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la mia parte intollerante - caparezza
la mia parte intollerante - caparezza
da Esploratori di silenzi 18 novembre 2021 21.20 |
Se prima rispondevo e dialogavo ora lascio libertà agli altri \e di replicare ai commenti che suscitano i miei post o articoli \ storie che condivido come esempio il precedente sui vaccini e sugli effetti di chi non si vaccina . Il perchè di questa mia decisione , lo spiego con questo esempio .
Mettiamo che sia una bella giornata di sole, in piena estate. Arriva un tizio, si siede accanto a me e dice, sconsolato: «Peccato che stia piovendo». Lo guardo, un po’ smarrito, e gli rispondo: «Spiritoso, sta scherzando, vero?». E lui: «Siamo zuppi, viene giù proprio forte». Poveraccio, penso, deve avere dei problemi. Sorrido, comprensivo: «Ma non vede che bel sole? Neanche una nuvola in cielo». Lui: «E non ho neanche l’ombrello». «Ma scusi, non sente che caldo sulla pelle? Non vede le ombre così nette?». Indignato, il tizio mi guarda storto: «È quello che le raccontano. C’è il sole, c’è il sole... Ma quale sole! Piove che Dio la manda!».
Ecco, discutere con un no vax di quelli “duri” è un’esperienza così. Non è neanche il classico dialogo tra sordi, è molto peggio: l’evidenza non basta, l’evidenza inganna, l’evidenza non è visibile, come il sole in una giornata estiva. C’è, ma non conta: è manipolata, è falsa, è costruita a tavolino da chi ci vuole male. I dati, i morti, le storie di chi non ce l’ha fatta, i disastri in altri Paesi... Niente: favole. E finché a dirlo è qualche picchiatello sui social, vabbè, possiamo anche farcene una ragione: di picchiatelli purtroppo è pieno il mondo, e i social ne traboccano . Comincia a essere preoccupante quando a non vedere il sole è qualche personaggio importante, istruito, autorevole. Di quelli che la gente ascolta e se è credente si fida .La settimana scorsa un vescovo, anzi, nientemeno che un arcivescovo, e cioè monsignor Carlo Maria Viganò, ospite di Giovanni Floris a Dimartedì sulla 7, se n’è uscito con questa perla: «Hanno ucciso deliberatamente i contagiati per farci accettare mascherine, lockdown e coprifuoco». Bruno Vespa, presente in studio, se l’è cavata scuotendo la testa e sussurrando un «Che Dio lo perdoni». Il direttore della Stampa, Massimo Giannini, è stato più tranchant: «Viganò è un mascalzone», ha sillabato: «Dobbiamo essere intolleranti, non con chi la pensa diversamente, ma con chi mente sapendo di mentire». Difficile dare torto a Giannini, anche per chi, come noi, l’intolleranza non la pratica ( anche se qualche volta ci cade ed intollerante contro certe cose
Dire (o lasciar dire) che i medici di Bergamo, l’anno scorso, hanno «ucciso» i loro pazienti per fare il gioco di chissà quale Spectre mondiale non solo è folle: è molto pericoloso. Perché non tutti hanno gli strumenti per capire che è una vergognosa fake news bugia (che fra l’altro getta fango sui medici e gli infermieri che si sono sacrificati ed ancora continuano a farlo , anche se fra loro aumentano chi non vuole farsi il vaccino per salvare migliaia di vite), e si rischia in tal modo di alimentare le paranoie di tante oneste persone che semplicemente hanno dubbi o paure.
Ci sono un paio di fedeli e simpatici lettori che più o meno regolarmente mi tempestano di chilometriche mail , video e post no vax e no Green pass. In passato ho intavolato con loro civilissime discussioni sul tema, ma poi ho smesso. Perché mi sembrava di essere quello che, in una giornata di sole, tentava di convincere l’altro che no, non pioveva affatto. Un altro lettore mi ha scritto: «Visto Ranucci, di Report? ha detto in tv che la terza dose è il business delle case farmaceutiche». Già, peccato che il medesimo Sigfrido Ranucci, qualche giorno dopo, ad Agorà su Rai 3, abbia perorato la seguente causa: «Dobbiamo seguire l’esempio di Israele, che quando ha visto risalire i contagi è immediatamente partito con la terza dose. Quindi partire da subito con la campagna per la terza dose è fondamentale». E allora? Come la mettiamo? Senza considerare che il vero business per Big Pharma, come ha ben spiegato Roberto Burioni a Che tempo che fa, sarebbe in realtà l’ospedalizzazione: più malati, più costosi medicinali da usare, più soldi, per loro, da incassare (un giorno in terapia intensiva costa alla collettività circa 2.800 euro; in media la terapia dura dieci giorni, sempre che il malcapitato si salvi, per un totale di quasi 30 mila euro: altro che gli spiccioli per il booster di Pfizer). Insomma, per fortuna che la larghissima maggioranza degli italiani sa distinguere una bella giornata di sole da una in cui viene giù a catinelle...
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