Zonato , la frontiera ©Daniela Tuscano

 Zonaro, la frontiera


Nemmeno una targa ricorda la palazzina dove abitò  Fausto Zonaro, ultimo pittore della Corte Ottomana, al numero 5 di via Dante Alighieri a Sanremo. È una zona di condomini e negozi anni '70, tra via Zeffirino Massa e il principio del quartiere - qui si dice regione -  Baragallo, luogo decentrato, tutto in salita, quasi un'enclave di torrenti e asperità. Il microclima anticipa le brume montane di San Romolo. All'epoca di Zonaro la selvatichezza del posto doveva essere ancor più accentuata e maggiormente risaltava la sontuosità della Madonna della Costa. Forse per questo la scelse come dimora, e per quella durezza da rifugiati valdesi, numerosi nell'estremo Ponente ligure, che fra erte, canneti e mulattiere trovavano riparo dalle persecuzioni. Zonaro non era un eretico in fuga, ma un superstite sì; della cittadina smagliante e cosmopolita lo interessava il côté nostalgico.
 Sanremo era mèta del turismo ricco, soprattutto inglese e russo (zarista), capitale della Belle Époque, ma a Zonaro non sfuggiva quel suo lato finitimo, sorta di Colonne d'Ercole italiane, e ne predilesse la parte più umbratile e defilata, anch'essa di confine. Zonaro era reperto vivente: nato a Padova, ultimo lembo di Levante italiano, fu l'ultimo ritrattista ufficiale del sultano Abdulhamid e, al crollo dell'Impero, si stabilì nel Finisterre, ultimo lembo italiano, stavolta d'Occidente, dove terminò i suoi giorni, in esilio, anche Maometto VI, fratello di Abdulhamid. Zonaro (con)visse con l'ultimità, e in definitiva con la favola: l'Oriente delle odalische e degli eunuchi, dei diwan e delle terme, che si chiamava Costantinopoli; e Zonaro, come il Sinan di De André, era egli stesso turco, un turco padovano-sanremese, un turco italiano


. Sarebbe piaciuto ad Alessandro Spina, cioè Basil Khouzam, lui pure un ultimo, un siro-libico italiano. Testimoni d'una fratellanza d'arte e letteratura, favolistica perché inattuale, favolosa perché crudele, pur nella brillantezza dei colori e l'eleganza della prosa. Non sorprende che il tempo ordinario, il tempo smemorato, di quest'eternità non conservi nulla, anzi la ignori; solo fuori della storia, essa troverà dimora.


© Daniela Tuscano

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