Il fabbro-musicista che ama i Beatles e i Rolling Stones «In laboratorio le mie passioni: jam session tra morse e saldatrici»



    da  https://www.unionesarda.it/carta/

Nel cuore della Marina, in via Dettori, spunta il laboratorio di Giovanni Polla, uno degli ultimi fabbri rimasti a Cagliari. Infanzia trascorsa a Laconi sino ai 12 anni, da trent'anni è uno dei volti riconoscibili del rione anche perché è un musicista. Il suo laboratorio è illuminato da una luce fioca, contraddistinto da due archi a mattoni e in pietra, oltre che da un soffitto in legno costituito da tronchi di zinnibiri. Tutto parla del suo mestiere e al suo interno sembra che il tempo si sia fermato: trapani a colonna, ercoline per

piegare i tubi, piegatrici per le lamiere, troncatrici, saldatrici a filo continuo, forgia a propano, pinze, punzonatrici, forbici, taglia tubi, morsetti, soffietti sono alcuni dei macchinari che usa giornalmente per le sue creazioni. «Per me il fabbro non è mai stato solo una professione ma una passione ereditata da mio nonno Efisio che mi regalò il suo martello che ancora conservo, il primo da me usato, un cimelio».
Il lavoro
«Realizzo scale a chiocciola, cancelli, grate, mensole, tettoie, porte, ringhiere, balconi. Mediamente per realizzare un cancello impiego 15 giorni mentre le grandi multinazionali due ma il ferro che io uso è più spesso, circa due millimetri, quindi più resistente. C’è una cura maggiore». Occhiali in volto, ventaglio in pelle per proteggersi dalle scintille della forgia e dai raggi della saldatrice, non manca l’occasione per dare spazio al proprio estro. «Creo anche lampadari con decorazioni naturali, dove si gioca con i dettagli realizzando geometrie perfette. Oppure soli a specchio, pavoncelle per bastoni da tenda, insomma la fantasia non manca». 
 Dalle pinze alla chitarra
Fantasia che riversa nell’altra sua grande passione, la musica. «Suono la chitarra e il basso, sono cresciuto ascoltando Jimmy Hendrix, i Beatles, i Rolling Stones. Tra una pausa e un’altra scrivo canzoni, mi raggiunge qualche amico con cui suono e diamo vita a jam sessions. Negli anni Settanta formai una band chiamata “I Diavoli Rossi” con cui abbiamo girato la Sardegna suonando in vari locali e feste». Marito, padre di due figli e nonno di quattro nipoti, come conciliare i suoi due grandi amori? «Lavorare il ferro e suonare sono due aspetti complementari della mia vita», conclude. «Non c’è differenza: in entrambi i contesti faccio uscire la poesia che ho dentro di me. Non sono né un poeta né voglio essere ritenuto un esempio ma un uomo semplice che affronta la quotidianità con il sorriso».

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