il 25 novembre dev'essere tutti i giorni perché non sia solo lava coscienza e una giornata delle ipocrisia

 Domani   è  25  novembre  ovvero la  giornata   sul  femminicidio e  violenze    sulle  donne  un problema    che    va  o  almeno dovrebbe     andare  al di  là  delle idee     politiche  \  culturali   di ciascuno  di noi     visto  che  

«La violenza di genere è un fenomeno criminale complesso, una piaga sociale, una grave violazione dei diritti umani. Sbaglia chi pensa sia questione di donne, è questione di uomini perché tocca agli uomini porre rimedio», sottolineando tra le altre cose che «i casi di violenza sono aumentati del 19% l’anno scorso».

                                                    Ignazio  la  Russa   


 e  come  ogni anno   mi   pongo  il problema   che  cosa  dire   e scrivere  che  non si  retorico o  ipocrita   ,   soprattutto     che  non generi equivoci  qual ora  dovessi  esprimere  , come  ho  fatto di   recente  , nel  mio  sfogo   contro  l'istituzione   (  non contro   l'argomento  si badi bene  )   del  giornata  obbligatoria  . La  risposta  a questo mio  assillante  dubbio   viene   dal botta  e  risposta    avuto   su Facebook   e  di cui  ho parlato nel post  precedente    ,  soprattutto  nelle  ultime  righe  . Posso dire   che  esso  è ormi un emergenza  endemica   dovuto alla mancata  prevenzione   e all'affrontarlo solo ed  esclusivamente  , peraltro applicandole  male  ,  legislativo  \  repressivo . Infatti   è  assodato che  le  manifestazioni ,  convegni  ,   campagne di sensibilizzazione     e  spot   non bastano  o  sono solo inutili   quasi  propagandistici   se  non s'affronta  (  salvo pochissimi casi  d'insegnanti coraggiosi  )   a livello educativo   nelle  scuole    e  negli oratori     o altri centri  d'aggregazione    giovanile  .  Quindi posso dire    da  ex stalker   che  non basta  una  giornata   per  dire  NO  al  femminicidio  \  violenza  di genere , il NO  dev'essere  continuo  perché  mica  le  discriminazioni   ed  le  sopraffazioni   avvengono un  solo   giorno  all'anno  .  Concludo questo  mio  post   raccontando , le  storie  spesso  sono più  efficaci  di mille  bla  ... bla  ....  , la storia  di Lea Garofalo  ,  riporta dall'amica  \  Compagna  di strada   ed  utente del nostro blog  Daniela  Tuscano  


24 novembre 2009: barbara uccisione di Lea Garofalo.
Il 24 novembre ricorre l’anniversario della barbara uccisione da parte della 'ndrangheta di Lea Garofalo, figura di donna coraggiosa che ha saputo dire di no alla mafia. Lea decise di testimoniare sulle faide interne tra la sua famiglia e quella del suo ex compagno Carlo Cosco.
Parlò della "bestia nel cuore" in casa sua. Lea Garofalo, che aveva 35 anni, fu rapita e poi strangolata a Milano, in un appartamento di Piazza Prealpi, dopo che il marito le aveva dato appuntamento all’Arco della Pace. Il corpo venne bruciato per tre giorni in un campo a San Fruttuoso affinché di lei fosse cancellata ogni traccia. La figlia Denise, che allora aveva 17 anni, rimase ad aspettare il ritorno della madre. Poi andò a fare denuncia accusando il padre. La scelta di Lea fu raccolta da Denise, che ha testimoniato nell’Aula del tribunale, con grande coraggio, sapendo che sul banco degli imputati c’erano suo padre, suo zio e il suo ex fidanzato. Ricordava Don Ciotti: “ Abbiamo un debito con Lea Garofalo. Il problema è chi tace e chi lascia fare. Ci sono troppi cittadini a intermittenza, troppa gente che si commuove ma non si muove. Ne usciamo solo con un grande appello e chiamata alla responsabilità civile”.
Roberto Cenati - Presidente Anpi Provinciale di Milano
per non sapesse o non ricordasse chi era e la sua vicenda

 
“Di me si parlerà quando non ci sarò più” aveva confessato al suo avvocato. E così è andata.
Lea Garofalo è stata una delle primissime donne ad aver avuto il coraggio di ribellarsi alla propria famiglia di ‘ndrangheta.
Aveva incominciato a parlare nel 2002, in cambio della protezione dello Stato per sé e per la figlia Denise.
Per lei sognava un destino diverso da quello che le era toccato in sorte, voleva che studiasse, perché sapeva che solo la scuola ti può far alzare la testa e dire di no.Per questo aveva raccontato tutto: lo spaccio, le faide, gli omicidi. Per questo, una volta abbandonato il programma di protezione, il 24 novembre 2009, esattamente 13 anni fa, è stata raggiunta a Milano dal suo ex compagno, uccisa e il suo corpo dato alle fiamme. Aveva 35 anni. Per il suo omicidio quattro membri del clan sono stati condannati all’ergastolo, tra cui anche il suo assassino. Solo allora, su richiesta della figlia, il 19 ottobre 2013 Milano l’ha salutata per l’ultima volta in una piazza Beccaria gremita all’inverosimile, con le parole della figlia Denise. “La mia cara mamma ha avuto il coraggio di ribellarsi alla cultura della mafia, la forza di non piegarsi alla rassegnazione e all’indifferenza. Il suo funerale pubblico è un segno di vicinanza non solo a lei, ma a tutte le donne e gli uomini che hanno rischiato e continuano a mettersi in gioco per i propri valori, per la propria dignità e per la giustizia di tutti".Alla donna straordinaria che è stata, al suo coraggio, al suo esempio. Mai dimenticarla.


proprio mentre finivo di scrivere questo post che su mio Facebook come ricordo è comparso questa mia condivisione di qualche anno fa




quindi  ecco perchè    continuerò  a parlarne    cercando     di  non   scendere    nel   retorico   e nell'ipocrisia  













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