31.10.23

Halloween, origine e significato di una festa antica anche in Italia: intervista a Eraldo Baldini di elisabetta barberio

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Halloween è tra le feste più attese. Ogni anno crescono le tendenze, gli eventi e le pubblicazioni che omaggiano la tradizione legata al 31 ottobre e i giorni a seguire. Per molto tempo si è pensato che fosse una festa americana, poi, mano mano che la divulgazione ha preso piede, sono emersi gli antichissimi culti praticati dai Celti e da tutte le popolazioni germaniche che, fino a oggi, ci hanno tramandato leggende, miti e rituali dai molteplici significati, molti dei quali ritroviamo dislocati in tutta Europa. Quello che è sempre mancato in questa affascinante narrazione è il fatto che anche l’Italia è anticamente legata a questa festa, e non è affatto vero che l’abbiamo ereditata dagli Stati Uniti, ma è un retaggio arcaico che attinge dalle nostre radici pagane. Eraldo Baldini, saggista e ricercatore nel campo dell’antropologia culturale, e Giuseppe Bellosi, specializzato in documentazione e nello studio dei dialetti, scrivono a quattro mani un testo articolato ed esaustivo sull’origine, sul significato e sulle tradizioni di Halloween, in un viaggio nel folklore del nostro Paese, regione per regione. Non solo, gli autori ci raccontano come la celebrazione di questa festività (la versione americana) è diventata così celebre, facendo dimenticare agli italiani ciò che un tempo, negli stessi giorni, i propri antenati festeggiavano attraverso cibi specifici, usanze, leggende sovrannaturali, riti propiziatori, e tanto altro. Questo prezioso testo ha l’obiettivo di ripristinare un’antica memoria, persa nei secoli, che solo pochi territori ricordano ancora.


Una celebrazione neopagana di Samhain (fonte: wikipedia.org)


Oggi Halloween sconfigge e surclassa Ognissanti?

  
Sì, è piuttosto evidente. E questo quasi mille e trecento anni dopo che fu introdotta in questa data una festa dedicata a tutti i Santi, e poi un paio di secoli più tardi quella del giorno dei Morti (2 novembre), per cercare di cristianizzare le celebrazioni manistiche (cioè dedicate al culto dei defunti), osservate negli stessi giorni, che appartenevano da tempo immemorabile a religiosità precristiane e poi a culture e tradizionali europee.
Abbiamo già espresso la nostra opinione: la festa è quasi certamente preceltica, e interessa da tempi immemorabili molte genti europee, con affinità di date, forme e contenuti. Ma in ogni caso, comunque sia andata, la sostanza delle cose non cambierebbe affatto relativamente a ciò che vogliamo sottolineare con questo libro: che la festa di Halloween, cioè, da un po’ di anni in voga pure in Italia, anche se da noi giunta all’attuale successo in virtù di recenti suggestioni provenienti da lontano, ha nel nostro Paese un profondo ed evidente background storico-tradizionale, non solo nelle aree celtiche.
https://strokestownpark.ie/event/samhain-self-guided-trail/
Perché l’idea che Halloween abbia radici americane ha attecchito così tanto in Italia?

Quello di ritenere che la celebrazione di Halloween (parola che, ricordiamolo, non è altro che la contrazione di All Hallows Eve o All Hallows Even, rispettivamente “Vigilia di Ognissanti” e “Sera di Ognissanti”) sia nata in America, e altrove sia giunta, senza alcun background, solo in virtù di colonizzazione culturale o imitazione, è un errore frutto di disinformazione e di “ignoranza” (nel senso etimologico del termine): gli etnografi e gli antropologi culturali hanno, in larga parte, sempre sostenuto, e a ragione, che la ricorrenza è di ovvia origine europea, forse pan-europea, ed è molto antica. Anche se si è soliti ritenerla di origine celtica, a giudicare dalla sua morfologia e diffusione si può in realtà affermare che si tratti di una forma religioso-culturale arcaica, e dunque pre-celtica. I Celti furono comunque la popolazione che più a lungo ne conservò forme e continuità, attribuendole anche l’importante ruolo di capodanno.
La ricorrenza e suoi contenuti furono portati nel Nuovo Mondo dagli emigranti europei, e assunsero ampia diffusione soprattutto dalla metà dell’Ottocento in poi, cioè dopo le grandi ondate migratorie di popolazioni celto-cattoliche (irlandesi sopra tutti). In America poi, nel corso del tempo, vennero privilegiate e consolidate alcune forme celebrative fino ad arrivare a quelle oggi a tutti note.
Per circoscrivere alla realtà italiana: non si può negare che il boom odierno di Halloween sia dovuto anche o soprattutto a suggestioni cine-televisive e letterarie provenienti da oltreoceano, ma è altrettanto vero che nel folklore delle nostre regioni, nei giorni che vanno dalla vigilia di Ognissanti, cioè dal 31 ottobre, a quello di San Martino, 11 novembre, legati in un continuum celebrativo, sono da tempo immemorabile presenti, o lo erano almeno fino a un passato recente, tutti gli elementi costitutivi della festa. E questo da ben prima che la Chiesa, nel medioevo, cristianizzasse tali ricorrenze riservate al culto dei defunti, dedicando il 1° novembre a Tutti i Santi e, più tardi, il 2 novembre ai Morti. Dalle Alpi alla Sicilia troviamo (o trovavamo) in abbondanza in quelle date riti di accoglienza per i morti e gli antenati, questue di bambini o di poveri nelle case, dolci tradizionali dal nome macabro (come ad esempio ossa di morto), zucche intagliate, pratiche divinatorie, racconti terrificanti.


Foto degli anni ’60, Alamy Foto Stock (fonte: today.com)


Quale rito regionale ti ha colpito di più durante la tua ricerca? E tra le regioni italiane, quale si distingue per aver mantenute intatte le tradizioni legate al Giorno dei Morti?

Dovrei fare un elenco lunghissimo, i riti “regionali” (del resto piuttosto simili fra loro) sono numerosissimi. Ciò che mi ha colpito all’inizio delle mie ricerche, quando ancora privilegiavo l’idea che nel nostro Paese fossero esclusivamente o principalmente le zone storicamente celtizzate (quindi soprattutto il Nord della penisola) a mostrare e conservare forme tradizionali considerabili prodromi di Halloween, è che in realtà il Centro, il Sud e le Isole non sono da meno. Pare comunque di potere individuare forme più abbondanti e conservate lungo il versante adriatico: ma ciò può essere solo frutto di una maggiore mole di documentazione disponibile.
Un’area in ogni caso che mi ha affascinato per la ricchezza e la continuità (senza interruzioni nei secoli o forse nei millenni) delle tradizioni espresse relativamente alla celebrazione di culti manistici tra fine ottobre e inizi di novembre, con eclatanti forme sia individuali sia collettive che, dalle zucche intagliate, alle questue, alle rappresentazioni e a tutto il resto danno vita, diciamo così, ad una riconoscibilissima “Halloween”, è quella che riguarda una parte dell’Abruzzo, la Valle Peligna. Ma, come ho già detto, quasi tutte le regioni hanno conservato la tradizione o la memoria di simili morfologie del “festivo” in quelle date.
Foto generata con AI (fonte: www.canva.com)


Secondo la tua esperienza cosa dobbiamo aspettarci per il futuro? Ci saranno delle nuove interpretazioni di questa festività?

Credo che in futuro si arriverà soprattutto a considerare la celebrazione di Halloween per quel che è, cioè una tradizione che ha avuto corsi e ricorsi ma appartiene appieno alla realtà europea, dunque anche a quella italiana. Ciò avverrà in primo luogo perché, seppure lentamente, una maggiore e più corretta informazione convincerà di ciò un numero sempre maggiore di persone (perlomeno di quelle libere da pregiudizi, stereotipi e chiusure preconcette). In secondo luogo perché ormai sono molti i “nativi halloweeniani” (permettetemi il neologismo compreso in questa locuzione). In molte aree infatti (ad esempio nella mia Romagna) sono almeno trent’anni che si ri-celebra Halloween, quindi sono tanti i bambini, gli adolescenti, i giovani e persino gli adulti per i quali questa festa “c’è sempre stata” a prescindere da elucubrazioni o sguardi interrogativi rivolti passato. C’è sempre stata perché fin da piccoli l’hanno vista e vi hanno partecipato.

Cosa succedeva a Samhain? (fonte: milleunadonna.it)


Quali sono i tuoi progetti futuri?

Io scrivo sia saggistica, essendo per formazione un antropologo culturale, sia narrativa. Mi è sempre piaciuto, quindi, lavorare su due tavoli distinti ma non distanti. Al momento sto scrivendo un romanzo che sarà pubblicato da Rizzoli nella primavera prossima, ma finito quello tornerò certamente a occuparmi di tradizioni e culture popolari, campo affascinante nel quale c’è ancora molto da indagare.

RIFERIMENTI DI ERALDO BALDINI

Facebook: https://www.facebook.com/eraldo.baldini.autore
Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Eraldo_Baldini

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