premetto che di vini causa problemi d stomaco ne bevo poco e niente e non so distinguerne se non il bianco dal rosso le qualità . Questa storia mi ha incuriosito . Come a dire l'erede sono io ma chi comanda è mia nonna😂🤔😆🤷♀️❤️ . Esso smonta un luogo comune cioè quello di chi lo dice in veneto una terra ricca di varietà di vini si faccia solo proseccco.
Lo so che potra sembrare un gesto autoritario , quello della nonna (n vedere sotto la storia ) ,ma qui d si vuole evitare che succeda come inn Friuli ( vedere le puntate di report in merito a prosecco del Friuli venezia giulia in cui i grossi produttori di prosecco l'accusano di demonizzarli ) dove il prosecco è diventato causa globalizzazione neoliberoista ed autoritaria un vino dominate uccidendo la biodivesità di quelle zone . E come se dai noi in Sardegna facessimo , meno male che ancora non ci siamo n, arrivati solo uno dei tre vini tipici ( cannonau , moscato, vermentino ) a scapito degi altri .
da
ASOLO. Una scelta forte, in controtendenza. Che non smentisce la tempra di chi l’ha fatta: donna Antonia Raselli, 95 anni ben portati, ultima discendente dei Bolasco. Ha donato alla nipote Martina Curato cinque ettari di vigneto, appoggiati sulle colline di Asolo davanti a villa Raselli, a una condizione: «Te li affido per il futuro, ma guai a voi se fate prosecco». Niente bollicine dalle sue viti, ma casomai ottimo vino rosso. E così è stato. «Rispettando la volontà della nonna», riferisce Martina, che, mamma felice, ora fa l’imprenditrice del vino con il marito Cristian Piazzetta dell’omonima famiglia dei caminetti, «abbiamo prodotto Merlot». La prima vendemmia si è celebrata lo scorso 8 settembre.
Un giorno non casuale per un vero e proprio rito di famiglia: è il compleanno di donna Antonia e nel 2017 lo ha festeggiato nel vigneto affidato alla nipote. «C’era anche lei con noi a vendemmiare», racconta Martina, «A lei abbiamo dedicato la prima produzione: trecento bottiglie di buon Merlot con una nuova etichetta “La Toni”, appunto». Così è chiamata donna Antonia Raselli per una grinta e un’energia che con il passare degli anni sono maturate e si sono arricchite acquisendo colori e profumi più intensi come un ottimo vino. «Siamo agli inizi della nostra avventura come produttori di vino», confida Martina, «abbiamo deciso di concentrarci sulla valorizzazione del Merlot in purezza».
A fianco di Martina e Cristian l’enologo castellano Enrico Rana. Con la benedizione di Antonia Raselli e la supervisione di Rana è stata così imbottigliata ai primi dello scorso dicembre una parte dell’annata 2017. «Bottiglie», precisa Marina, «per ora destinate agli amici e a chi si è dimostrato sensibile verso questa nostra avventura. Poi, nelle barrique, abbiamo voluto lasciar riposare il resto della produzione. La seguiremo nella sua evoluzione e cercheremo di capire quale sarà la strada migliore».
La produzione di vino rosso è stata avviata in due ettari e mezzo dei cinque donati da donna Antonia, figlia di Giacomo, ultimo podestà di Asolo. Sull’etichetta del Merlot imbottigliato ai primi dicembre i due simboli delle famiglie Raselli e Bolasco. Donna Antonia si gode il suo Merlot, sicura che la nipote non tradirà l’impegno preso. «Questa è terra di vini rossi»,
ha ammonito dal suo metro e quaranta di altezza, «Niente bollicine». Lo stesso tono perentorio di quando lei, nobile, decise di sposare Antonio Tonello, uno del popolo, contro la volontà della famiglia. Combattiva e “capatosta” allora come oggi: niente Prosecco sulle sue terre
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