quando ad ucciderti oltre un uomo è anche l'indifferenza dei vicini di casa

 

Il    caso    in questione è della  settimana      scorsa    e    quindi  il mio post  sui  femminicidi non è, aggiornato   all'ultimo   di   . Ma  d'altronde  è pressoché  impossibile stare  dietro   a  tutte le  aggressioni   (  quando va bene  )  e  omicidi  da  parte      di persone   con   cui  hai  o hai   avuto   una  relazione o  ti fidi   come  l'ultimo  caso    sentito  poco  fa al telegiornale è avvenuto a Giarratana ( Ragusa ) : la vittima è Rosalba dell'Albani, 52 anni . .  Infatti nel  caso  di Giovanna  c'è  , un classico  ,   L’incapacità dell’uomo (  ecco   perché   dico  che noi uomini  andiamo  rieducati   ed  aiutati  )   di accettare le scelte di vita della vittima, che aveva deciso di interrompere la relazione. Un’arma da fuoco, nel  caso   di  Giovanna Frino , detenuta in ragione del fatto che  l’uomo era stato in passato una guardia giurata. Un copione  drammaticamente ricorrente, che si caratterizza in questo caso anche per un elemento ulteriore: talvolta capita che i  femminicidi si consumino nel silenzio, senza che vicini, amici o persone prossime alla coppia abbiano la consapevolezza di  quanto avviene e, soprattutto, siano in grado di intervenire per  evitare l’epilogo più drammatico. In questa tragica vicenda, invece, è emerso che molte delle violenze commesse dall’uomo nei confronti di Giovanna Frino erano a conoscenza dei vicini di casa. La sorella della vittima ha espresso parole molto dure nei confronti di queste persone: «Invece di farvi i fatti vostri, bastava una chiamata ai carabinieri e mia sorella si sarebbe salvata... Spero che la vostra coscienza non vi dia  pace per il resto della vita». Parole frutto del comprensibile  dolore e della rabbia di chi ha perso un familiare in circostanze di questo tipo. Parole che suggeriscono una riflessione di  carattere più generale, che parte dal seguente interrogativo: come valutare il comportamento di chi assiste alle violenze e  decide di non intervenire? Le ragioni che stanno alla base di  questa scelta possono ovviamente essere molto diverse tra loro, in qualche caso dovute al timore per la propria incolumità. La passività di coloro che assistono ad episodi di violenza senza intervenire può però essere determinata anche da una scarsa consapevolezza dei reali rischi a cui è esposta una donna coinvolta in una relazione con un uomo violento. Da  questo punto di vista, la sensibilizzazione sul tema specifico della violenza di genere può fare molto, soprattutto affinché i segnali di pericolo vengano letti nel modo giusto dalle persone che stanno vicino alla potenziale vittima. L’impiego efficace  degli strumenti di protezione della donna messi a disposizione  dall’ordinamento può poi rafforzare l’idea che un’uscita dalla  violenza sia sempre possibile e che, pertanto, un aiuto  dall’esterno non sia privo di utilità”


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