agazzino aggredito nel sottopassaggio: «Dacci i soldi e le sigarette». Poi le botte. Perseguitato da mesi finisce al Poma con la costola rotta. La madre chiede più controllidi Giancarlo Oliani
MANTOVA. Stava raggiungendo la fermata dell’autobus quando due ragazzi lo hanno bloccato. «Vogliamo soldi e sigarette. Fai alla svelta, non abbiano tempo da perdere...». Lui, quattordici anni, al primo anno dell’Istituto Vinci, ha tentato di ribellarsi a quel sopruso. Ma la reazione dei bulli è stata devastante. Una violenza bruta, che gli ha causato una lesione costale. Il quattordicenne è stato colpito su tutto il corpo. Senza tregua. Colpito da un calcio al torace è riuscito a rimanere in piedi con un dolore lancinante. La mano, con la quale ha cercato di proteggersi, ha subito una lesione.
Tornato a casa, non ha avuto il coraggio di raccontare ai genitori l’accaduto. Ai medici del pronto soccorso ha raccontato di essersi fatto male durante una partita di calcetto. Ma poi la verità è venuta a galla. Il ragazzo era già stato ripetutamente vittima di bullismo dall’inizio dell’anno scolastico, anche se in questa occasione ha detto di non aver riconosciuto gli aggressori: non è detto, dunque, che si tratti di compagni di scuola. La mattina del 31 marzo la mamma si è presentata in questura e ha denunciato l’episodio chiedendo un maggiore controllo da parte delle forze di polizia.
È l’ennesimo e inquietante episodio di bullismo che avviene in città. Accade nella giornata di martedì 28 marzo poco dopo le tredici. A quell’ora Paolo - è un nome di fantasia - esce dall’Istituto Vinci per raggiungere la fermata dell’autobus ai Due Pini. Percorre il sottopassaggio ma, una volta fuori dal tunnel, si trova di fronte a due giovani, parzialmente travisati. Gli chiedono soldi e sigarette. Ma lui non fuma e non ha nemmeno soldi perché porta a scuola il minimo indispensabile per non essere derubato. Vigliaccamente il quattordicenne viene aggredito e picchiato con violenza inaudita su tutto il corpo. Un calcio gli provoca una lesione costale. La sofferenza del ragazzino non si ferma qui. Nelle ore successive deve fare i conti con la paura e la vergogna di quello che ha subito.
«È tornato a casa - racconta la mamma - lamentando un dolore al torace (che nel frattempo si era gonfiato). Siamo andati al pronto soccorso di Mantova e anche lì mio figlio non ha detto la verità. Siamo rimasti fino alle tre di notte e poi tornati con sette giorni di prognosi. Ma quella stessa notte il mio bambino ha ceduto. È venuto nella mia camera e mi ha raccontato com’erano andate le cose. Siamo tornati in pronto soccorso e questa volta non ha nascosto nulla. Lunedì dovrà sottoporsi a nuovi esami perché c’è il sospetto che i calci che gli hanno sferrato possano aver provocato una frattura costale». «Servono azioni concrete - commenta la mamma con la voce rotta dalla commozione - Non posso pensare che ogni giorno mio figlio sia a rischio».
Nessun commento:
Posta un commento