12.11.21

replica di Gabriel Zuchtriegel Direttore del Parco archeologico di Pompei UNICITÀ I REPERTI RIGUARDANO LE ÉLITE: QUASI MAI SI HANNO NOTIZIE DEI LAVORATORI

 dopo  l'articolo sull'uso  strumentale    e  propagandistico     delle nuove ( o presunte   tali  )    scoperte  a pompei    riferite  da il fatto quotidiano 11\11\2021   ecco sempre   su   fattto la replica  del direttore  degli scavi   archeologici di Pompei    

Stanza dei servi

Pompei è un luogo eccezionale e ci stupisce ancora con nuove scoperte, ma non tutti la vedono così. L’altro giorno il Fatto, a proposito della “stanza degli schiavi” scoperta a Civita Giuliana, una grande villa a nord della città antica, ha parlato di “una colata di gesso, usata per riempire i vuoti lasciati nella cenere dai materiali deperibili scomparsi (…) e tanto bastava per far parlare di scoperta eccezionale”. Certo, l’eccezionale ha sempre qualcosa di soggettivo. Quando facevo ricognizione nell’hinterland della Costa Ionica in Basilicata alla ricerca di tracce di fattorie e villaggi rurali, mi emozionavo per concentrazioni di minuscoli frammenti ceramici nei campi, che ci consentivano di aggiungere un altro sito alla carta archeologica del territorio. In questo caso, anche qualche collega addetto ai lavori aveva
difficoltà a condividere il mio entusiasmo.

Lo stesso interesse scientifico per la vita quotidiana, più che per il recupero di nuovi “capolavori”, rende la stanza degli scavi una scoperta eccezionale, poiché getta luce su un mondo che ci è poco noto: quello dei ceti non elitari, degli schiavi, dei subalterni. Ricostruire la loro realtà è difficilissimo perché nelle fonti ufficiali appaiono raramente e solo dalla prospettiva dell’élite. Per questo l’archeologia è spesso l’unico modo per risalire alla loro realtà quotidiana. Ma persino le indagini di grandi ville “schiavistiche” in Italia e altrove non sono arrivate al grado di dettaglio che ora ci viene offerto dai letti e mobili della stanza scoperta a Pompei, grazie al metodo dei calchi. Oltre ad alcune anfore (la stanza serviva anche come ripostiglio) e pochi vasi posizionati sotto i letti, la materia antica è quasi del tutto scomparsa: materiali deperibili hanno lasciato un vuoto nella cinerite che il gesso ha riempito, restituendo straordinari dettagli di tessuti, corde e briglie di cuoio. Nessun “tesoro” di preziosi oggetti, per intenderci, ma uno spaccato di un mondo precario, lontano nel tempo, che è il vero tesoro che l’archeologia può regalarci.

Come tutti gli scavi promossi dal Parco archeologico di Pompei, anche quello di Civita Giuliana corrisponde a una visione integrata di tutela, conoscenza e fruizione. Nato sulla base di un protocollo d’intesa con la Procura della Repubblica di Torre Annunziata, stipulato dal ex direttore e attuale direttore generale dei Musei, Massimo Osanna, lo scavo, finanziato con fondi ordinari del Parco, ha recuperato un complesso importante, che per anni è stato oggetto di un saccheggio sistematico da parte di scavatori clandestini. Lo stesso modello, del resto, è stato applicato durante gli scavi nell’ambito del Grande Progetto Pompei sotto la direzione di Osanna: anche qui tutti gli interventi di scavo furono parte di un percorso di miglioramento della conservazione. E ciò impegnando per le indagini stratigrafiche – che portarono, tra l’altro, alla scoperta del termopolio e della “Casa di Orione” – appena il 2,7% dei 105 milioni che Stato italiano e Ue avevano stanziato per il Grande Progetto. Scrivere che i fondi siano stati “utilizzati anche per scavare, molto”, facendo in tal modo intuire che si trattasse di una deviazione arbitraria rispetto alle finalità del progetto, è semplicemente fuorviante. Anche perché la stessa Corte dei Conti ha confermato la correttezza della spesa del Grande Progetto, nonostante i tempi stretti e la complessità degli interventi di restauro e messa in sicurezza: un altro risultato, che mi sentirei di definire eccezionale. Ma di fronte al dato, scientifico o economico che sia, ciascuno giudichi secondo la propria conoscenza e coscienza.

*Direttore del Parco archeologico di Pompei

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