17.11.07

intervista parte 1 agli autori dela società sparente

dopo  le recenti  minacce  e la denuncia   con richiesta di sequestro del libro  e quindi un tentativo  di bloccare la sua seconda edizione  con  aggiornamenti   , per  far si che  non venga   come  ho  segnalato  , nei post  precedenti ,  mobbizzato ( anche se   poco ci manca  ) visto che  fra il fango , metaforicamente parlando  gli stanno gettando  adosso  ci sono anche dele vignette satiriche ( niente di amle  , se  non fosse satira pesante   mista  ad insulto  e per  giunta  anonimo ) le  trovate qui sotto , compresa la risposta altrettanto salace data al op agli anoniki da  aldo pecora  di ammazzatecitutti

se non riuscite  a leggerle soprattutto la  prima  le trovate sullla loro rivista   www.lavocedifiore.org/SPIP/article.php3



1) Il motivo che vi ha spinto a mettere per iscritto la situazione della vostra terra.

Saverio Alessio e io denunciamo da anni gli intrecci tra poteri forti in Calabria. Una regione che espelle chiunque rifiuti la 'ndrangheta. E da tempo invitiamo a reagire. Si tratta di abbandonare e contrastare un sistema che produce progressiva emigrazione, abusivismo, affari per politici e massoni infiltrati anche nei tribunali, psicopatologie, sottrazione di fondi pubblici, rassegnazione e morte. Fin qui, lo abbiamo fatto sui giornali, in rete e con un movimento politico fondato col filosofo Vattimo e basato sull'emancipazione culturale. Con Vattimo, abbiamo ideato, per la causa, il Festival della Filosofia in Sila. Ma il Comune di Serra Pedace non ce lo farà più svolgere. L'anno scorso, al festival Aldo Pecora e Marco Travaglio attaccarono Nicola Adamo, politico di spicco in Calabria e indagato da De Magistris. Ci allontanarono subito, quindi. Un testo presente in tutta Italia sulle cause dello spopolamento in Calabria e l'espansione della 'ndrangheta è l'inizio, in piccolo, di un'azione più incisiva a difesa della nostra terra. La letteratura fa ragionare e parla ogni giorno alla coscienza critica e civile. Anni fa, ai tempi della crisi economica in Argentina, di cui nessuno vuole più dire, la gente si nutriva di libri; nonostante fame, povertà e smarrimento.

2) Avete ricevuto presioni o minacce durante la pubblicazione oppure solo dopo?


Ci sono state minacce molto prima del libro. Poi siamo partiti dalla Calabria, quasi fuggendo. Il che ha portato qualcuno a pensare che ci fossimo levati di mezzo.
Pubblicato "La società sparente", abbiamo ricevuto intimidazioni e minacce, come ci si poteva aspettare. Molti hanno avuto paura a farci presentare il libro a San Giovanni in Fiore (Cosenza), comune di cui siamo originari.
Ci sono state pressioni verso i proprietari d’una sala privata in cui dovevamo presentare lo scorso 11 novembre. Sono capitate cose molto strane.
In una libreria di Crotone, è stato detto ai lettori, a fine ottobre, del ritiro del nostro libro dal commercio. Una menzogna.
Il 26 ottobre, giorno in cui il libro è arrivato a San Giovanni in Fiore, Saverio Alessio è stato raggiunto da una minaccia scritta. Il 3 novembre un libraio di zona ha annullato un ordine del giorno precedente “per motivi personali”.
Il 3 novembre, sul giornale “Il Quotidiano della Calabria”, è uscito un pezzo con mie dichiarazioni su questi episodi e sulle pressioni. Abbiamo testimoni che possono provarne l’esistenza.
Anche Franco Abruzzo, già presidente dell’Ordine dei giornalisti lombardi, ha scritto su questi fatti.
Il 12 novembre ho ricevuto una minaccia, a San Giovanni in Fiore, dal figlio di un politico. Mi ha detto: “Adesso non posso toccarti, ma vedrai in futuro che cosa ti succederà”.
L'ho denunciato ai carabinieri. Il 14 novembre ci è stato notificato un ricorso, scritto il 4 novembre e depositato il 5, dell’avvocato Francesco Caputo a nome di Domenico Parrotta, imprenditore citato nel testo.
In questo ricorso, si chiede al giudice del Tribunale di Cosenza di sequestrare il libro o levare le pagine riguardanti il Parrotta e proibire la presentazione dell’undici novembre a San Giovanni in Fiore o a Cosenza e nei dintorni.
Il nostro editore, Neftasia, ha sede a Pesaro. Il giudice ha fissato un’udienza per il prossimo 12 dicembre. Nel ricorso è dichiarato che Parrotta è venuto a conoscenza del libro il 3 novembre, da un amico che lavora a Roma. Abbiamo degli informatori: ci hanno riferito che la moglie sapeva del libro già da fine ottobre. Noi di Parrotta abbiamo scritto che una persona, vicina a Tommaso Martino, giovane morto per droga, lo aveva indicato come testa di un grosso traffico di stupefacenti.
Ma abbiamo lasciato intendere che, a nostro avviso, la notizia non è da accreditarsi e che i successi imprenditoriali del Parrotta, proprietario di vari negozi di abbigliamento, si devono solo alle sue capacità di gestione di impresa. Non abbiamo avuto la possibilità di verificare la notizia riferita dalla persona vicina a Martino, riportata solo perché nel '97 girava voce che lo stesso Parrotta era, con alcuni professionisti, coinvolto in un traffico di stupefacenti. Allora, ci fu un’operazione, riportata dal quotidiano “La Gazzetta del Sud”, che portò a numerosi arresti e che svelò un narcotraffico dalla Colombia alla Calabria, con smistamento della droga nella provincia di Cosenza. Furono arrestati alcuni di San Giovanni in Fiore, due dei quali oggi sono morti: Antonio Silletta e Tommaso Martino. Silletta aveva poi smesso col traffico della droga e aveva avviato una macelleria lavorando duramente. Scomparve nel dicembre scorso. Nessuno si mobilitò per impedire che la ’ndrangheta lo uccidesse. Dopo alcune settimane fu ritrovato morto nei pressi di San Giovanni in Fiore, carbonizzato dentro la sua auto. Sua madre, eroica e coraggiosa, morì il giorno dopo. Nessun giornale volle scriverne.
Il ritrovamento di Silletta avvenne per una telefonata anonima ai carabinieri. Nel nostro libro, abbiamo denunciato la leggerezza del Consiglio comunale di San Giovanni in Fiore rispetto all’incendio di portoni delle abitazioni di alcuni professionisti e di Parrotta, avvenuto negli anni scorsi. Incendi sistematici e a brevissima distanza l’uno dall’altro. Quindi, ci è parso significativo denunciare nel libro che su questi incendi non ci fu una posizione responsabile da parte della politica.
E abbiamo scelto di riportare la notizia della persona vicina a Martino solo perché la stessa non fu mai data ai carabinieri. In ogni caso, abbiamo espressamente tutelato il Parrotta, del quale oggi non può dirsi nulla: è pulito.
Ciononostante, pende un ricorso per il sequestro del nostro libro.


3) Se foste ministro degli Interni o della Giustizia qual è la cosa più urgente che fareste per tagliare i tentacoli della mafia.
Sette azioni, che non possono partire solo dai ministri citati:

1) cultura della legalità in tutte le scuole;
2) abolizione della normativa che genera precariato e lavoro nero;
3) regole che impediscano l’aggiudicazione di appalti a imprese della mafia e la candidatura di politici collusi o sospetti;
4) cancellazione delle norme sul controllo politico della magistratura;
5) leggi che portino al finanziamento di progetti per l’imprenditoria giovanile solo sulla base della loro capacità produttiva;
6) cessazione dell’assistenza a fondo perduto;
7) impedimento, a rampanti industriali, di colonizzare il Mezzogiorno, di cui fa parte anche la  tua Sardegna.
4) Il vostro libro, che è, sulla scia di “Gomorra” di Roberto Saviano, un’indagine a tutto campo sul binomio politica-´ndrangheta, una denuncia nominativa, diretta e spietata che parte dalla descrizione di logiche clientelari e anomale operazioni elettorali anche a San Giovanni in Fiore, crea fastidio più perché tenete vivo il lavoro di De Magistris o perché riporta anche se con le dovute distinzioni deontologiche quelle che sono voci.
Perché continua il lavoro di De Magistris. Il pm ha dimostrato che la criminalità in Calabria non è legata unicamente al traffico internazionale della droga.
C’è un uso privato del potere: politica e massoneria rubano capitali destinati allo sviluppo di un’area tradizionalmente depressa. Nella quale arrivano miliardi di euro dall’Unione europea.
In un mio vecchio articolo, peraltro riportato in "La società sparente", riflettevo sul fatto che la mafia non è solo stragi spettacolari, lupare e tritolo. La mafia è violazione, asservimento attraverso il favore e l’assistenza, controllo psicologico della società mediante un’informazione pilotata. La mafia è lotta all’emancipazione.
5) Il vostro caso è, secondo me, uguale a quello del “Il Tonto” di Aldo Ricci, ci ho indovinato? Per Emiliano, visto che ti sei occupato del caso Sofri, secondo te:
a) esiste, come afferma Aldo Ricci, una lobby di “Lotta continua”?;
b ) C’è “Lotta continua” dietro il caso dell’omicidio di Mauro Rostagno e il delitto Calabresi ?

Ci sono analogie col caso di Ricci. Di “Lotta continua”, che più che una lobby è un paravento, non tollero la riabilitazione che se ne sta facendo.
A quanto pare, quel genere di terrorismo oggi passa come fenomeno da fumettistica, in certi casi. Allargando il discorso, né Sofri né Negri sono stati o sono credibili.
Dietro la morte di Rostagno e Calabresi c’è anche “Lotta continua”.
6) Secondo voi la forma più efficace per parlare di mafia anzi mafie è quella del saggio o quella letteraria ?
Sono due modalità espressive che appartengono alla parola, al linguaggio. Le cose si possono dire, sosteneva Borges.
Se è tolta voce, un popolo diventa povero e servo, diceva Ignazio Buttitta, grande poeta siciliano.
7) Come vedete le spinte di legalità provenienti da zone ad alta densità mafiosa come in Calabria? Come mai non avviene lo stesso fenomeno in Sicilia?
In Sicilia sono comunque molto organizzati. In Calabria, Aldo Pecora e "Ammazzateci tutti" hanno dato la svolta.
Ma temo strumentalizzazioni politiche. Giuseppe Bova, presidente del Consiglio regionale della Calabria, ha spinto, è notorio, per l’isolamento di Pecora.Aldo e i ragazzi sono robusti, tuttavia: hanno cervello e anima.
8) La lotta alla mafia e di destra o di sinistra.
La lotta alla mafia è della società. Che non può più essere “sparente”. In Calabria come in Italia.
9) Come dovrebbe essere combattuta a livello legislativo cioè da parte dello Stato?
Fui allievo di Federico Stella, grande e compianto penalista e umanista. Credo, come lui, nel ruolo dei pentiti.
E' evidente, però, che le misure di investigazione, repressione e controllo preventivo non bastano da sole.
Il problema è a monte. L’educazione delle coscienze parte dalle agenzie di formazione.
Se, per esempio, la famiglia, la scuola, la Chiesa, ogni chiesa, e la stampa non suscitano quello che Carlo Maria Martini chiama “esercizio politico della carità”, c’è poco da sperare, in un contesto globale di promozione del vuoto e del silenzio.
10) Basta applicare le leggi che ci sono oppure rafforzarle o farne di nuove?
Servono nuove leggi. Quelle che ci sono favoriscono il malaffare, la corruzione, l’impunità e la perpetuazione d’un sistema indecente, perverso e capace di cancellare la memoria. Tutto italiano.



la secnda parte   quando  Francesco Saverio Alessio mi risponderà


 




 




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