra e mi migliorerò in cucina».
Se le propongono il reality?
«Perché no? Ma più che al Grande Fratello mi vedo bene all’Isola dei Famosi e soprattutto a Pechino Express. Amo l’avventura, e visiterei, dopo tanti anni in ritiro, posti esotici e curiosi».
La decisione Consigli dallo zio? No, ci sentiamo poco. I genitori mi hanno appoggiato Ora inizia una vita nuova
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