che non vi ribellate e subite in silenzio prende esempio da loro
MANTOVA
Umiliate e picchiate. Ragazze coraggio si ribellano agli ex
Entrambe marocchine e vittime di continui maltrattamenti. Alle connazionali: «Svegliatevi e denunciate, siamo in Italia»di Roberto Bo
MANTOVA. Ghis non smette di piangere mentre Madia le sfiora la testa con una carezza. « Dai basta, non fare così. Una soluzione la troveremo, altrimenti ce ne andiamo via da Mantova ».Trentatré e trentuno anni, entrambe marocchine, in Italia da 9 e con un lavoro stabile: colf e badanti.Da alcuni mesi, però, la loro vita è diventata un inferno, per colpa dei rispettivi ex compagni, amici tra loro, alleati nel tormentare le due ragazze che hanno voluto troncare un rapporto fatto di prepotenze, botte e insulti.Ma ad un certo punto hanno detto basta. Stop con un passato che vogliono dimenticare e che le sta mettendo in enorme difficoltà anche sul lavoro, nella vita privata, nelle amicizie e nei rapporti con i vicini di casa.La settimana scorsa Ghis è finita al pronto soccorso (10 giorni di prognosi per calci e pugni) dopo che il suo ex aveva sfondato la porta di casa e l’aveva aggredita. A Madia, invece, l’ex ragazzo ha scagliato la bicicletta addosso in pieno centro e continua a tempestarla di telefonate.Due episodi deprecabili, gli ultimi di una lunga serie. La classica goccia che ha provocato la reazione.Entrambe si sono rivolte alle forze dell’ordine e ora chiederanno aiuto anche a Telefono Rosa. Hanno due figli piccoli a testa e qualcuno va già a scuola. «Temiamo anche per loro, perché i nostri due ex vanno a dire in giro cose molto spiacevoli e umilianti nei nostri confronti. Ci sentiamo osservate e giudicate solo perché abbiamo deciso di ribellarci a questa condizione inaccettabile».Una ribellione che passa attraverso una denuncia pubblica: «Ci rivolgiamo anche a tutte le nostre connazionali che vivono una brutta realtà come la nostra e che non trovano il coraggio di denunciare chi le maltratta. A loro diciamo di svegliarsi, di combattere, di lottare, perché anche noi donne marocchine abbiamo dei diritti. Siamo in Italia da 9 anni e finalmente abbiamo capito come funziona».Ghis e Madia raccontano che ormai non riescono più a lavorare con serenità, perché quando escono di casa si sentono seguite, sorvegliate e pedinate. «Ci hanno anche minacciate, perché vogliono tornare insieme a noi. Ma noi gli abbiamo spiegato che non si torna più indietro, che abbiamo commesso un errore una volta a scegliere le persone sbagliate e non vogliamo sbagliare ancora. Gli abbiamo anche detto che siamo in Italia e che non ci possono trattare come certi uomini trattano le donne marocchine nel nostro paese d’origine».Quello delle due ragazze è un appello pubblico mosso dalla disperazione: sanno che il loro gesto potrebbe anche provocare reazioni contrarie, «ma peggio di così – dicono – non può andare». E sono talmente scosse da aver già progettato di scappare da Mantova, dove tuttora vivono i loro due ex, perché la città ormai è diventata troppo piccola.Ferite fisiche e mentali. Ghis porta ancora sul corpo i segni dell’ultima aggressione di una settimana fa, Madia continua a ripetere che la sua è più che altro una sofferenza mentale, psicologica che le fa dire addirittura che forse avrebbe preferito «due sberle ed è finita lì» rispetto ad una persecuzione che dura da mesi e che le è entrata «nella testa e nell’anima».Segnalazioni alle forze dell’ordine ne avevano già fatte in passato e tra pochi giorni andranno hanno in questura per formalizzare l’ammonimento nei confronti dei due ex compagni.«Non abbiamo paura di quello che ci potrà succedere – concludono – perché ormai questa non è più vita. Ci sembra di impazzire, non è giusto, non abbiamo fatto nulla di male. Così come non hanno fatto nulla di male tutte quelle donne maltrattate e picchiate da mariti e fidanzati. Svegliatevi Svegliatevi ragazze e ribellatevi, siamo in Italia».
ragazze e ribellatevi, siamo in Italia».
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