10.11.21

La campionessa dei droni: "Non cammino, so volare"., Tra le baracche romane la scuola degli ultimi., il fu mattia pascal esiste vive a follonica

Tre volte campionessa italiana di drone racing, un Guinnes world record, la nomina ad Alfiere della Repubblica dal Presidente Sergio Mattarella e tanta passione per il volo. Che per lei è la cosa più vicina alla libertà. Luisa Rizzo è una pilota salentina di droni, ha 18 anni e con un radiocomando e i droni realizzati da papà Michele gira l'Italia e il mondo. 

Grazie a lui ha scoperto un mondo che doveva essere uno strumento per conservare la forza nelle mani e combattere la sma che la accompagna ed è diventato una professione, tra gare di velocità contro i normodotati e riprese cinematografiche. I due Rizzo sono diventati un simbolo nel circuito, con un rapporto che va oltre quello tra padre e figlia: sono una squadra, tra aiuti reciproci e condivisione. Una metafora della vita

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Una passeggiata tra i resti degli acquedotti dell'antica Roma per raccontare la storia di  L'associazione culturale Ottavo Colle promuove queste attività per far conoscere ai romani e non "uno dei figli migliori di Roma", che nel 1968, arrivato nella parrocchia di Pontecorvo, affacciandosi dalla finestra della sua chiesa, vide per la prima volta le file e file di baracche della capitale.

 E proprio in una baracca di nove metri quadri, appartenuta a una prostituta, civico 725, aprì la scuola per i ragazzi dell'Acquedotto Felice, considerati bambini di serie B e quindi lasciati indietro dalla pubblica istruzione. Si cominciava alle tre di pomeriggio con la lettura dei giornali, poi c'era il momento di disegnare quello di cui si era discusso in classe, su fogli riciclati e con pastelli a cera. E proprio tramite il disegno Don Roberto, prete di borgata, riuscì a far entrare il mondo nelle baracche, trattando gli argomenti più disparati, da Malcom X a Ghandi e Che Guevara, racconta Marzia Consalvi della Biblioteca Raffaello di Roma, dove è conservato il fondo Don Sardelli, che lui stesso donò a questo istituto pochi anni prima di morire, proprio per la vicinanza all'Acquedotto Felice

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Per 25 anni l’hanno creduto morto, invece abitava con la moglie a pochi chilometri di distanza.

E un giorno all’improvviso si è presentato agli amici di un tempo


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