Leggendo quest'articolo di repubblica capisco cosa provano le donne vittime di violenze ed è un motivo in più per lottare contro il mio maschio alfa
Waima, Marta e tutte le altre donne vittime di uomini violenti che continuano a chiedere aiuto e ricevono, in molti casi, risposte inadeguate dallo Stato. A Roma, nel solo III Municipio, ci sono 250 donne che negli ultimi 14 mesi hanno denunciato maltrattamenti, minacce e persecuzioni di mariti e compagni all'associazione Lucha Y Siesta. Ma, tra queste, in molte si sono ritrovate con l'ex sotto casa o che è stato sottoposto a una misura cautelare troppo blanda. "Un uomo che ti scrive "Ti ammazzo" prima
o poi lo fa se non viene fermato. Dallo Stato ci aspettiamo risposte più grintose", dice Bo Guerreschi, presidentessa di "bon't worry".
Il clamore per il processo di Hollywood, in cui Johnny Depp ha ottenuto un risarcimento milionario dall'ex moglie Amber Hard, ci dice che il "Me too" non sempre è scontato. Ma è anche vero che le armi contro la violenza sulle donne sono ancora spuntate. Il Codice rosso da un lato ha accelerato i tempi di risposta alle vittime subito dopo la querela, dall'altro, come denunciano le associazioni che si occupano di violenze sulle donne, "non viene sempre rispettato soprattutto nei tempi dei processi". E le donne restano schiacciate da un meccanismo che le rende ancora più vulnerabili.
Duecento metri
Maria è una vittima di stalking, ha deciso di denunciare il suo ex che era diventato violento dopo un anno di relazione e si è affidata a "bon't worry". Abita a Roma. "Ti picchio", ha iniziato a scrivergli lui su Whatsapp. Poi è passato ai pedinamenti, alle diffamazioni sui social, alle telefonate una dopo l'altra, alle minacce di morte. La denuncia e le sue integrazioni hanno avuto una risposta dopo sei mesi. Maria ha ottenuto finalmente il divieto di avvicinamento per il suo ex. Peccato che la distanza è veramente irrisoria: 200 metri. Il Codice rosso prevede anche l'applicazione del braccialetto elettronico. Ma per lo stalker di Maria il tribunale non lo ha disposto. "C'è una sottovalutazione dei fatti denunciati dalle donne - dice Teresa Manente, avvocata di Differenza Donna - e anche se la misura cautelare arriva in tempi brevi, magari prevede una distanza di 100 metri da una donna che rischia la vita".
Tempi lunghi
Da Differenza Donna arriva un altro dato, seppur non numerico. "Le misure cautelari decise dal tribunale sono in numero inferiore rispetto alle richieste che presentiamo", spiega Teresa Manente. Ma c'è di più. I tempi dei processi non sempre seguono quella corsia prioritaria stabilita dalla legge del Codice rosso. "La beffa - aggiunge l'avvocata Manente di Differenza donna - è che durante alcuni processi scadono i termini delle misure cautelari. E così l'uomo imputato non ha una libertà limitata mentre la salute della vittima viene sottovalutata". Non sono stati brevi nemmeno i tempi di risposta per Waima Vitullo, la pornostar che ha denunciato dalle pagine di Repubblica la persecuzione dell'ex con 600 messaggi al giorno. Nei vocali l'ex le ha detto chiaramente che la ucciderà anche se lei ha denunciato. Waima ha atteso due mesi per vedere i poliziotti varcare la soglia della casa di lui e imporgli un allontanamento di due chilometri da lei, anche qui senza braccialetto. La risposta dello stalker? In un vocale a Waima dopo la notifica: "Tanto ti uccido lo stesso".
Vittime dello Stato
Se è vero che le donne vengono sentite dai magistrati a tre giorni dalla denuncia per effetto del Codice Rosso, è anche vero che spesso non vengono ascoltate le loro denunce. Come Giulia, residente nel III Municipio. "L'abbiamo accompagnata per tre volte a sporgere querela contro il compagno violento che le ha fratturato il naso - racconta Simona Ammerata di Lucha Y Siesta - e per tutta risposta le è stato detto che lui aveva la residenza nella sua stessa casa e non potevano mandarlo via. Una follia. Le donne sono vittime di uno Stato che per primo lascia inascoltate le loro grida d'aiuto".
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