Da fan a liutaio di fiducia: la passione diventa un lavoro Stefano Mura 36 anni, algherese, realizza le chitarre per le band death metal «I miei idoli sono diventati clienti e sul palco suonano con i miei strumenti»

 

Quando aveva dieci anni e andava alle sue prime lezioni di chitarra, cercando di imitare le band metal che vedeva in televisione all’una di notte, mai avrebbe immaginato che quelli che erano diventati i suoi idoli, un giorno, sarebbero andati nel suo laboratorio di Sassari e avrebbero usato le chitarre create con le sue stesse mani. Stefano Mura, algherese di 36 anni, quando ha iniziato a costruire la sua prima chitarra, non conosceva neppure il termine liutaio. Poi, studiando su libri ordinati dagli Stati Uniti, facendo le prime ricerche su Internet ai tempi della scuola, e infine facendo tantissima pratica, quell’idea folle di costruire chitarre è diventata il suo mestiere, il lavoro di una vita. Il grande passo Stefano lo ha fatto tredici anni fa: per liberare la sua cameretta invasa dagli strumenti musicali degli

amici, da mettere a punto, da riparare o da migliorare, l’apertura di un laboratorio all’inizio di viale Caprera, a pochi passi dal conservatorio di Sassari, è stata una scelta quasi obbligata, con il forte sostegno della sua famiglia. La svolta a Sassari «Ho scelto Sassari perché questa è una città di musicisti straordinari, molti dei quali hanno collaborazioni a livello nazionale con artisti affermati - racconta Stefano, mentre infila le corde in un basso elettrico che ha appena revisionato –. La cosa curiosa, e forse misteriosa, è che i musicisti più importanti che sono diventati miei clienti, sono proprio figure leggendarie del genere musicale che ho sempre amato. Da ragazzino suonavo le cover degli inventori del genere death metal, per esempio gli americani Obituary, e trent’anni dopo il chitarrista, Trevor Peres, è diventato un mio amico e addirittura la Fender che lui suonava nei videoclip che vedevo negli Anni 90, ora è qui nel mio laboratorio: me l’ha regalata l’ultima volta che è venuto a trovarmi. E sul palco ora porta la chitarra che ho costruito per lui e che lui stesso ha scelto di chiamare “black death”». Death metal Stefano, oltre a costruire chitarre classiche, sarde, elettriche, bassi, è un chitarrista straordinario. Specializzato proprio nel death metal, un genere musicale molto duro, che richiede tecnicismi e competenze enormi. Come per il mestiere del liutaio: «È fondamentale aggiornarsi continuamente, sia dal punto di vista tecnico ma anche delle attrezzature – racconta Stefano mentre mostra il corpo di una chitarra che sta realizzando per un celebre chitarrista di origini sarde, Patrick Mameli, fondatore della band olandese Pestilence –. Oggi questa sede, con tutti gli apparecchi elettronici che ho acquistato negli anni, sembra più il laboratorio di uno scienziato, che quello di un liutaio. Ma la liuteria moderna è anche questo, richiede competenze matematiche, fisiche e chimiche. Mai, da ragazzino, quando non amavo tanto studiare la matematica, avrei immaginato che avrei avuto così tanto bisogno di conoscerla, per fare un mestiere all’apparenza artigianale, ma che è estremamente tecnico». L’Alchimede Il laboratorio di Stefano Mura si chiama L’Alchimede, un nome che è diventato anche il suo marchio, nato quando suonava con la sua band, i Pure Assault. Essendo capace di aggiustare tutto in un attimo, dagli strumenti musicali alle attrezzature, uno della band lo aveva soprannominato “Archimede”, che detto in sardo suona “Alchimede”. Nomignolo al quale poi Stefano è rimasto legato. «Attualmente sono l’unico liutaio professionista a realizzare le chitarre sarde, usate per il canto a chiterra. Una l’ho addirittura venduta in Israele – spiega l’artigiano davanti alla prima chitarra sarda da lui realizzata 15 anni fa, praticamente tutta a mano –. Ma ci tengo a precisare che la chitarra sarda altro non è che una chitarra baritonale. In Sardegna furono importante dalla Sicilia negli Anni 60, infatti i decori floreali che molte riportano non hanno nulla di sardo». Stefano Mura nel corso della sua carriera di liutaio ha costruito oltre 60 strumenti, che sono ormai sparsi in tutto il mondo. Ma la sua attività è anche quella delle riparazioni, delle messe a punto, delle regolazioni. Il suo tempo nel laboratorio, quindi, il liutaio algherese lo passa dividendosi tra la progettazione e costruzione dei nuovi strumenti, e il set-up di quelli dei clienti. Un lavoro che lo impegna così tanto che le uniche due settimane di ferie in tredici anni le ha prese la scorsa estate. Musica in pandemia Un altro periodo in cui ha fatto una pausa, ma in questo caso forzata, è stato quello della pandemia. «Sono stati due mesi e mezzo surreali - ricorda Stefano -.Dal punto di vista economico drammatici, ma l’aspetto curioso e forse anche molto positivo, è che tantissimi musicisti che avevano smesso di suonare da tanti anni, durante il lock down hanno rispolverato le vecchie chitarre o i vecchi bassi, ritrovando la passione per la musica. Moltissimi di loro hanno portato da me i loro strumenti perché li rimettessi in ordine. Oggi, molti di questi musicisti stanno suonando così tanto, che sembra stiano cercando di recuperare il tempo perduto». Il laboratorio L’Alchimede di viale Caprera 1N, a Sassari, è un concentrato di tecnologia. Le attrezzature sono all’avanguardia e consentono di fare lavorazioni specifiche e messe a punto per ogni strumento della liuteria. Questo ha comportato grandi investimenti, ma consente a Stefano Mura di garantire qualsiasi tipo di intervento. Non è un caso che il liutaio abbia richieste da ogni parte d’Italia e, ormai, anche del mondo (dalla Georgia agli Stati Uniti, da Israele all’Olanda). Attualmente, l’Alchimede è uno dei soli due laboratori, in Italia, in cui si facciano lavorazioni sul carbonio. La creazione di una chitarra o di un basso può richiedere tempi di lavorazione molto vari, da un minimo di tre mesi per uno strumento elettrico a un massimo di due anni e mezzo, per una chitarra acustica. Tutto dipende dal tipo di lavorazione che si esegue e dal tipo di strumento che si va a costruire. I legni più utilizzati sono l’acero, il mogano, lo ziricote, il padouk, il palissandro, l’ebano, lo zebrano, il cocobolo e l’ontano. Ultimamente i prezzi delle materie prime sono aumentati parecchio e la reperibilità è bassa per via della scarsità di materia prima in generale. I prezzi variano da un minimo per uno strumento elettrico, di circa 1800 euro, a salire per quelli acustici che possono arrivare fino a 6mila euro. Nel laboratorio sono presenti anche amplificatori di altissima qualità che servono al liutaio per fare tutte le prove, ma anche ai suoi stessi clienti per testare il loro nuovo strumento prima di portarlo a casa.

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