anche i pornodipendenti hanno una dignità ed sono contro la pedopornografia e gli stupri ed la prstituzione minorile

Infatti da   fruitore prima fisso ora ocassionale di pornografia lo rimuovero pornohub dalle mie ricerche e dei miei preferiti . Un conto è uno stupro simulato o BDm e simili ( fantasie
al limite con la depravazione che non condivido e non guardo neppure , non riesco a ...... ci siamo capiti🙄😛😜 ) che sono simulate e consensuali un altro è quello vero soprattutto quando ripreso . Ha aveva ragione il capitolo dedicato alla pornografia di ( trovate sotto a sinistra l'immagine della copertina ) economia canaglia di loretta Napoleoni . Infatti secondo quuest'articolo di https://www.telejato.it/cronaca/

Trentaquattro donne portano in tribunale la più nota piattaforma pornografica al mondo: nonostante già il titolo chiariva che la ragazza aveva solo tredici anni per mesi è rimasto online.

È la «piattaforma per adulti più sicura al mondo». Così diversi mesi fa due dirigenti della società che gestisce Pornhub, la più conosciuta piattaforma web al mondo di contenuti pornografici, definì il portale. L’inchiesta del New York Times aveva già avviato l’onda di indignazione e indagini su quanto viene quotidianamente, nel


silenzio interessato dei gestori, pubblicato e squarciato il velo di abusi e violenze. Anche pedofile. Ma tutto questo ai multimilionari detentori non sembrava interessare minimamente e hanno continuato ad esprimere arrogante sicumera.La stessa che li ha portati, davanti a nuove denunce e a possibili nuovi processi, a definire le recenti nuove accuse «false» ed «infondate». Parole che non scalfiscono minimamente, e non poteva essere altrimenti, la notizia proveniente dagli Stati Uniti di recente. Ovvero la denuncia da parte di 34 donne di quanto pubblicato, e mantenuto online almeno per mesi, video che le ritraevano mentre subivano stupri e abusi sessuali. Quattordici donne erano minorenni all’epoca dei crimini. Una ragazza, Serena Fleites, l’unica che non ha scelto di rimanere anonima, ha scoperto l’esistenza di un video in cui già il titolo chiariva la sua minore età. Tredici anni. Eppure è sempre rimasto online finché lei non l’ha scoperto e si è attivata per chiedere la rimozione. Che è avvenuta solo diverso tempo dopo.Gli avvocati delle trentaquattro donne hanno evidenziato che Mindgeek, la società proprietaria di Pornhub, è proprietaria di oltre cento piattaforme e case di produzione che ogni mese totalizzano almeno 3.5 miliardi di visualizzazioni.Il 14 giugno Andre Garcia, produttore della società «GirlsDoPorn», è stato condannato dal tribunale federale californiano a 20 anni di carcere. «Traffico di persone a fini di sfruttamento sessuale» l’accusa per cui è stato processato e condannato, perpetrato «tramite coercizione e frode». A dicembre dell’anno scorso quaranta donne, vittime dei traffici di «GirlsDoPorn», hanno denunciato che video in cui erano ritratte erano rimasti pubblicati online e promossi anche dopo la rivelazione che erano video di stupri. La piattaforma web al centro delle loro denunce era, ancora una volta, PornHub.Il 9 giugno Lauren Kaye Scott, ragazza 27enne al centro di un numero sterminato di video caricati su Pornhube, è stata trovata morta in un camper di Los Angeles. Secondo alcune fonti, ha riportato il New York Times, Kaye Scott stava lottando con alcune dipendenze, alcol e fentanyl, e stava cercando di uscire da un ambiente familiare difficile. «Lauren era il prodotto di una famiglia altamente disfunzionale che coinvolgeva droghe, alcol, abusi fisici, emotivi, verbali e sessuali», ha detto al Sun una zia. Sono innumerevoli le ragazze i cui video sono stati pubblicati su queste piattaforme, o diffusi tramite altri canali, che denunciano dopo anni traumi e devastazioni psicologiche. Inchieste giornalistiche, come quella del New York Times, hanno documentato come sono innumerevoli – probabilmente almeno diversi milioni – i video che concretizzano la più depravata e criminale «cultura dello stupro».Aggressioni a donne anche svenute, donne torturate, video di soffocamento, l’elenco è drammatico quanto vario. E di questi video migliaia se non milioni vedono al centro minori di qualsiasi età vittime di ogni abuso. Come denunciò Meter nei mesi scorsi esistono anche video in cui bambini sono stati stuprati da cani. Una «cultura dello stupro», l’oggettificazione più perversa e ripugnante possibile, che in Italia abbiamo visto anche per esempio nei più recenti casi divenuti noti di stupro. Nell’onda di rivittimizzazione secondaria e colpevolizzazione delle vittime, davanti il fatto che sul banco degli imputati sono finiti personaggi noti e loro familiari, emerge – silenziato in una vasta puzza di omertà e maschilismo – quanto gli uomini accusati hanno concretizzato quello che quotidianamente viene pubblicato su ogni piattaforma online pornografica odierna.ornHub è infestato da video di stupri. La piattaforma incassa ogni giorno quasi tre miliardi in pubblicità e lucra senza scrupolo su stupri di minori, revenge porn, video di telecamere che spiano donne sotto la doccia, video razzisti e di donne imprigionate rischiando il soffocamento in sacchetti di plastica. La denuncia è del premio Pulitzer Nicholas Kristof nell’articolo del New York Times che nel dicembre scorso  ha squarciato il velo su cosa si nasconde dietro il fiorente business della più nota piattaforma pornografica al mondo. Tra le raccolte video scovate da Kristof alcune erano titolate «meno di 18 anni», «la migliore collezione di ragazze giovani» e «minorenni».«Pornhub è diventato il mio trafficante» ha dichiarato al New York Times una donna di nome Cali. La sua testimonianza è stata pubblicata nell’inchiesta che ha travolto PornHub nei mesi scorsi. Adottata in Cina era stata costretta a girare video pornografici dai 9 anni. Video publicati anche su PornHub. «Vengo ancora venduta, anche se sono cinque anni fuori da quella vita» ha denunciato al New York Times Cali. La ragazza ha oggi 23 anni, è una studentessa di Giurisprudenza eppure quei video esistono ancora: «Potrei avere 40 anni con otto figli» ma quei video potrebbero ancora essere pubblici.

«Hanno fatto soldi con il mio dolore e la mia sofferenza» la testimonianza di una ragazza, Taylor. «Sono andata a scuola il giorno dopo e tutti guardavano i loro telefoni e me mentre camminavo lungo il corridoio» ha raccontando piangendo a Kristof.

La ragazza, riporta il giornalista, ha tentato due volte il suicidio per il trauma subito. «Stanno guadagnando soldi dal momento peggiore della mia vita, dal mio corpo» è la testimonianza di una ragazza colombiana, filmata quando aveva 16 anni. «Era una delle tante sopravvissute di Pornhub che mi hanno detto di aver pensato o tentato il suicidio – ha scritto nell’articolo Kristof – Negli ultimi giorni, mentre stavo completando questo articolo, sono stati pubblicati due nuovi video di ragazze in età prepuberale aggredite, insieme a un video di sesso di una ragazza di 15 anni che si è suicidata dopo essere finita online».«Sarà sempre online – le disperate parole di una ragazza britannica, i video che la ritraggono sono stati girati quando lei aveva 15 anni – Perché i miei video di quando avevo 15 anni e sono stata ricattata, pornografia infantile, vengono caricati continuamente? Non finirà mai, stanno ottenendo soldi dai nostri traumi». Jessica Shumway, vittima della schiavitù sessuale, è stata filmata e i video sono stati caricati da uno stupratore a pagamento.Guardate «il nostro dolore e non ve ne rendete conto; ma io, che sono entrata nel porno a 21 anni dopo 8 anni di abusi in casa, posso dirvelo: non ho mai conosciuto una modella porno felice. All’epoca avevo denunciato la donna che aveva abusato di me; non potevo credere che invece fui io a essere umiliata e allontanata dai miei amici e dalla mia famiglia, come una vergogna, come se io bambina non fossi stata la vittima – è la testimonianza di una ragazza pubblicata dal sito web di Fight the New Drug





e diffusa in Italia solo da una pagina facebook che si pone l’obiettivo di far conoscere i drammi dietro le donne vittime della schiavitù sessuale online  In tribunale mostrarono ai giudici le foto dei miei genitali abusati, e per me fu un doppio trauma. Mi convinsi di essere così brutta da non poter venire mai accettata, non essere degna di amore; ma come tutti avevo bisogno di considerazione, l’abuso era la mia casa, e in qualche modo nel porno mi ero illusa di poter essere vista di nuovo come bella, guardata, e il mio trauma rivissuto controllato, sconfitto».«La violenza era la mia casa, ho vissuto con uomini violenti; prima di entrare nel porno convivevo con un uomo più grande di me che mi picchiò un giorno per quello che aveva letto nel mio diario. Come se mi fossi cercata io tutto questo – prosegue questa testimonianza – Pensavo di essere degna soltanto di quel mondo, e il porno bondage e poi quello sempre più estremo e violento fu quello in cui lavorai per anni.  Ero giovane e completamente plagiata dalla violenza, e i miei abusatori dicevano di amarmi e di essere loro la mia vera famiglia: ora io a voi, che guardate altre ragazze che soffrono come me mentre girano quei film, vi chiedo se secondo voi una vera famiglia farebbe soldi sulla vostra sofferenza, e se voi vi ritenete degni di guardare negli occhi il vostro partner e i vostri figli se poi godete in solitudine guardando altri figli che vengono violentati e distrutti. Se per voi vedere vostra figlia tra feci e urine, ingabbiata in un water, picchiata con lividi che ci mettono mesi a guarire, soffocata quasi alla morte con sacchetti di plastica, se è questo che vi fa godere guardatevi allo specchio e pensate ai mostri che siete. Perchè se non vi fate nemmeno un paio di domande su come fa un essere umano a ridursi in quel modo se non avendo conosciuto violenza fin da un’infanzia che nemmeno voi avreste mai voluto subire, allora siete mostri tanto quanto quelli che mi hanno torturata per anni. E sì, perchè guardarmi sullo schermo mi aveva convinta che il mio unico valore come essere umano consisteva nel livello di piacere sessuale che potevo dare a un altro, qualsiasi fosse il costo per me stessa. Mi ero offerta perchè ero stata già rapita dalla tossicità del mio passato».


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