La forza del perdono il caso di Giuseppina Bakhita - DONNE E TRATTA: L’ALTRA BAKHITA da Diaconia "Santa Maria Egiziaca" in Bresso

 il  gruppo      facebook Diaconia "Santa Maria Egiziaca" in Bresso  riporta  la  storia   Bakhita Fortunata Quascé,


Alla forza del perdono che Giuseppina Bakhita attinge dall’incontro con Cristo si aggiunge il coraggio che Fortunata Bakhita Quascé attinge da Cristo per contrastare ostinatamente la schiavitù. Lei testimonia come una donna schiava che scopre la propria dignità divenga a sua volta “liberazione” per tante altre vittime.

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DONNE E TRATTA: L’ALTRA BAKHITA

Il 25 gennaio 2023 viene presentata a Roma la vita di Bakhita Fortunata Quascé, donna libera contro la schiavitù

Santa Bakhita è una religiosa sudanese dell’Ottocento, rapita da bambina in Darfur e venduta più volte come schiava. Nel 1882 viene comprata a Khartoum da Calisto Legnani, console italiano, che nel 1884, a causa della rivoluzione mahdista, lascia il Sudan e affida la ragazza a un suo amico che vive in Veneto. Lì Bakhita conosce le Suore canossiane di Venezia, si avvicina al cristianesimo, viene battezzata con il nome di Giuseppina Fortunata Margherita, e nel 1893 chiede di diventare 
canossiana per servire “il paron buono” dal quale si sentiva tanto amata: Gesù Cristo
.
Donna semplice, accogliente e libera da rancore, spende il resto della sua vita in Italia lavorando in cucina, in sacrestia e in portineria. Giovanni Paolo II la proclama santa nell’anno 2000, dopo il miracolo di una guarigione avvenuta in Brasile.
C’è un’altra Bakhita, anche lei sudanese, anche lei rapita dagli schiavisti in Kordofan e venduta al mercato. Quando santa Bakhita nasceva, lei era già a Verona, presso l’istituto di don Nicola Mazza, grande educatore di giovani indigenti ma brillanti. Presso le consacrate che lo affiancano come “mamme” dei piccoli nuclei di ragazze, lui dal 1852 accoglie anche bambini e bambine riscattate in Africa dalla schiavitù. La “moretta” Bakhita Fortunata Quascé, grazie alla “zia” Anna Rubelli, studia e diventa maestra, ma non rimane in Veneto. Nel 1873 riparte per l’Africa, alla volta del Sudan. Con altre “morette” educate in Italia, diventa educatrice di giovani africane che la missione cattolica di El Obeid libera dalla schiavitù, proprio nel Kordofan della sua travagliata infanzia.

Nel 1882, quando Giuseppina Fortunata Bakhita viene comprata da Calisto Legnani a Kahrtoum, Bakhita Fortunata Quascé diventa Pia Madre della Nigrizia a El Obeid. La rivoluzione mahadista travolge il Sudan, e nel 1883 anche lei viene fatta prigioniera con altre suore; con loro subisce percosse e maltrattamenti e più di loro, come africana, è esposta a una nuova schiavitù. Riesce a fuggire nel 1885 insieme a suor Maria Caprini, e nel 1888 è di nuovo maestra in Cairo, nella colonia antischiavista Leone XIII. Una donna tenace, mai più schiava, che continua a liberare tante altre ragazze.

Il suo miracolo è stato questo, e a lei si ispirano le Suore missionarie comboniane che da decenni contrastano nuove forme di schiavitù.
Dal 2015, la “Giornata di preghiera e azione contro la tratta” ricorre l’8 febbraio, giorno in cui si ricorda la “nascita al cielo” di santa Bakhita.
Quest’anno c’è anche un’altra Bakhita, deceduta il 12 ottobre 1899 in Cairo.

Alla forza del perdono che Giuseppina Bakhita attinge dall’incontro con Cristo si aggiunge il coraggio che Fortunata Bakhita Quascé attinge da Cristo per contrastare ostinatamente la schiavitù. Lei testimonia come una donna schiava che scopre la propria dignità divenga a sua volta “liberazione” per tante altre vittime.
Oggi, grazie a Maria Tatsos, la sua storia è raccontata nel libro: “Fortunata Bakhita Quascè. Una donna libera contro la schiavitù”, e merita attenzione.

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