A chi mi dice che è << beati voi sardi che mantenete le usanze e resiste te alla globalizzazione contro le americanate di halloween >> ebbene cari signori\e vi sbagliate perchè tali tradizioni e resistenze si trovano in tutto il sud d'italia , ecco un articolo , con foto al centro annessa , tratto da http://livesicilia.it/2012/10/30
Bancarella di dolci Festa dei morti |
Da qualche anno, da quando ha preso piede l’abitudine di festeggiare Halloween a pochi giorni dalla festa dei morti, c’è chi lamenta la “colonizzazione” delle nostre usanze, in favore del consumismo e della spettacolarizzazione che viene d’oltreoceano. Ma le celebrazioni del culto dei morti, presenti in culture diversissime, hanno subito influenze reciproche già in epoche antiche. (Guarda la fotogallery della tradizione dei morti QUI)
Mancano due giorni alla All Hallow's Eve,la vigilia di Ognissanti, la festa pagana trasformata in cristiana e poi ancora in consumista: il 31 ottobre si avvicina e con esso il giorno dei Morti. E in Sicilia tira a tratti un vento che porta storie ancestrali, che sussurra nelle orecchie le parole dei nostri defunti.
Spesso la festa di Halloween è stata paragonata alla Festa dei Morti, radicata in terra sicula da secoli. La All Hallow's Eve è retaggio di una cultura antica appartenente ad altre isole: l'arcipelago britannico per anni è stato focolare di una magia celtica, contaminata però dall'influenza di Roma. Con sorprendente sincretismo, la festa celtica dei morti coincideva con le celebrazioni romane per l’inizio del nuovo anno, il 1 novembre. Il lavoro nei campi era concluso, il raccolto al sicuro e i contadini celebravano la fine della stagione della semina. Era dunque il momento di ringraziare tutte le divinità pagane ed era allora che le porte di passaggio ultraterrene si aprivano, solo per una notte, e gli spiriti dei morti erano liberi di camminare tra i viventi.
Ed ecco che le storie siciliane si riallacciano a storie altrettanto magiche: appena 24 ore dopo Halloween, nell'Isola si celebrano i morti. Goliarda Sapienza, ne “L’arte della gioia”, scrisse, a proposito del tentativo del regime fascista di sradicare nei siciliani l’attaccamento alla Festa dei Morti: “La gente [...] continua a ricordare, ed ad aprire, la notte del primo novembre, la porta ai nostri morti, che in punta di piedi entrano nelle case a portare doni e messaggi ai nostri carusi. Dolci e giocattoli perché non dimentichino che c'è la morte, e che loro anche nella morte sono vivi”. Queste righe riassumono in effetti la tradizione siciliana.
Sia l'Halloween anglosassone che la Festa dei Morti sono stati senz'altro influenzati, nel corso della storia, dalla tradizione d'oltreoceano: l'America ha fatto della spettacolarizzazione della leggenda uno dei suoi punti forti e la globalizzazione spesso ha influenzato più le culture del passato che quelle moderne. Ma il culto dei morti da Trapani a Catania, passando per Palermo ed Enna, richiama i siciliani alle tradizioni della terra: l'usanza di camminare per i paesini indossando lenzuola funebri o di portare regali ai più piccoli - quasi fosse un “trick or treat” senza troppi fronzoli - e ancora la speranza di vedere i propri cari riemergere dalla terra per una notte all'anno.
E prepotentemente, come in qualsiasi ricorrenza sicula, la cucina diventa parte fondamentale della leggenda. Alcune famiglie continuano ad andare a pranzare nei cimiteri per stare in compagnia dei propri cari scomparsi, portando con sé i dolci della tradizione: a Palermo c'è “u cannistru”, il tipico cesto di frutta di martorana che viene portato in dono nel giorno dei morti; nei paesi delle Madonie si mangiano biscotti prodotti con i frutti della terra: taralli glassati, pupatelli ripieni di mandorle, tetù bianchi e marroni. E ancora, i pupi ri zuccaru e la muffoletta, una pagnotta “cunzata” che si mangia la mattina del 2 novembre in commemorazione dei nostri defunti.
È vero che, da qualche anno, la credenza isolana si è vestita delle maschere macabre o sexy che fanno parte dell’iconografia dei film e telefilm americani, di scheletri di plastica appesi ai balconi e di zucche intagliate in facce crudeli. È vero che i nostri pupi ri zuccaro hanno dovuto cedere alle esigenze di business, e così i classici cavalieri e damine sono quasi scomparsi dagli scaffali delle pasticcerie, per fare posto ai personaggi dei cartoni animati come Dragon Ball o le Winx. Ma è pur vero che, ogni anno, nonni, genitori, figli adolescenti reduci da party sfrenati (magari con ancora segni, sul viso, del trucco da zombie) e bambini che fiutano l’occasione per soddisfare un nuovo capriccio, riescono a trovare il tempo per una visita al cimitero o per mangiare insieme quei dolci di una volta. A conferma della vera natura di questa festa per i siciliani: un’occasione, intima e familiare, per ricordare chi non c’è più.
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