PESI - di Giulia Acerba

 Oggi ho preso un caffè in un bar.

La cameriera era chiaramente stressata, aveva davanti una pila di piatti da sistemare e tanti ordini da gestire. Dietro di me c’era una signora che giocava alla slot machine. Ho pensato “che tristezza di posto”. Dopo aver preso il caffè ho attraversato la strada e mi sono seduta su una panchina. Dalla panchina ho visto che un signore urlava contro una signora che spingeva un anziano su una carrozzina. Ho pensato “che stronzo, ma come si fa a urlare così contro una signora che spinge una carrozzina ?”.Il signore oltre a urlarle di andarsene via ad un certo punto l’ha anche spinta, qualcuno l’ha bloccato. Vista la poca accoglienza la signora che
spingeva la carrozzina sulla quale era seduto un anziano ha attraversato la strada e mi è passata vicina. Il signore seduto sulla carrozzina le ha detto “ non ti riconosco più”. Ho pensato che fossero una coppia, che lei fosse stressata per la situazione del marito e che quindi avesse sbottato per qualcosa, ho provato pena. Mentre provavo pena, la cameriera che mi aveva servito il caffè è arrivata di corsa, con 50 euro in mano e li ha messi nel grembo del signore in carrozzina urlando alla signora che lo spingeva “schifosa, tieniti questi soldi, sei una schifosa, non ti vergogni?, l’hai lasciato fuori al sole per giocare alle macchinette” e lei ha risposto “non è mica agosto, non c’era caldo”. Lì ho capito che la signora che spingeva la carrozzina era la stessa che giocava alle macchinette mentre io prendevo il caffè. Lì ho capito che la signora che spingeva la carrozzina era la badante del signore seduto sulla carrozzina. Lì ho capito che è impossibile fare previsioni sul peso che gli altri portano nel petto. Il più delle volte non so neanche quantificare il mio.

Giulia Acerba Illustrazione di Anna Godeassi

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