da https://www.facebook.com/andreascanzi74
Non so se conoscete questa storia.
Nella foto vedete Claudio Domino. Aveva 11 anni. Stava giocando a pallone con gli amici per strada. Un uomo arrivato in moto lo chiamò per nome. Claudio gli corse incontro. L’uomo gli sparò in mezzo agli occhi, poi risalì in sella e se ne andò.
Claudio era figlio degli imprenditori Domino, la cui azienda aveva vinto l’appalto per pulire l’aula bunker dove, proprio in quei giorni, si teneva il processo contro la mafia siciliana. Fu ammazzato per quello.
L’azienda dei Domino aveva mille dipendenti ed era un esempio di virtù e onestà. Un anno dopo l’omicidio, i dipendenti rimasti erano solo tre. Ai Domino portarono via tutto e fecero attorno a loro terra bruciata.
Sono passati più di trent’anni da quell’omicidio infame e la famiglia di Claudio non ha ancora avuto giustizia. Nessun colpevole. La mafia ha sempre negato responsabilità, ribadendo il falso storico secondo cui la mafia non uccide i bambini. In realtà ne ha ammazzati più di cento. In ogni modo possibile. Dilaniati dalle pallottole, strangolati, sciolti nell’acido.Sarà che in questi giorni il ricordo di Falcone e Borsellino è particolarmente vivido. Sarà che le parole di ieri di Gratteri mi hanno scosso particolarmente. Sarà per non so cosa, ma la storia di Claudio mi pare spaventosamente brutale. E spaventosamente contemporanea.
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