Il fascino macabro dell’Uomo Piccolo ci tormenta ancora
da http://messaggeroveneto.gelocal.it/tempo-libero/2018/01/30/
Luca Taddio spiega il successo dell’edizione critica delle pagine piú tragiche del totalitarismo. Lo storico Pinto ha ricostruito la struttura logica del dittatore: "Nella nostra società non ci devono essere ombre né tabú"di Mario Brandolin
È uscita nelle librerie da pochi giorni, per i tipi dell’editrice Mimesis, l’edizione critica di “Mein Kampf” (“La mia battaglia”), l’autobiografia politica di Adolf Hitler per la cura di Vincenzo Pinto.
Studioso autorevole di antisemitismo e di letteratura popolare, egli affronta il testo del dittatore tedesco con un approccio innovativo, finora mai utilizzato dagli interpreti per studiare la visione del mondo dei movimenti di massa totalitari del Novecento: non si concentra tanto sulle parole, quanto sulla struttura logica del testo.Scelta che sta già suscitando grande interesse tra i lettori più interessati, soprattutto tra gli storici.
Per saperne di più ci siamo rivolti al direttore editoriale Mimesis, il filosofo Luca Taddio, tra i fondatori della autorevole editrice.
Quali dunque le novità di questa edizione di “Mein Kampf”?
«La novità più rilevante è che si tratta della prima edizione critica italiana integrale. L’edizione che abbiamo realizzato prende spunto dal lavoro condotto dall’Istituto di Storia Contemporanea di Monaco ed è arricchita da un significativo apparato di note, indici, glossario e bibliografia. È il frutto di un decennio di lavoro e di ricerca: la stesura finale si basa sull’edizione filologica tedesca del 2016. Questa edizione, non si concentra tanto sulle parole del testo, quanto sulla sua struttura logica: ne emerge, per esempio, che Hitler fu uno dei primi politici ad aver fatto uso di uno stile argomentativo particolare, cioè quello dell’abduzione, per conquistare i suoi lettori-elettori».
“La resa dei conti”, così il sottotitolo del volume, a che cosa si riferisce di preciso?
«L’opera è stata pubblicata in due volumi e presenta un sottotitolo per ciascun tomo: “La resa dei conti” (volume I) e “Il movimento nazionalsocialista” (volume II). La “resa dei conti” di cui parla espressamente Adolf Hitler, si riferisce alla rivalsa che il Führer auspicava nei confronti dei soggetti identificati come principali colpevoli dei mali della Germania del suo tempo: gli ebrei, i socialdemocratici e i marxisti. Alla diagnosi della “malattia” effettuata nel primo volume, si contrappone, nel secondo tomo, la definizione di una “cura”, e cioè la costituzione del movimento nazionalsocialista».
Non c’è il rischio che, divulgando queste si rinfocoli il già preoccupante antisemitismo di movimenti e partiti neonazisti che sta pericolosamente montando in Europa?
«No, affatto. È vero l’esatto contrario. E le spiego perché: noi italiani, in modo particolare, viviamo all’interno di una politica ancora fortemente “emotiva” e questo denota un certo grado di arretratezza del dibattito. Vuole un esempio? Prendiamo l’attuale campagna elettorale: converrà con me che se un soggetto politico avanza proposte difficilmente realizzabili in teoria dovrebbe perdere consenso in quanto poco credibile; se, invece, guadagna consenso ciò significa che tale consenso è l’effetto di un’onda emotiva».
E dunque?
«Per ricondurre il dibattito al piano prettamente razionale ogni fenomeno va studiato analizzato e discusso in modo scientifico e rigoroso».
Anche per un testo tanto pericoloso?
«Nel caso del “Mein Kampf” si rischia solo di alimentare falsi miti. Nella nostre società non ci devono essere né ombre né tabú. L’unica via è cercare di indagare e comprendere la storia e l’attualità senza, per quanto possibile, preconcetti ideologici. Oggi il tema dell’informazione è decisivo: potersi basare, anche su internet, su informazioni corrette e non distorte ad arte o frutto di informazioni prive di una base documentata e verificata è fondamentale per poter “scegliere” e “deliberare”. Il tema dell’informazione sta alla base del senso stesso della democrazia: di come oggi la vogliamo intendere e interpretare».
E l’ondata neonoazista?
«Per tornare alla sua domanda: i movimenti di estrema destra si alimentano a partire da paura e sentimenti che non vanno ignorati, bensì studiati e compresi e, soprattutto, per contrastarli bisogna fornire delle risposte solide e ben fondate – dobbiamo spingerci ben al di là di facili retoriche “buoniste”».
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