2.4.17

L'elzeviro del filosofo impertinente

La realtà supera quasi sempre la fantasia.
Galeno e Ippocrate dedicarono la loro vita alla cura del paziente. Da allora sono trascorsi molti secoli, ma sono sicuro che oggi si rivolterebbero nella tomba vedendo un loro collega provocare consapevolmente dolore e sofferenza ai malati. È notizia di questi giorni quella di un importante ortopedico che procurava lesioni agli arti dei pazienti per poterli poi operare, e ricavarne dunque un buon ritorno economico. Ho letto che li ricuciva in modo tale da poterli riaprire a piacimento. I confini etici non esistono più e l'imbarbarimento della specie avanza sempre più spedito.
Un giudice assolve uno stupratore perché la donna non ha urlato abbastanza dopo la violenza sessuale. Ma vi rendete conto? E poi ci lamentiamo se in questo paese non solo aumentano i casi di violenza sulle donne, ma addirittura non si fermano i responsabili? Con una cultura così pervicacemente maschilista che sottomette quotidianamente la donna all'uomo, anche con il linguaggio, non possiamo aspettarci purtroppo nulla di positivo.
A Torino una coppia di fatto decide di affittare una casa ma non gli viene concesso. Motivo? La padrona di casa omofoba non affitta a due uomini innamorati! Permettetemi di dire che tutto questo mi sembra una cronaca di un altro pianeta. Non mi riconosco più in un'umanità così crudele che ha la sfacciataggine di dichiarare in continuazione di essere civile ed evoluta. Speravo, in cuor mio, che a forza di ripeterlo potevamo autoconvincerci di tali bugie, e di conseguenza comportarci davvero in modo civile. Benvenuti nel regno di Fantasilandia. A parole ci definiamo sensibili e caritatevoli, ma nella realtà siamo solo più frustrati e anaffettivi. Per carità, noi esseri umani non abbiamo mai brillato per bontà ma adesso la misura è colma. Socrate era profondamente convinto che la spiegazione delle nostre azioni malvagie risiedeva nell'ignoranza. L'ignoranza è una malattia da cui si può guarire ma occorrono grandi sforzi. Non bastano le leggi per favorire il quieto vivere, bensì una solida cultura del rispetto reciproco. Se poi però le leggi vengono interpretate ed applicate ad cazzum allora aveva proprio ragione Cesare Beccaria. L'autore di Dei delitti e delle pene (1764) sosteneva che i giudici emettevano le sentenze in base alla loro buona o cattiva digestione. Nulla è cambiato in tal senso. Sono stanco di vedere troppi impuniti, e il popolo vessato ed umiliato da soggetti che appartengono ad una casta che detiene il potere. Non si può vivere nella continua paura di uno Stato distante e padrone. Ciascuno di noi è un ingranaggio essenziale nell'apparato statale. Non siamo servi e non desideriamo padroni. Vogliamo solo sentirci membri attivi e importanti di una comunità e non ospiti di un circolo d'élite. Pertanto ben venga l'indignazione per un'ingiustizia e un diritto negato ma occorre prodigarsi per la salvaguardia non solo dei diritti che ci riguardano in prima persona, ma anche e soprattutto per quelli degli 'altri'. Questo è un diritto ma soprattutto un dovere!
"L'individuo critica la società, ma è la società che ha prodotto l'individuo. Questa contrarietà - perché non la si può chiamare contraddizione - è causa di moltissimi conflitti. La società, o quelle persone convenzionalmente dominanti che parlano in sua vece pensano che l'individuo esista solo per servirla. Ma che cosa mostruosa sacrificare tutte le parti viventi affinché un tutto nominale e meccanico possa continuare la sua cieca corsa!" (George Santayana).

Criap


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