La storia di Silvia dopo la condanna di Strasburgo all'Italia: "Ho fatto sette denunce contro il mio ex marito e avevo paura. Lo Stato non mi ha protetta"

 La   storia  d'oggi   è la   conferma      di quanto  dice  la mia utente  \  compagna  di viaggio   Madre  Vittoria     vedere   fra  gli articoli del nostro blog  (  non riporto l'url    perchè fa talmente  caldo che non  ho voglia  di starlo a cercarlo    e poi  potrebbe esservi di stimolo per navigare  in esso senza  avere  " la pappa pronta  "   )    che  in italia   non c'è  giustizia  e   che la giustizia  ha  fatto  sempre  schifo ed  i  giudici ed  magistrati  come si deve  si   contano  sulle dita  di  una mano     

da   Lorenzo Tosa 

Ci sono voluti sette lunghi anni e una vera e propria odissea giudiziaria, ma alla fine Silvia De Giorgi ha vinto la battaglia forse più importante della sua vita. Che è, al contempo, una delle più gravi sconfitte per la giustizia e i diritti del nostro Paese.44enne, padovana, De Giorgi è stata per anni minacciata, picchiata dal suo compagno, si è vista togliere tutto, ridotta ad essere nullatenente con tre figli da mantenere (anche loro vittime delle violenze dell’uomo).Lei ha denunciato tutto a più riprese. Lo ha fatto sette volte, sette, tutte puntualmente
cadute nel vuoto, esponendola così anche alle ritorsioni dell’uomo. Al punto che, nel 2019, a Silvia De Giorgi, sola e abbandonata da tutti, non è rimasto altro da fare che rivolgersi alla Corte europea dei diritti umani a Strasburgo. Che oggi, a distanza di tre anni, con una decisione a suo modo storica, ha riconosciuto alla donna di aver subito dalla giustizia italiana un “trattamento inumano e degradante” (oltreché un risarcimento in denaro) per non averla protetta, difesa. Questa donna ha dovuto uscire dall’Italia per ottenere quella giustizia che qui da noi le è stata negata, anche se a tutt’oggi quell’uomo non ha mai risposto davanti alle legge italiana.Grazie a Silvia De Giorgi per la tenacia con cui ha combattuto e vinto, sperando che la sua dignità e il suo esempio servano a tante donne ancora senza giustizia. E senza voce.

La sua vicenda è particolare perchè
[...] Le pratiche da lei aperte sono rimaste sotto la polvere per anni, “probabilmente – sostiene – perché il mio ex marito è nipote di un personaggio politico di un certo peso”. È stato il suo avvocato a proporle di appellarsi alla Cedu: “Mi ha detto che non sapeva  più come aiutarmi e l’unica strada  era quella di Strasburgo. Ha istruito  la  pratica. Contro ogni aspettativa, nel 2019 è stata accettata e ora è arrivata la sentenza che condanna la Repubblica italiana. Ho dovuto trovare giustizia fuori dal mio Paese”. Ora spera che questa storia si chiuda per sempre: “Per anni ho rincorso il mio ex, chiedendogli una firma per cambiare la carta d’identità, per la scuola. Si è sempre negato, non pagando nemmeno gli alimenti. Aspetto la decadenza genitoriale”. [...]   da https://www.nextquotidiano.it/silvia-de-giorgi-risarcimento-cedu-italia-ex-marito-violento/

e   la  repubblica    del  17\6\2022  

<< [...] I giudici di Strasburgo chiamano in causa l'inazione dei magistrati e per questo ora lo Stato italiano dovrà risarcire: 10 mila euro per danni morali. Nonostante i rapporti dei carabinieri e dell'ospedale, segnalano i giudici di Strasburgo nella loro sentenza, i magistrati incaricati di valutare il caso non hanno preso alcuna iniziativa per rispondere alle denunce. “La loro inazione ha creato una situazione di impunità per l'ex marito”, stabilisce la Corte di Strasburgo. In un momento storico in cui proliferano femminicidi e violenze di genere, questo caso non può non imporre una riflessione. [...] >>.  

  Infatti  ha     raccontato     sempre a  repubblica    la sua vicenda   

Silvia De Giorgi come è cominciato tutto?

“Come succede sempre: c’è un elemento debole, cioè una madre che sopporta per dare un futuro ai suoi figli. E per questo sono stata accusata di essere una madre poco tutelante. Poi invece hanno detto che denunciavo troppo. La verità è che io ho passato dieci anni d’inferno ma il mio caso è stato completamente ignorato”.

Com’è possibile che non le abbiano dato ascolto?

“Nessuno è intervenuto per salvaguardarmi e oggi io dico: sono una sopravvissuta. Se non ci fosse stata la volontà del mio legale Marcello Stellin di rivolgersi alla Corte, tutto sarebbe finito nel dimenticatoio. Sono viva, questa è la differenza tra me e le altre”.

Come avvenivano queste violenze?

“Il problema non è come sono avvenute le violenze, il problema è che nessuno ha tutelato la vittima. Normali conflitti tra coniugi in fase di separazione, dicevano. Invece c’è stata una progressione degli atteggiamenti: dal maltrattamento psicologico alle botte”.

Come si è sentita in questa situazione?

“Prima arrabbiata, poi disperata, infine me ne sono fatta una ragione. Ho pensato che non avrei mai avuto giustizia e oggi non ho giustizia. La Corte dice: la Procura ha lavorato male, ma nessuno ha condannato l’uomo che mi ha reso la vita un inferno”.

Le va di raccontare com’era la sua famiglia?

“La mia figlia più grande ha 20 anni, quindi ero una mamma molto giovane. Vivevamo a Cervarese Santa Croce, piccolo comune sui colli Euganei, nella provincia di Padova. Mio marito era un imprenditore e il dissesto finanziario sopraggiunto a un certo punto, non ha fatto che peggiorare la situazione”.

Dunque lei andava dai carabinieri e non la ascoltavano?

“Certo che mi ascoltavano, prendevano la denuncia. Ma poi tutto si fermava in Procura. Nessuno ha preso in carico la mia situazione”.

E’ cambiata la sua vita a causa di quei fatti?

“La mia vita è stata stravolta. Per anni ho dovuto rassegnarmi a vedere i miei figli un’ora al giorno, per lavorare e mantenerli tutti e tre. Non dormivo, avevo paura che lui arrivasse e ci facesse del male. Oggi vivo a Milano, ho un compagno nuovo ma non tornerei a Padova per nessun motivo al mondo. Ho ancora troppa paura”.

Quanto si è sentita sola in una situazione del genere?

“Ho sviluppato un senso di sfiducia nei confronti del mondo. Si va avanti ma è tanto faticoso. L’errore più grande della mia vita è stato affidarmi a quella persona”.

Ora cosa succede con la sentenza della Corte?

“Niente. La Procura di Padova sarà stigmatizzata e fine. Del resto, quante ne hanno ammazzate anche in questi ultimi mesi? Allora forse è il caso che qualcuno si dia una mossa. Io provo pena nei confronti di tutte le donne che si sono trovate nella mia situazione e disgusto per il sistema: capisco anche chi non va a denunciare, perché conosco il calvario che scatta dopo la denuncia. Ti guardano come dire: sei l’ennesima”.

Ha perso fiducia nelle istituzioni?

“Qua non si tratta di mantenimento, qua si tratta di portare a casa la pelle. Nessuno ha creduto a quello che ho subito e questo ha causato in me ina grande sofferenza. Se non ti senti creduto da chi ti deve proteggere, come fai a vivere?”.  


Alla fine Silvia ottiene giustizia e un risarcimento da parte della giustizia italiana di 10 mila euro. Secondo la Corte, infatti, le autorità italiane non hanno fatto il necessario per proteggere l'ennesima donna vittima di violenze domestiche nonostante le denunce. La Corte ha riconosciuto l'inazione dei procuratori che non hanno mai nemmeno aperto un'inchiesta.Speriamo  che  non debba   fare  un altro  ricorso  a Strasburgo   ma  sopratttutto   l'ex    non l'uccida    prima   conoscendo  la lentezza   della giustizia italiana  e  il menefreghismo , ovviamente  senza  generalizzare  , della  magistratura  italiana  

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