5.11.22

Caso Desio, dopo le accuse il mondo della ginnastica fa quadrato: «Lo sport è disciplina e rigore»

vero la sport e disciplina e rigore , sacrificio , rinunce ,  come  ho raccontato   nel  post  precedente . Infattti : << Una magia che costa molta fatica e le aspettative per il futuro comportano un impegno non facile, di fatti, la stessa Sig.na Lydia Grant afferma: Voi fate sogni ambiziosi, successo, fama - ma queste cose costano, ed è esattamente qui che si incomincia a pagare,- col sudore! >>  (  cit   da Saranno famosi (serie televisiva) anni 80 ) . Ma  qui   come  fa notare  l'ultimo video   di Kiko. Co Video Emozionali   queste      dichiarazioni   delle  associazioni    della    ginnastica    difendono  il  bullissmo  di certi  dirigenti 

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 NOVEMBRE 2022 - 17:58


Caso Desio, dopo le accuse il mondo della ginnastica fa quadrato: «Lo sport è disciplina e rigore»
4 NOVEMBRE 2022 - 17:58
di Simone Disegni






Da Torino a Roma e Milano, le associazioni sportive della ritmica si schierano contro il “processo” su media e social



C’è stupore, delusione e una punta di rabbia, nel mondo della ginnastica italiana. Il caso dell’Accademia internazionale di Desio, con le denunce di presunti maltrattamenti da parte di almeno due atlete, ha portato al commissariamento della struttura da parte della Federginnastica, e a un ribollire di accuse che potrebbe scoperchiare un fenomeno reale, quello della pressione soprattutto legata al peso e all’aspetto esteriore delle atlete, ma che sono anche mal digeriti tra gli addetti ai lavori. Lo confermano ad Open diverse voci di allenatori e dirigenti sportivi di società da Nord a Sud. Che condannano nettamente eventuali abusi, ma circoscrivono il problema e respingono la narrazione dominante di un “caso-ginnastica” in Italia. «L’attività sportiva ad alti livelli richiede disciplina e rigore», mette in chiaro Patrizia Tupone, che segue le giovani promesse romane del centro Ritmica Tuscolana.
«Questo vale, ed è noto a tutti, già nei centri che offrono corsi agonistici sul territorio: a livello di agonistica nazionale è evidente che vanno rispettate delle regole ferree, ed altrettanto evidente che un simile regime non è adatto a tutti». Ma a presunti “maltrattamenti” a Desio, Tupone rifuta di credere. «Conosciamo perfettamente la direttrice tecnica dell’Accademia, il suo impegno e la sua serietà: è lei stessa, nei corsi per noi istruttori “territoriali”, ad insistere perché le bimbe non siano spinte eccessivamente in tenera età, per non arrivare poi stremate all’età della maturità agonistica». A quel livello, ricorda ancora Tupone, la federazione mette perlatro a disposizione delle atlete dei mental coach proprio per aiutarle a gestire l’inevitabile stress psico-fisico.
A dare una lettura simile del polverone alzatosi in questi giorni è Carla Meda, tra le responsabili del centro milanese Ginnastica 2000. «In decenni di lavoro in questo settore, non ho mai visto tanta attenzione – e tanta cattiveria gratuita – per le nostre attività: non solo sui media, ma anche sui social c’è un’esplosione di commenti negativi, quasi sempre infondati». Anche per Meda chiunque – ragazzi e ragazze – si avvii all’attività sportiva agonistica sa di intraprendere un percorso fatto di regole ferree, disciplina e sacrifici. In tutte le discipline sportive, e certamente in quello della ginnastica. «Le prime gare si disputano normalmente verso gli 8 anni, ma già a partire dai 6-7 è necessario dedicarsi ad allenamenti costanti anche tre o quattro volte alla settimana».
Il percorso è duro, durissimo, ma gli istruttori accompagnano ragazzi e famiglie proprio per assicurarsi che chi lo prosegue riesca a reggere la situazione. Possono esserci state pressioni sull’aspetto fisico, sul peso di quelle che, non a caso, vengono chiamate le “farfalle” italiane? «Chi conquista i massimi livelli ci arriva perché ha delle caratteristiche ben precise: devi essere super-leggero e super in forma – racconta Meda – Ma questo non significa che ci sia l’approccio “killer” che è stato raccontato in questi giorni». Ciò che è certo, riflette ancora l’istruttice, è che allo sbocciare dell’adolescenza, specie per le ragazze, possono esserci trasformazioni fisiche che influiscono su questo percorso, e sono cambiamenti, fisici e ormonali «da gestire». Ma ai maltrattamenti, ovviamente da condannare, Meda si rifiuta di credere.
A preoccupare allenatori e palestre è anche l’impatto su un settore sportivo che è riuscito ad emergere all’attenzione del grande pubblico solo recentemente e proprio grazie ai successi nati a Desio. «E’ l’ultima cosa di cui avevamo bisogno in questo momento», osserva da Torino Marco Napoli, direttore di Eurogymnica, il più grande centro piemontese di ginnastica ritmica. «Le associazioni sportive dilettantesche come tutte le nostre vivono ogni giorno di passione e sacrifici, e devono fare i conti con la crisi economica generale, del mondo sportivo e delle famiglie. Proprio ora che i successi internazionali di Sofia Raffaeli (l’atleta italiana che ha vinto 4 medaglie ai recenti Mondiali di Sofia, ndr) avevano acceso un faro di visibilità e d’attenzione per la nostra disciplina, non avevamo bisogno di un simile polverone». Insomma, anche Napoli invita a non fare di ogni erba un fascio. Il mondo della ginnastica fa quadrato, dunque. Basterà?

da
La ginnastica ritmica nel caos: il confine tra rigore ed ossessione (ultimavoce.it)

[...]
Sicuramente, il caos scoppiato attorno al mondo della ginnastica ritmica non [è]sarà un caso isolato. Gli psicologi sono concordi nell’affermare che gli allenatori, soprattutto a livello agonistico, hanno il dovere di accompagnare gli atleti verso un percorso di insegnamento sano della competizione. Tuttavia, in ambienti tossici ed estremamente competitivi – come quello della ginnastica ritmica – sembra esserci una forte resistenza da parte dei coach a far permeare un agonismo sano e bilanciato. Tra duri allenamenti quotidiani, diete ferree e la mania della mentalità vincente, la frequenza di abusi e violenze psicologiche è, purtroppo, in aumento. Per questo motivo, il confine tra la disciplina e la malata ossessione per la perfezione è estremamente labile. Forse, sarebbe opportuno formare gli allenatori anche a livello psicologico. E, magari, si spera, tristi vicende del genere non capiteranno più.

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