..... non ve lo dico perchè se mi seguite qui o sulle appendici social lo sapreste o quanto meno lo immaginereste .
perchè non voto il rimo motivo è lo stesso di questo post della mia amica
Ola Kahlo
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Non sono mai mancata a una consultazione elettorale...mai...da che ne ho avuta la possibilita, in qualsiasi condizione, tornando dal mare, ritardando viaggi, con i volontari della croce blu, perché con tibia e perone rotti, e otto chiodi in una gamba, ero trasportabile solo da loro. In salute e in malattia, nella buona e cattiva sorte, proprio come in un rito religioso, sono stata presente sempre. Questa mia
imprescindibilita’ al voto, credo nasca da un racconto dolcissimo di mia madre , che narrando delle sue emozioni al suo primo voto, primo per tutte le donne del suo tempo, costato tanto coraggio e tante vite umane, ho avvertito da sempre, l’impegno a votare , come una sorta di obbligo morale indiscutibile. Il diritto al voto si esercita.. sempre. Punto. Non nego che ho avuto momenti di difficoltà psicologica difficili. Più di una volta, mi sono detta che cavolo era il voto utile...il meno peggio, quello che ha polverizzato i partiti, il voto che ha evitato agli avversari di vincere, il voto del compromesso, quello che nel tempo è diventato di una desolante inutilità, quello che di volta in volta, ci ha portato qui...a un governo ammucchiata patetica e penosa , quanto dannosa per il paese. Però pur con le tante riserve, ho votato sempre...proprio sempre. Oggi sono in crisi....credo che questo referendum sia l’ennesima presa in giro al paese. Non entro nel merito...uno per tutti , l’abolizione della legge Severino, che para il culo solo alla politica . Oggi sono in crisi dicevo, perché sto per decidere che non andrò a votare nella speranza che non venga raggiunto il quorum. Ecco l’ho scritto , non mi sento meglio...però intanto l’ho scritto.
il secondo perchè se si dovesse raggiunge il quorum si contano i votanti e vincerebbe il SI
comunque per chi vuole affrontare il rischio ecco le ragioni dell'una e dell'altra parte
LEGGE SEVERINO
l’abrogazione della legge Severino del 2012 sull’incandidabilità dei condannati in via definitiva per reati gravi, come mafia, corruzione e terrorismo.
Le ragioni del SÌ
In base alla legge Severino non solo non possono essere candidate (o decadono da cariche pubbliche) le persone condannate in via definitiva per reati particolarmente gravi.
Per gli amministratori locali è prevista infatti la sospensione del mandato anche in caso di condanna non definitiva: secondo i sostenitori del “sì” ciò va in contrasto con il diritto alla presunzione di innocenza.
Le ragioni del NO
In caso di vittoria del sì al quesito sulla legge che porta il nome di Paola Severino, quest’ultima verrà totalmente abrogata.
A vantaggio anche dei condannati in via definitiva, che potrebbero candidarsi o continuare il proprio mandato.
Per i sostenitori del no, la legge è una misura necessaria, utile a garantire che le funzioni pubbliche siano svolte in modo virtuoso.
Misure cautelari
Il quesito chiede se ridurre la possibilità da parte dei giudici di ricorrere a provvedimenti di limitazione della libertà personale
Le ragioni del SÌ
Oggi le misure cautelari possono essere disposte verso persone non condannate in via definitiva solo in presenza di gravi indizi di colpevolezza nel caso in cui ci sia pericolo di fuga dell’indagato, pericolo di inquinamento delle prove o di reiterazione del reato. I sostenitori del sì propongono di limitare lo spazio di manovra dei magistrati escludendo la custodia cautelare nel caso di pericolo di reiterazione.
Le ragioni del NO
Le possibilità di applicazione del provvedimento di custodia cautelare sono già ben circoscritte, ritengono i promotori del no. E dunque sufficienti a evitare possibili abusi. Al contrario, insistono i sostenitori del no, limitando la possibilità per i giudici di ricorrere alla custodia cautelare in carcere o agli arresti domiciliari si metterebbe a rischio la sicurezza dei cittadini.
Separazione delle carriere
Interviene sulla separazione dei percorsi professionali e mette in discussione la possibilità per giudici e pm di chiedere il passaggio da una funzione all’altra.
Le ragioni del SÌ
È senz’altro uno dei quesiti più discussi quello che riguarda la separazione delle carriere tra magistrati giudicanti (i giudici) e requirenti (i pubblici ministeri). In caso di vittoria del sì i magistrati dovranno decidere se fare i giudici o i pm e non potranno più tornare indietro sulla loro scelta. Il vantaggio? Una maggiore imparzialità dei giudici, affermano i sostenitori del sì.
Le ragioni del NO
Impossibile imporre una separazione definitiva, all’inizio della carriera, tra giudici e pubblici ministeri.
Questo il punto di vista dei sostenitori del no.
Pure la riforma del Csm in discussione al Senato interviene su questo punto, in modo meno drastico: prevede infatti la possibilità per i magistrati di chiedere il passaggio da una funzione all’altra una volta nel corso della carriera.
Candidature al Csm
Concerne l’attuale obbligo di sostenere le candidature dei togati al Consiglio superiore della magistratura con una raccolta firme.
Le ragioni del SÌ
Le candidature al Consiglio superiore della magistratura dei togati devono essere accompagnate da almeno 25 firme raccolte tra altri magistrati. Un obbligo che il referendum punta ad abrogare. Per i sostenitori del sì le procedure per candidarsi al Csm in questo modo diventerebbero più semplici e si ridurrebbe il potere delle correnti, che fin qui avrebbero “premiato” solo determinati magistrati.
Le ragioni del NO
I sostenitori del no invece ritengono che anche nella magistratura per potersi candidare si debba partire da una base di consenso minima, costituita appunto dalle 25 firme oggi necessarie (e che al massimo possono arrivare a 50). Insomma, dal loro punto di vista i processi elettorali devono sempre essere basati sulla conoscenza dei singoli candidati da parte degli elettori.
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