dalla pagina fb Piccole Storie
Esattamente un anno fa come questa sera io e la mia più cara amica eravamo sedute al tavolino di un locale di amici, sotto casa.
Nell’ arrivare avevamo incontrato un mio conoscente che ci aveva quindi invitate a sederci con lui e 2 suoi amici, tutti e 3 medici. La serata (dalle 21 alle 23, c’era ancora il coprifuoco) procede piacevolmente, verso la chiusura ce ne andiamo tutti e 5 a comprare le sigarette 200 mt più avanti. Durante il tragitto uno di loro ci offre dell’acqua che accetto volentieri (e non ditemi che non avete mai bevuto l’acqua di un vostro amico/a perché non vi crede nessuno ) e lì inizio a capire che c’è qualcosa che non va.
Ormai però è tardi: il mio cervello cerca di mettere insieme i dubbi e i pensieri ma non prima di trovarci a casa loro, così, a caso.
Saliti in casa il mio sesto senso da stronzetta si acuisce ma mi sento rallentata e quasi rassegnata. Ci offrono un bicchiere di birra, mentre loro si stappano 3 bottiglie. Io bevo un sorso e mi trovo a masticare qualcosa. Con chissà che sguardo buffo cerco di far capire a Vale di non bere dal bicchiere ma forse non mi spiego proprio benissimo.. Dopo una serie domande e frasi inquietanti capisco che è ora di prendere in mano la situazione, ho un po’ timore ad alzarmi e andarmene con la mia amica ma non c’è altra soluzione. Con la scusa del coprifuoco la prendo sottobraccio, li ringrazio e li saluto. Loro insistono, noi ce ne andiamo comunque. Scese in strada cerco di spiegare a Vale cosa è appena successo senza farla spaventare, vado a prendere la macchina e andiamo al Civile.
Da lì ragazzi.. la mia consapevolezza verso il genere umano è totalmente cambiata. Già nell’ arrivare con la mia auto (chi mi conosce sa) ci hanno prese per due ragazzine ubriache che avevano fatto chissà quale incidente e volevano smaltire l’alcol. Non hanno quindi creduto al nostro racconto ma ci hanno fatto lo stesso le analisi delle urine. Era passata solo mezz’oretta quindi il risultato era negativo. Non hanno chiesto se stessimo bene, se volessimo parlare con qualcuno. Uscendo a fumare vicino alle infermiere le sentivo prenderci in giro.
In cerca di chissà quale conforto chiamo degli amici che mi rispondono “ma cosa vuoi che sia un po’ di droga in un bicchiere”.. che ci sarebbe anche stata come frase, se l’avessi chiesta un po’ di droga, magari durante una serata..
Alle 7 del mattino, uscendo dall’ospedale, ci fermiamo in caserma accanto a casa mia pensando di fare le paladine della giustizia. Due ragazze stanche, un po’ svestite e spaurite. Il carabiniere ci risponde “ma vi hanno stuprate? No? E allora cosa possiamo fare per voi?”
Mi faccio prestare una chiavetta da un appuntato, salgo in casa, mi scrivo da sola l’esposto, torno in caserma e glielo lascio. Riposiamo un paio d’ore.
Grazie a conoscenze quel pomeriggio andiamo in Poliambulanza e ci rifanno le analisi delle urine. Ovviamente tutti gentili e arrabbiati per noi, un po’ papà e un po’ mamme. Risulto positiva a metanfetamine, metadone, thc, forse ghb visto le modalità, dicono, ma non hanno i reagenti per quello.
Per vie traverse e controverse veniamo messe in contatto con i piani alti. Molto alti. Lì prendono sul serio la situazione facendo subito partire l’indagine e anzi, ci ringraziano per esserci esposte, dicono che non capiti spesso che le ragazze si accorgano di essere state drogate, o che denuncino. Io sconvolta gli dico” ma mi sembra il minimo fare qualcosa, io sono una vecchia stronza, se sabato sera avessero beccato due ragazzine??” Ci capiamo.
Nel frattempo il maggiore giornale della mia città viene in possesso del nostro esposto e decide di fare subito un mega articolone. Mi faccio dare il numero del direttore, lo chiamo, ci litigo, chiedo di aspettare o di omettere dei dettagli. Niente. Sostiene che sia importante fare informazione, dice di avere una figlia e di avere paura. Spiega che siamo state fighe, che deve usare il nostro esempio. Gli rispondo “e io, che vivo da sola a pochi metri da questo individuo, e che ora verrò esposta così, non devo avere paura?” Gli si rompe la voce, si scusa. La telefonata finisce e il giorno dopo l’articolo esce lo stesso.
È passato un anno, avete letto sul giornale altri articoli di informazione e prevenzione contro gli abusi, le droghe, gli stupri?
O avete letto solo di donne drogate, abusate, stuprate?
Quella sera la nostra vita poteva cambiare e potevamo trovarci a convivere con uno stupro alle spalle. Eppure non è questo che mi ha colpita di questa storia perché per fortuna mi conosco bene e avevo sempre saputo come avrei reagito in caso mi fosse successo qualcosa del genere e infatti così è stato.
No, mi hanno segnata l’indifferenza, la superficialità, l’ignoranza.
Questa persona frequenta ancora gli amici che abbiamo in comune e, come gli altri due, fa ancora il medico.
I primi carabinieri che non hanno fatto niente fanno ancora i carabinieri e le persone che ci hanno sorriso dicendo che esageravamo sorridono ancora al pensiero.
A me invece hanno detto che certe cose della mia vita sono successe perché sono una persona frivola e superficiale.
Forse loro non sono mai dovuti andare dalla propria mamma dopo 24 h, ancora vestite da sabato sera, a dirle “guarda mamma, vedi che sono ancora truccata bene, che sto bene, che sono qua con te e sono felice quindi non agitarti però siediti che devo raccontarti una cosa, tanto la scopriresti domani dal giornale..”
Ora mi chiedo, bisogna davvero arrivare allo stupro per scandalizzarsi e fare qualcosa?
Gli stronzi stupratori esistono ed esisteranno sempre, se pensano di poter fare una cosa del genere a una donna probabilmente non hanno un cervello tale da essere definiti umani pensanti.
Ma gli altri, tutti gli altri, quelli che guardano, che scusa hanno?
Anna Ziliani
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