28.1.18

amico fragile di Matteo Tassinari


Amico Fragile




Durante il rapimento mi aiutò la fede negli uomini,proprio dove latitava la fede in Dio.Ho sempre detto che Dio è un'invenzione dell'uomo, qualcosa di utilitaristico  una toppa sulla nostra fragilità. Tuttavia, col sequestro qualcosa si è smosso. Non che abbia cambiato idea,
ma bestemmiare oggi come minimo m'imbarazza.
FABER



Luoghi meno comuni e più feroci  Mi disgustarono



Questo mondo è diviso in vincitori e vinti. Solo che i primi sono 3 ed i secondi 3 miliardi.
Come si può vivere ottimisti?
Probabilmente la sua canzone più  IMPORTANTE



di Matteo Tassinari





I cosiddetti “migliori” di noi se avessero il coraggio di sottovalutarsi almeno un po’vivremmo in un mondo infinitamente migliore



FABER ED I GIGLI DI PAPA'

... che abbia mai scritto Fabrizio De André, è molto probabilmente "Amico fragile". Quando scherzava ed era in zonaburlana diceva che lui era in realtà "Bocca di Rosa" (il suo spirito libertario emergeva prepotentemente come l'esplosione di un vulcano in"Bocca di Rosa"). Ma quando gli argomenti s'imbrunivano e assumevano colori tersi nell'oscurità (difficile, eh...) e bè... li s'intristiva ed aleggiava sempre dalle parti di "Amico fragile", come farebbe un aquila col suo rifugio, un luogo del conforto, un'ultima Thule anche per lui, un luogo dove sai che ritornerai sempre, perché sarà il luogo della tua morte, del ritrovo con te stesso nella tua nullità completa e totale. Troppo ottimista?No... è così! Aveva una convinzione granitica in quel che raccontava che t'infondeva una certezza e condivisione proprio per quel che diceva. L'imparavi subito, a memoria. Le parole, anche quelle sceme, s'imprimevano nella mente. Troppo esplosivo, spiazzante, imprevedibile nei ragionamenti, originale per le mie vedute o visioni che un borghese convenzionalista non sono proprio, o meglio, quelle che mi parevano visioni e invece erano realtà sognate piccine... Gli credevi proprio, eri persuaso del suo discorso carsico, e ti piaceva gargantuescamente sentirlo a parlare e guardarlo in faccia. A pensarci ora, davvero non sembra vero. Mentre era con me, avrei voluto che ci fossero state le telecamere di tutto il mondo che ci riprendessero ad urlare: "Ci sono io con Fabrizio 'sto giro". Io e lui, a zonzo in centro a Riccione, sconciamente sbronzi di Chivas. A pensarci adesso mi viene da sorridere e soffrire, primo perché è successo, secondo perché non potrà succederà più.


Lo avvertivi quel vento...

Lo avvertivi quel vento trasportatore, per lamiseria se lo avvertivo. Quel little big man, uno come pochi, forse nessuno, sapeva perdonare anche quando aveva ragione, come sapeva aggredire spudoratamente se gli stavi sulle palle, allora qualcosa d'errato l'avevi fatto, qualcosa che non era da fare l'avevi compiuta. Un capo indiano, un autentico capo indiano, stesso carisma, stessa postura, stesso modo di pensare, stessa indipendenza (meglio, autonomia). Che "Amico fragile" fosse la più importante, a dirlo non sono io, ma De André stesso, in più d'una occasione, anche lui ne era innamorato e non gliel'ho mai chiesto il motivo, neanche ci vedessimo tutte le sere. Quella volta, e altre due molto circoscritte e ufficiali come cerimonia, era una intervista di gruppo al cantautore in una sala stampa. E sì, che fu un episodio acerbo ancora sul nascere, quando vinse la strana entità che l'aggrediva impietosamente ogni volta che doveva salire sul palcoscenico, che gli offriva la vista di migliaia di persone che lo aspettavano con ferocia solidale.

CHE TACHICARDIE


"Chi non sa tenersi compagnia difficilmente la sa tenere ad altri. Può fingere".

Allora, forse, un pò di tachicardia è purenormale che t'arrivi in coppa, a pensarci... Erano i primi anni '80 e De André era un gran figo, proprio era pieno di donne, il classico donnaiolo, ogni sera una diversa e per di più lo si vedeva in televisione a cantare con Mina. Un tripudio di notorietà e celebrità che il gagà Faber non si lasciava certo sfuggire, vanitoso com'era anche se non sopportava questo aspetto del suo carattere, e la faceva pesare sulla bilancia, fischia, lo faceva vibrare il fatto che lui aveva cantato con Mina, e che aveva avuto quella incoscienza lì, come sguazzare in uno stagno con il cigno più bianco. Un dandy libertario che divenne anche poeta decadentista rimanendo anarcoide e permissivo. Curioso e stellare, il percorso di Faber. Come si diceva all'epoca, era un buon "partito". Famiglia dell'alta borghesia genovese, bello, coi soldi, era perfetto Fabrizio. Ma a Fabrizio era proprio questa perfezione plastificata che gli stava stretta per questo cercava incessantemente un'altra vita, forse nei carrugi con Riccardo Mannerini poeta e grande scacchista, grande fumatore di pipa, e per lui, Faber, ha sempre nutrito per lui grande rispetto e stima di essere suo amico fragile, anche perché Mannerini, fatto da non dimenticare, era fortissimo a scacchi.


Uno scorcio di Parco Portobello di Gallura

Era considerato un mitodel momento nella Sardegna dei Vip e quella sera (forse avrebbe dovuto anche capire che era una sorte quasi obbligata) nel parco residenziale di Portobello di Gallura, c'era anche lui. Nell'aria si respirava più il fatto che ci fosse De André, più della festa stessa. Fabrizio era stato trasformato in una festa nella festa in pratica. "Volevano sentire suonare e cantare con Fabrizio De André", per portarsi via una canzone scippata in gruppo e che lo voleva mettere su una sedia facendolo cantare a tutti i costi come un Juke Box. Cosa che Fabrizio non sopportava, figuriamoci. Anzi, erano dinamiche, queste ingerenze, che detestava, odiava, non tollerava proprio.h
Una tremebonda imponderabilità

Quei giorni perduti a rincorrere il vento a chiederci un bacio e volerne altri cento

In quella seratacalda, estiva, camicie di seta sbottonate e rigorosamente bianche stirate di pane o Lacoste casual verdi bottiglia a non finire. Quando Faber con la prima moglie Puny, andarono ad una festa in una di quelle ville nel parco residenziale di Portobello di Gallura, zona frequentata da personaggi noti, certamente ricchi, si pensava al solito incontro fra gente coi soldi e occupata sempre in questioni poco chiare ma assai remunerative, a quanto pare. Medici, avvocati, politici, imprenditori, magistrati, presenti alla festa di quella sera dove c'era anche Dori e Fabrizio. Faber voleva partecipare tranquillamente alla festa, non si faceva certo problemi, un po di whisky e ogni argomento per discutere era buono, senza mettere i vestiti della star e avere addosso anche quella sera l'attenzione del gruppo. Anzi, gli sarebbe piaciuto parlare per sapere la loro opinione su quello che aveva detto Papa Paolo VI sugli esorcismi e altro, magari accompagnati da qualche drink. "Amico fragile" l'ha scritta in quella notte di tremebonda e imponderabile fatalità e alcol, lampi e fulmini nella mente di Faber e forse anche in cielo, sopra il garage estivo. Me lo immagino, quasi al buio e fuori quai totalmente coi sensi, nel concentrarsi sulla parte più centrsale della lettera più importante. Alla ricerca dello stip che sappia con saggezza ed ironia, saper rispondere ai suoi fulmini. Scosso, spaventato in una notte che i "gigli di papà (come li definiva Faber) col Rolex d'oro e tutto il borsame di Louis Vuitton", volevano il cantante, non l'uomo. La sua opinione sembra quasi non fosse importante. Era già stato deciso. Fabrizio doveva cantare! Ci mancava che gli mettessero la chitarra a tracolla e le avevano provate tutte. Non c'era verso di fargli cambiare idea. Del resto, quella, era gentaglia non abituata a sentirsi rispondere no! Ebbene, grazie a De André, quella fu una di quelle volte che dovettero accettare la malasorte.

Dall'ingenuità possono nascere piccoli miracoli o anche grandi stronzate

Gli rispose un NO secco e anarchicofolle come l'azzardo, l'assurdità e il delirio contro borghesi in Mercedes in Sardegna, terra non loro: "ma dovunque andassero, sembravano loro i padroni!". Da qui il comprendere e condividere, da parte mia, il banditismo sardo, come risposta al consumismo di gente abituata alle feste e che arrivava con tanti nichelini e macchinoni. A aspettarli a casa, una villa con piscina e maggiordomo con campo da tennis. Non è giusto questo. Penso che il banditismo sardo, sia anche una naturale conseguenza delle diversità fra uomini e dell'aggressione". La situazione difficile e oscura, s'inghiottì Fabrizio fino a ridurlo ad essere molto più ubriaco di noi tra tuoni, intuizioni, saette, barlumi, chiarori, buio, ombre, guizzi, flash, ricordi obnubilati, frammenti di memoria liquidi, saette ed ebbrezza, rapimento e amore, slancio farneticante, estasi ed entusiasmo, composizione furiosa come un'improvvisa e violenta invasione d'estasi mal sopportata.





Prima piangi per poi essere corrisposto





Evaporato in una nuvola rossa in una delle molte feritoie della notte

Da quel momento  le decisioni di Faber, in quel contesto ormai divenuto ostile ad ogni ricettore ancora attivo. In pratica, sono tutti tentativi abortiti ancor prima di nascere, quelli che ti danno il messaggio che tutto è sotto controllo, quando sei in alto mare, ne hai una fottuta necessità. Garantisco, se ce ne fosse la "bisognia", è così. Non sa dove andare Faber, restare, andare via, incazzarsi e far una scenata a voce alta o far finta di nulla. Ma non ci riuscì. Inizia a camminare da solo, in silenzio. La gente, lo nota, capirai. Dice un "Vi saluto belin" ad alta voce e si dirige verso casa con una bottiglia di whisky in mano fregata al baccanale. o happening involuto. Un party da dimenticare. E' una notte che De André piange per "essere corrisposto nelle serate estive", ma lo fa senza capirlo, perché è l’unico modo di dimostrare di voler bene al mondo ed essere accolto, ma il meccanismo è cosi labile, fragile che non s'avvera, come non s'avvera neppure per noi. Niente! Anche quella sera, De André, finì con la chitarra in mano, con suo grande disgusto per quella gente che lo voleva a tutti i costi dietro un microfono improvvisato su di un soppalco realizzato al momento un pò goffamente. Ma quello che+è più grave per Fabrizio, è che tutti se ne sono fottuti dei suoi stati d'animo, del suo umore, come voleva passare la serata. No, doveva cantare e come stesse lui, non gliene fregava nulla a nessuno.



ERO MOLTO PIU' UBRIACO..., DI VOI




Allora mi sono rotto le palle, ho preso una sbronza terrificante, hoinsultato tutti e sono tornato a casa. Qui mi sono chiuso nella rimessa e in una notte, da ubriaco, ho scritto 'Amico Fragile'. La Puny miha stanato alle otto del mattino, non mi trovava nè a letto nè da nessunaparte, ero ancora nel magazzino che finivo di scriverla. Genesi di uncapolavoro.

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