Sul web c’è vita oltre la morte un cimitero virtuale per i defunti La startup isolana Zephorum ha realizzato il primo “Webetery” al mondo

   cosi almeno     finiranno  di lamentarsi   quelli che   non possono  avere    un tomba   su cui  piangere   i propri cari   morti   in :  alluvioni  ,  frane  ,   valanghe  ,    o mai tornati  a casa  perché  dei  criminali  gli  hanno uccisi   e  barbaramente  bruciato  o  dato ai maiali o  agli animali    il loro corpo  ù

  da  la  nuova  sardegna  8\1\2023

«Tutti noi lasciamo le tracce sui social Noi le raccogliamo, le riordiniamo e consegniamo il materiale agli eredi

                                    di  Andrea Sini

Sassari
Il caro estinto non c’è più, eppure può capitare di incrociarlo ancora. In un vecchio post, nei commenti sotto una foto che viene riproposta nei ricordi, soprattutto nel suo stesso profilo personale su uno dei social più in voga del momento. Tracce effimere, ma non troppo, delle vite attuali, vissute costantemente a cavallo tra il mondo reale e quello virtuale. È il lascito virtuale delle persone che non ci
sono più, e sino a non molto tempo fa non era soggetto ad alcun tipo di regolamentazione. Ora almeno si sa che gli eredi sono tutelati anche a livello legale. E intanto è nato anche un servizio per chi vuole mettere ordine nell’identità virtuale del defunto e tutelarlo. Si chiama Zephorum, è online da poco più di un mese ed è il primo Webetery al mondo. Si tratta di una startup fondata da Giulia Salis Nioi, nuorese di 36 anni che occupa da 12 anni di comunicazione, e David Harris, manager britannico trapiantato da tempo in Sardegna, che vanta un lunghissimo curriculum tra aziende private e pubbliche. «Abbiamo ideato un vero e proprio cimitero online – spiega Giulia Salis Nioi – in cui seppellire la nostra esistenza digitale in una tomba, amministrata dagli eredi. E nella stessa piattaforma abbiamo creato un ecosistema di servizi aggiuntivi: necrologi, telegrammi, avvisi in memoria, commemorazioni virtuali e molto altro. Anche una persona attualmente in vita può iniziare a predisporre il medesimo servizio per se stesso». zione «Ho avuto l’idea tre anni fa. Una notte vagavo su Facebook e per la noia scorrevo vecchi post. Nei commenti mi sono imbattuta in una persona che non c’era più e ho avuto una bruttissima sensazione, come se avessi visto un fantasma. Ho pensato: c’è qualcosa che abbiamo sbagliato, perché dopo la sepoltura fisica una parte di quella persona è ancora in giro. Su Fb c’è la possibilità di attivare il profilo commemorativo, che diventa grigio, ma ho pensato che servisse qualcosa di più. Sia perché i social sono tanti, sia perché esiste un valore etico da salvaguardare. Mi sono convinta che gli utenti che non ci sono più potessero tornare a essere non più semplici profili abbandonati, ma persone, alle quali restituire un po’ di umanità. Prevenendo tra l’altro i furti d’identità». I servizi Sul web esistono da anni servizi archiviazione pura, o web managing, o piantine di cimiteri virtuali. Nel caso di Zephorum si va molto oltre. La chiamiamo “commemorazione attiva” – spiegano –. Offriamo innanzitutto il servizio di recupero completo dell’identità digitale. Tutti i dati sparsi sul web vengono raccolti in un unico posto, e a quel punto sta agli eredi scegliere. Ci sono due possibilità principali: l’urna e la tomba. Con la prima garantiamo la privacy. Dopo avere raccolto e cancellato i dati, l’urna torna ai parenti. La tomba serve a rispettare l’altro tipo di desiderio, ovvero essere ricordati: così abbiamo creato sulla nostra piattaforma un webetery, un cimitero digitale all’interno del quale il materiale archiviato avrà una forma di visualizzazione pubblica che può essere gestita dagli eredi: condiviso come un profilo è gestito come tale. La tomba è personalizzabile, come un album di ricordi con testi e video scelti dagli eredi. Naturalmente sono visibili solo le informazioni che vogliono essere condivise. C’è poi un ecosistema social che può gravitare intorno, con necrologi online, messaggistica privata o pubblica, commemorazioni virtuali. Tutti servizi che forniamo a un costo che mediamente ammonta a un decimo rispetto ai rispettivi servizi offerti nella vita reale».

Ormai    bisogna  fare  i  conti  anche   con il digitale e  con il  virtuale   infatti  sempre   dalla  stessa   fonte  



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