[ Introduzuone fatta dalo stesso Fabrizio de Andrè al brano Khorakhané (A forza di essere vento) durante il concerto al Teatro Valli di Reggio Emilia (6/12/1997) ]
La fotografia è un invito a fare un passo oltre, a prestare attenzione, a rivalutare ed a volte ricostruire. Non si può migliorare se non si è vulnerabili.pronti ad accogliere.pronti a cambiare. ( Andrea crispelli ) . Infatti oltre cinque anni ci sono voluti per realizzare il reportage di Andrea Ciprelli ( http://andreaciprelli.it/ ) classe 1985, fotografo specializzato in ritratti e matrimoni. Le immagini, che raccontano uno spaccato di vita intimo, mai realizzate prima a Torino, immortalano diversi momenti delle popolazioni Rom che vivono sulle sponde dei fiumi della città. Fotografie intense e coinvolgenti che mostrano una realtà d’altri tempi, per realizzare le quali il fotografo ha dovuto entrare in contatto con le varie famiglie Rom
dal suo sito |
da http://torino.repubblica.it/cronaca/2018/01/05/foto/
feste ai principi e alle principesse Rom arrivate da altri paesi d’Europa, fidanzamenti, feste religiose e momenti quotidiani come un bagno nella Stura o la nascita di un nuovo figlio. Le immagini, che presto saranno esposte in una mostra - sono state realizzate tra il 2010 e il 2016 nei campi di via Germagnano, lungo Stura Lazio e corso Vercelli. "Le persone che hanno visto le mie fotografie - racconta il fotografo - si chiedono come io abbia fatto a passare così tanto tempo con gli zingari, come abbia fatto a non odiarli, a stargli vicino, a mangiare nelle loro baracche e condividere anche le posate. Ho intrapreso la strada più difficile, cioè quella dell’amore, perché io li ho amati, fin da subito. E quell’amore è diventato il mio reportage
Un reportage coraggioso in tempi in cui i fantasmi del passato ( exenofobia , razzismo , eccessivo populismo e qualunquismo ) ritornano più forti . Infatti l'autore scrive introducendo il suo reportage , di cui alcune foto sono presenti qui nel post e le altre qui nelll'introduzione a tale lavoro : << Il mio piu’ grande atto di coraggio e’ finito per diventare il mio primo grande progetto.
Scaldarsi con un braciere, mangiare nello stesso piatto, lavarsi nel fiume, volevo rivivere una realta’ antica, scomparsa. La mia notte moderna fatta di cocktail era migliore di quella?Mi ripetevo che non aveva senso andare a trascorrere le mie giornate, le mie nottate con loro, in quei posti da dove ti insegnano a starci alla larga fin da piccolo.Li ho cercati per sentire il battito dell’altro che mi sta di fronte, ed e’ come me: Impaurito, irrequieto, disilluso, disorientato. Non voglio condannarmi all’incapacita’ cronica di confrontarmi con l’altro, non voglio perdere la mia curiosita’.In quel bosco, Sulle rive del fiume ho visto crescere i bambini , gli uomini invecchiare. In 5 anni e’ come se ne fossero passati 10. Non ho solo fotografato. Ho vissuto con loro. La Pasqua, il Natale, la celebrazione dei Santi, le feste dei matrimoniinterminabili. Le persone spesso mi chiedono ma come hai fatto a entrare? Si sono fatti fotografare? Perche’ non accettano che sia stato possibile. Non vogliono crederci perche’ conoscono la realta’ in quel modo. Non si spiegano che invece di odiarli, li abbia amati, ci siamo amati.Sono tornato li tante volte. In quel bosco sentivo ancora la musica, vedevo ancora i bambini correre a piedi nudi. Ho salvato quello che ho potuto, i teli colorati appesi alle pareti delle rouloutte, le gonne a fiori. Li ho raccolti. Il fiume me li aveva lasciati li.Stanno perdendo le loro tradizioni le loro regole, e insieme a loro stiamo perdendo anche noi. Sono loro gli ultimi indiani d’Europa, e come quelli d’America speriamo di poterli confinare tutti e voltare pagina? >>
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