Martina Bernile: "Ero direttrice alle poste, ho lasciato tutto per l'Europeo

L'italiana contro la francese Lallemand. Il sogno inseguito a costo di sacrificare il posto fisso ("Ferie e permessi a New York per fare esperienza"), la nuova vita ("Ho aperto una palestra"), l'amore per gli animali. Il match in diretta sul nostro sito a partire dalle 20,30

 L’impiego alle Poste. L’immaginario collettivo, sensazione giusta o sbagliata che sia, lo associa a una vita tranquilla, magari senza picchi ma stabile. E se poi si diventa addirittura direttrice di una filiale, che volere di più dalla vita? “Nel mio caso ci si è messa di mezzo la boxe e allora ho mollato tutto per inseguire il mio sogno”. Martina Bernile, 34 anni, novarese (“Genitori napoletani, sennò mio padre chi lo sente”), stasera combatte il match più importante della carriera. Titolo europeo dei pesi mosca contro la francese Justine Lallemand, diretta live streaming su Repubblica.it a partire dalle 20.30.Se non ci fosse tanto altro (“Amo tutti i cani del mondo, ho due amstaff, Kora e Chavez, li porto anche sui pantaloncini quando combatto”), verrebbe da dire una vita tra ring e uffici postali: “Concorso a 20 anni, entro, lavoro tanto tempo al centro di smistamento. Mi permetteva di fare il turno di notte, così di giorno potevo allenarmi. Peccato che ogni tanto dovessi anche dormire…”. Poi la decisione fi cambiare tutto: “E’ stata una scelta forte ma con delle basi sotto. Mi sono sposata e sono andata in Sicilia, con mio marito, un ex della kickboxing, e abbiamo aperto una palestra a Mazara del Vallo. E’ stato un successo, sei anni intensissimi a formare ragazzi. Poi dopo la pandemia siamo tornati a Milano per un’altra scommesse di questo tipo, per la precisione a Cassano d’Adda”.In Italia la boxe femminile sta costantemente guadagnandosi spazio: “Ma non siamo in America, dove c’è una spinta importante, anche mediatica. Lo posso
dire con cognizione di causa,
 per tre anni le mie ferie erano per andare a New York e fare esperienza sul ring”. Una crescita del movimento andata a braccetto con Martina:  “Da piccolina ero una bambina frenetica, dovevo scaricare tanta energia. Ho provato tantissimi sport ma non ce n’era uno che mi catturasse. Poi mio padre mi ha portato in palestra e ho sbroccato”. Talmente giovane da dover pazientare: “Avevo 15 anni, e si parla di un’epoca in cui le atlete erano pochissime. Purtroppo non potevo fare la boxe perché ero minorenne, quindi praticavo anche altri sport di combattimento”.
Insomma, una sorta di suffragetta, con un match talismano tra i dilettanti: “Ho affrontato la grandissima Simona Galassi (super campionessa della boxe italiana, ndr), una signora dentro e fuori dal ring. E ovviamente ci ho perso. Ma che esperienza eccezionale”.  Piedi ben piantati per terra, metaforicamente (“Ma sognare non costa nulla, e sarebbe bello fare un match con il pubblico che va a vedere Katie Taylor”), e pugilisticamente: “Il mio alias, ‘Little Tank’, me lo ha dato mio marito. Sono piccolina, compatta. Tendo ad andare a cercare le mie avversarie, ma se occorre so anche girare al largo. La mia avversaria è più alta di me, ci completiamo per fare un grande match”. Tradotto: la andrà a cercare, Justine è avvertita.

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