13.1.18

il mondo accademico lo emargina e lo mobizza ma lui smaschera i falsi . Parla Carlo Pepi, una vita spesa a smascherare i falsari, vedi la mostra di Modigliani a Genova ma l'accademia lo ha messo in un angolo

ti potrebbe essere  utile
https://it.wikipedia.org/wiki/Amedeo_Modigliani
https://www.facebook.com/carlo.pepi.7 
  https://carlopepi.wordpress.com/

da  http://iltirreno.gelocal.it/regione/toscana/2018/01/12/



PONTEDERA. 
Lo 007 dei falsi, il Don Chisciotte dell’arte, l’uomo che fiutava gli imbroglioni. James Beck lo volle a capo della sezione contraffazione di Artwatch, l’associazione internazionale che si occupa di tutela delle opere d’arte. Da quando, solo ed isolatissimo, fu il primo a smascherare la burla delle teste gettate nel Fosso Reale a Livorno e frettolosamente attribuite ad Amedeo Modigliani, Carlo Pepi si è preso una serie di rivincite su un mondo accademico dell’arte che ha quasi sempre cercato di metterlo in un angolo.



Falsi Modigliani, l'esperto: "Sta producendo più da morto che da vivo"Intervista al critico d'arte e scovatore di falsi Carlo Pepi nella sua villa a Crespina. Che lancia un'allarme: "Nel centenario c'è il rischio di un boom di falsi"

L’ultima di queste vittorie è arrivata da Genova: la perizia dell’esperta Isabella Quattrocchi, nominata dalla Procura di Genova, che ha stabilito come 20 delle 21 opere sequestrate dalla mostra di Palazzo Reale siano degli autentici falsi. Di più, delle croste, peraltro mal riprodotte. Pepi usa un’espressione più colorita, per la verità. La stessa con cui battezzò le famigerate teste. Dei "troiai".Insomma, aveva ragione lui che, di fronte a quelle immagini, denunciò tutto con un esposto in Procura.Incontriamo Pepi nella tenuta dei Gioielli, sulle colline di Crespina, una delle due ville- caveau dove il collezionista 79enne custodisce un patrimonio di oltre 20mila opere, messe insieme a partire dalla fine degli anni ’50. E tra un Fattori e un Lega, tra i disegni di Picasso e Dalì, oltre ad una marea di volumi di storia dell’arte e cataloghi di mostre, ci accoglie con una battuta che è anche un manifesto della sua esistenza dedicata all’arte: «Modigliani? Sembra che abbia prodotto più da morto che da vivo».
Il pubblico   poco esperto  e profano   si  potrebbe chiedere  ma  chi è Carlo Pepi ?
Secondo qu,anto riferisce il  sito  http://www.modigliani1909.com/carlo_pepi.html  è  uno che    ci mette l'anima  e  con la  <<  Passione e intuito sono stati i punti cardinali che hanno orientato la ricerca di Carlo Pepi, sin dall'inizio della sua attività di collezionista. Una biografia ricca di incontri e di esperienze battagliere, in cui Carlo Pepi ha generosamente messo a disposizione dell'opinione pubblica, senza personali fini di lucro, solo per il gusto gratuito e verace della "scoperta", la sua conoscenza maturata sul campo e le sue innate doti di sensibilità artistica, per mettere in luce le luci, le ombre, le ambiguità di cui è costellato il mondo dell'arte.>> Infatti ---  sempre   il sito  secondo  Modgliani1909 ---Carlo Pepi si è dedicato all'arte per predisposizione naturale. Folgorato a sei anni dalla pittura di Van Gogh, ha coltivato sempre la sua passione. Ha iniziato molto giovane a lavorare come libero professionista e presto ha iniziato ad acquistare opere d'arte contemporanee.ngo sarebbe elencare i suoi interventi sempre vittoriosi: come quando ad esempio intervenne alla mostra di Ribera a Napoli facendo togliere una consistente serie di opere erroneamente attribuite al grande artista. Tra queste, alcune erano di coloro che sono ritenuti i maggiori esperti a livello internazionale dell’artista. Così come a Viterbo all’inaugurazione della mostra di disegni giovanili attribuiti a Modigliani, dove sostenne che di Modigliani non ce n’era neppure uno. I successivi risvolti gli dettero ragione: secondo i periti chimico-fisici la carta e l’inchiostro non potevano essere datati prima del 1925, ma Modigliani era morto nel 1920! Oppure nel caso del disegno "Donna con cappello" attribuito a Modigliani che lo vide davanti al tribunale a Livorno contro una decina di "esperti" mettendoli tutti alle corde, dimostrando che quel disegno acquistato per quaranta milioni di Lire non era lo stesso catalogato nel Pfannstiel a pag. 47 come sostenuto da due "eccellenti" certificati di autenticità (confermati da un consistente collegio di storici). Ma infinite altre sono state le sue prese di posizione che lo hanno visto sempre vincitore, anche se i mezzi d’informazione italiani, spesso indirizzati da potenti malavitosi, hanno fatto passare tutto sotto silenzio, possibilmente anche assecondando la voce dei suoi nemici falsari che hanno sempre cercato di screditarlo - con scarsi risultati - facendolo passare da semplice "appassionato" e senza mai riconoscergli neppure il merito di aver messo in piedi, con modesti mezzi, quella che é una delle più importanti raccolte d’arte d’avanguardia che va da i Macchiaioli ai giorni nostri e che spesso e volentieri concede gratuitamente a varie mostre. Sicuramente Pepi non teme rivali in quelle che sono le sue specialità: l’arte de i "Macchiaioli" con il loro allievi e delle avanguardie specialmente livornesi, in particolar modo su Modigliani, riguardo al quale, purtroppo, risulta essere sempre l'unico a pronunciarsi e a non sbagliare. Per le sue indiscusse qualità, una Università americana gli conferì una laurea honoris causa, anche se non si recò alla manifestazione per ritirarla, e sempre dall'America lo venne a cercare il famoso storico dell'arte della Columbia University di New York James Beck, per nominarlo Direttore della sezione Falsi e Contraffazioni dell’Associazione internazionale "ArtWatch International Inc" il cui unico scopo statutario è la tutela delle opere d'Arte.
Per questa associazione condusse molte importanti perizie come ad esempio sul restauro dell'ultima cena di Leonardo. Quando fu inviato da Beck a vedere i lavori del restauro in corso di realizzazione, puntualizzò il fatto che erano stati cambiati i connotati delle figure, dimostrando la sua tesi attraverso una sequenza di foto scattate nelle varie fasi di restauro. Il caso fu ripreso da Beck sollevando un clamore mondiale. Sempre per ArtWatch fu inviato per prendere visione del Crocifisso ligneo attribuito a Michelangelo, acquistato dallo Stato italiano per 3 milioni e 250 mila euro, opera che Pepi dichiarò essere stata eseguita da mano artigianale. Successivamente in molti hanno abbracciato questa tesi, tra cui James Beck che poco prima di morire riportò questa convinzione nel suo libro pubblicato nel 2007 "Da Duccio a Raffaello" tav 13 . Ed è forse per questo come segnala il primo articolo da me citato che si èfatto molti nemici e gli ambienti delle acccademie insomma la casta dell'arte ha sempre cercato di metterlo in un angolo senza riuscirci completamente visto le fiuguracce che gli fa fare. Ecco l'utima  

Pepi, come ha scoperto i falsi di Genova?
«Su Internet. Avevo letto la notizia che Chiappini organizzava una mostra di Modigliani a Genova. Mi sono incuriosito. Avevo fatto parte con lui degli Archivi Legali, poi ne uscii in polemica con quanto accadeva. Lui è rimasto. Così ho visionato il catalogo e mi è balzato agli occhi quel nudo. Scrissi subito su Facebook che era un falso».

Una delle opere attribuiteo Modigliani in mostra su cui il critico d'arte Carlo Pepi ha sollevato dubbi

  
Come se ne accorse?«Avevo visto quel dipinto in una mostra organizzata a Praga. Furono degli amici a farmi avere il catalogo e anche in quell’occasione dissi che era un falso, anche piuttosto grossolano»Cosa non andava?«Guardi, quando conosce le opere e l’artista, il contesto in cui lavora, la personalità, l’atmosfera capisce subito se il quadro è autentico»

E cosa ha fatto? «Ho visionato il catalogo e dissi subito che c’erano una ventina di opere fasulle. Così ho informato i carabinieri. Per un po’ non successe niente. Poi mi risposero e mi chiesero di fare una perizia da inviare alla Procura della Repubbliuca. L’ho fatta. C’era molta titubanza e prudenza nell’ambiente. Ma poi la Sovrintendente di Roma si pronunciò e disse che anche secondo lei c’erano dei falsi. Così è partita l’indagine. Ed in questi giorni è arrivata la perizia della Quattrocchi che conferma quanto sostenevo e spero faccia un po’ di chiarezza»
Lei è conosciuto anche per essere stato una sorta di predicatore nel deserto, o quasi, quando si dragarono i fossi di Livorno ed emersero le due famose teste. Tutti d’accordo: roba di Modì.
«Una vicenda che mi portò molti nemici. Ricordo che ero con mia madre quando seppi - quel 24 luglio del 1984 - che erano state trovate le teste. Prima quella del Froglia, poi il pomeriggio quella dei tre studenti. Mi precipitati subito dove dragavano, ma non mi fecero vedere le sculture. Il giorno dopo, invece, riuscii a visionarle. Dissi subito che erano false ed informai Jeanne Modigliani. Si vedeva chiaramente. Quelle teste avevano il volto spento, non parlavano, erano mute. Non c’era la luce di Modì».
Fu solo contro tutti...«Si, solo più tardi Spagnol sull’Espresso scrisse che anche a suo parere erano dei falsi»
Però la sua fama di castigatore dei falsi era appena cominciata. A Napoli successe un pandemonio...«Eravamo nel 1992. Ero andato a vedere una mostra del pittore del Seicento Jusepe de Ribera, conosciuto come lo "Spagnoletto". Mostra organizzata peraltro da due big come Sanchez, direttore del Prado e Spinosa, Soprintendente a Napoli. Vidi subito che c’erano dei falsi, ne identificai 20. Sa da cosa me ne accorsi? Dal disegno delle mani, il colore della pelle. Tra questi c’era anche un quadro di proprietà di Federico Zeri ed uno di Vittorio Sgarbi. Decisi di andare da Spinosa e di segnalare tutto. Sgarbi mi telefonò e mi disse che l’aveva levato. Con Zeri, invece, ci fu grande freddo. Mi ricordo uscì un articolo del Mattino sul cosa dei falsi Spagnoletto, fu uno scandalo, tanto che alcuni giorni dopo fu convocato un simposio di esperti. Vi partecipai ma non potei parlare. Alla fine tolsero 19 opere esposte. Ma non c’è solo questo» 
Vada avanti.«Mi ricordo della rassegna presentata da Sgarbi a Viterbo al Palazzo dei Papi sui disegni giovanili di Modì. Anche in quell’occasione vidì subito che non erano autentici. Lo vidi dal tratto dell’artista, non era il suo. Dall’atmosfera della scena. Dissi che secondo me era una mano femminile ad averli realizzati, più di una mano. Forse le donne della famiglia dell’artista livornese»Che successe?«All’inizio non mi credettero. Poi dissi agli organizzatori di far fare delle perizie. Convennero che la carta e l’inchiostro non potevano essere stati usati prima del 1925. Modigliani era morto nel ’20»Cosa gli resta, oggi, di queste esperienze alla luce anche di quanto si sta scoperchiando sui falsi?«È un buon inizio di anno, speriamo che si continui su questa strada e che le verità comincino veramente ad emergere. L’arte è una cosa, i mercanti sono un’altra. Io mi occupo di arte.Ma ho comunque un timore...»Si spieghi.«Nel 2020 ricorre il centenario della morte di Modì. Stanno nascendo come funghi da varie parti case natali dell’artista. Se non facciamo attenzione c’è il rischio che i falsi, che oggi sono centinaia in tutto il mondo, finiscano nuovamente in mostre e rassegne. Si è creato un artista parallelo che non ha nulla a che vedere con Modì».




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