Di Pozzomaggiore, il brano “Anima mia” ha già raggiunto 250mila visualizzazioni. Pecore e cavalli protagonisti di video virali durante la protesta per il prezzo del latte
SASSARI.Il nuovo idolo dei social si chiama Andrea Rosas, è di Pozzomaggiore, ha 35 anni, 200 pecore, sette cavalli, un numero imprecisato di mucche e maiali e tre lavori: impiegato della Asl (igiene e sanità animale, manco a dirlo), pastore-allevatore e cantante. La sua giornata tipo comincia alle 4 del mattino con la mungitura, d’estate la fine coincide con il nuovo inizio,
dal palco di una piazza direttamente alla campagna. Una settimana fa ha pubblicato il video del nuovo pezzo “Anima mia”, in collaborazione con il Tenore Su Remediu di Orosei: una dichiarazione d’amore verso la Sardegna che in brevissimo tempo ha conquistato 200mila visualizzazioni e la patente di nuovo inno alla sardità. Pure lui si stupisce di un successo simile, nonostante da qualche anno ci sia abituato, perché altri suoi post e video sono diventati virali. Il primo nel 2017, quando Andrea Rosas conquistò il popolo del web con il “decalogo della transumanza”, subito dopo con i video di Caterina e Filomena, due delle sue adorate pecore: «La prima purtroppo non c’è più, Filomena invece ha 9 anni, neanche un dente ma produce ancora latte». E poi fu la volta di Imboscata, la cavalla che durante la protesta dei pastori nel 2019 sorseggiò con gusto il latte di pecora. Ma perché si chiama Imboscata? «Perché è nata nel 2003 e per i cavalli di razza anglo arabo sarda era l’anno della I. E mi venne in mente di chiamarla Imboscata: oggi ha 19 anni, non corre più e ha avuto 6 puledri».
Pastore e cantante. La polemica sul prezzo del latte pagato troppo poco ribolliva già quando Andrea Rosas iniziò a raccontare nei suoi video le difficoltà che un pastore deve affrontare ogni giorno, in balìa di una costante incertezza economica, delle bizze del tempo, di ristori non versati, di pagamenti al ribasso e spese che lievitano. Il giovane pastore spiegò quanto è complicato «fare un mestiere così importante» e lo scrisse pure ad alcuni politici, chiedendo un’attenzione diversa per la categoria. E poi lo disse in musica: il brano “Cantende che pastore” (testo e musica di Maria Luisa Congiu) fece il botto: circa 160mila visualizzazioni e più di 4mila condivisioni «per una canzone che rappresenta l’orgoglio di un categoria simbolo della Sardegna da secoli, antica e fiera come i nuraghi. E che ha voglia di riscatto». Poi a febbraio del 2019, alla vigilia delle elezioni regionali, scoppiò la protesta sulle strade, il blocco dei camion che trasportavano il latte e lo stesso latte versato sull’asfalto dai pastori: «Era giusto, aveva un senso: meglio gettarlo che regalarlo agli industriali, a quel prezzo era veramente un regalo». Qui entra in scena Imboscata: «Ci accusavano di sprecare il latte invece di darlo a chi ne aveva bisogno – racconta Andrea Rosas –. Ma quando mai? Queste persone io le chiamo i “fenomeni” perché parlano a vanvera: non sanno che il latte di pecora non è come quello vaccino, è molto più grasso e viene trasformato in formaggio. Per questo lo feci bere a Imboscata, fu una provocazione la mia». Ma soprattutto, in un periodo di tensione alle stelle, tra scontri, atti di violenza ed esasperazione, «ho cercato di sdrammatizzare, raccontando la protesta sacrosanta in maniera più leggera, ironica, cercando di spargere un po’ di sano ottimismo». La strategia ebbe effetto: il giovane pastore-cantante attirò l’attenzione dei media nazionali «vennero a intervistarmi, alcuni trascorsero una giornata con me e mio padre in campagna, sono fiero di avere smontato la convinzione che i pastori sardi siano semi analfabeti che non sanno coniugare un verbo». Poi la protesta del latte finì, furono raggiunti degli accordi mentre all’orizzonte spuntava la pandemia che avrebbe cambiato il mondo: «Un periodo durissimo, ma il brutto doveva ancora venire». Il giorno prima della fine del lockdown Andrea Rosas chiamò a raccolta Filomena e le altre: «Allora ragazze, Conte (l’allora premier ndr) ha detto che la quarantena è finita, siamo liberi». Anche qui pioggia di like, una ventata di freschezza rigenerante grazie a quelle pecore in festa. E liberazione fu, ma la tranquillità è ancora da conquistare. «Il prezzo del latte è aumentato, ora lo pagano da 1 euro a 1 euro e 20 al litro. Ma nel frattempo sono arrivati i rincari: tutto costa di più, dai mangimi al carburante all’energia. Il caro prezzi ha di fatto annullato l’aumento del latte e nelle campagne si vivacchia, esattamente come prima, anzi come sempre. Ma quello del pastore resta il mestiere più bello del mondo: dopo due o tre giorni lontano dalla campagna mi prende la nostalgia, è qualcosa di incontrollabile, sento il bisogno di stare tra i miei animali, anche dopo una giornata di lavoro durissimo, anche dopo avere cantato sino alle due del mattino».
La Sardegna sul palco. In Anima mia c’è tutto questo: «Volevo raccontare il mio amore per la Sardegna. Ho buttato giù un po’ di pensieri, Nicola Cancedda li ha trasformati in un testo bellissimo, Davide Guiso e Francesca Lai hanno pensato alle musiche. Abbiamo registrato a Nuoro alla fine del 2021, una settimana fa ho pubblicato il video e non riuscivo a credere a quello che stava succedendo..... più di 250mila visualizzazioni, una valanga di complimenti. La spiegazione c’è: il mio orgoglio è quello di tantissimi sardi, perché la bellezza della nostra terra è qualcosa che ti rapisce». Anima mia è l’anticipazione del disco (omonimo e autoprodotto) in uscita nel mese di giugno: tra gli altri brani, duetti con Maria Luisa Congiu, con Gigi Sanna degli Istentales e un pezzo dedicato all’Ardia di Pozzomaggiore. Il suo paese, dove il pastore-cantante ha mosso i primi passi «a 10 anni, quando mi esibii alla festa di San Cristoforo». Poi, sfumato il sogno di entrare ad Amici «arrivai vicinissimo a occupare un banco nella scuola», l’ingresso nella scuderia dell’agenzia Applausi di Oristano, con cui Andrea porta in giro lo spettacolo itinerante di musica pop sarda Iskidos . Serate su serate in piazza, la musica che si spegna a notte fonda. Giusto in tempo per la mungitura.
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