26.11.22

a dimostrazione che non serve una giornata per parlare del femmicidio la storia di Marina Contino ispettrice di polizia : "Insegno agli operatori di polizia ad accogliere le vittime e ad ascoltarle col cuore"

Con questo post chiudo sulle tematiche del 25 novembre , almeno fino , spero il più tardi possibile , fino al prossimo femminicidio .  

Leggo su repubblica online d'oggi 26 NOVEMBRE 2022 la storia della drigente della Polizia di Stato Marina Contino, che ha da quanto riporta ( qui l'articolo completo ) il sito https://www.viterbonews24 ha preso il posto di Fabio Berrilli trasferito alla Direzione Centrale Polizia di Prevenzione di Roma. Marina Contino, romana, ha frequentato il corso quadriennale presso l’Accademia di Polizia e, dopo essere stata assegnata alla Scuola Agenti di Vibo Valentia, ha prestato servizio presso le Questure di Palermo, Bari e Roma, ove ha diretto la Squadra Volante e la Centrale Operativa. E’ stata poi trasferita alla Direzione Centrale della Polizia Criminale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza al Servizio di Analisi Criminale, ove ha curato in particolare la Banca Dati Interforze. Dopo essersi specializzata con due master specifici, si è occupata di violenza in genere ed in particolare di stalking.
Ma ora Basta  divagare    . Ecco  l'articolo      di repubblica  online  

Violenza sulle donne, Marina Contino: "Insegno agli operatori di polizia ad accogliere le vittime e ad ascoltarle col cuore"
                                            di Salvo Palazzolo




  

"Quando una donna entra in un ufficio di polizia, devi iniziare ad ascoltarla col cuore, con gli occhi, con la pancia. Non puoi metterti subito a scrivere un verbale". La dottoressa Marina Contino, direttore della prima divisione del Servizio centrale anticrimine della polizia, che si occupa di violenza di genere e minori, insegna una cosa soprattutto ai colleghi più giovani: "La vittima di abusi e violenze è diversa dalla vittima di qualsiasi altro tipo di reato. Anche l'autore è del tutto particolare. E, allora, bisogna attrezzarsi per capire chi ti sta parlando, anche con i suoi silenzi".

Cosa bisogna fare per accogliere davvero una donna che vuole denunciare?

"E' la domanda che continuiamo a ripeterci, per aggiornare sempre di più i pacchetti formativi destinati a tutti gli operatori di polizia, sia quelli che iniziano ad indossare la divisa, sia quelli che già la indossano da tempo, anche con incarichi di responsabilità all'interno di un ufficio. In questa trincea non bisogna mai smettere di attrezzarsi. E l'obiettivo è sempre uno, mettere a proprio agio la donna vittima di reato. L'audizione è davvero un momento particolare, mi è capito di ascoltare donne che all'improvviso hanno ritrattato".

Per quale ragione?

"Perché la paura prende il sopravvento. Oppure la speranza che il marito cambi. O la voglia di perdonare. Oppure, può scattare la vergogna di raccontare certi episodi. Ai giovani poliziotti sottolineamo che quello non è un interrogatorio, ma un momento delicatissimo che va gestito con grande cura. In questo senso, anche il luogo dell'accoglienza della donna deve essere preparato con attenzione".

Quali caratteristiche deve avere la stanza dell'ascolto?

"Il tavolo attorno a cui ci si ritrova dovrebbe essere di vetro. E comunque sempre tondo, mai con gli spigoli. La sedia deve essere fissa, non con le rotelle, in modo da dare la sensazione di stabilità. Sono consigli di massima. E, poi, non è detto che la denuncia debba essere presa in un ufficio di polizia. Ce lo dice la straordinaria esperienza dei camper sparsi in giro per l'Italia, per la campagna 'Questo non è amore': 




sono migliaia le donne che si avvicinano a parlare a noi poliziotti".

Con l'entrata in vigore del Codice rosso com'è cambiata la formazione?


"L'ispettorato delle scuole organizza programmi specifici per gli allievi agenti e gli allievi vice ispettori. Con l'aiuto di specialisti si studia tutto ciò che vuol dire attenzione alla vittima della violenza di genere. Si approfondisce inoltre l'utilizzo dell'applicativo Scudo, la grande banca dati interforze dove confluiscono tutti gli episodi, anche apparentemente non rilevanti, che riguardano una vittima. Corsi ci sono anche per chi si occupa delle indagini su questo tipo di reato".

Come avete fatto durante il lockdown, quando il numero delle denunce è cresciuto vertiginosamente?


"Il percorso di formazione non si è fermato: il servizio centrale di sanità ha coinvolto on line 700 operatori sul tema dell'accoglienza della vittima".

Qual è l'argomento più importante su cui battete per adesso?


"E' l'ammonimento da parte dei questori, uno strumento semplice e di grande efficacia come ripete il prefetto Francesco Messina, il direttore centrale anticrimine, da cui dipende il servizio centrale anticrimine. Un richiamo e un invito al maltrattante a fare un percorso di recupero. Una circolare del prefetto Messina ha sollecitato gli uffici a risentire le donne che hanno chiesto l'ammonimento, per chiedere se hanno bisogno di qualcosa".

Come fare emergere i casi che non vengono denunciati?

"A questo serve la formazione specifica, per saper cogliere anche i più piccoli segnali del disagio di una donna. E saper dare il consiglio giusto".

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